Ricorso Inammissibile in Cassazione: Le Conseguenze Economiche
Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma è un passo che richiede rigore e fondatezza giuridica. Un’ordinanza recente ci offre lo spunto per analizzare le conseguenze di un ricorso inammissibile, che non solo viene respinto, ma comporta anche significative sanzioni economiche per chi lo propone. Vediamo come la Suprema Corte ha affrontato un caso di questo tipo, stabilendo principi chiari a tutela dell’efficienza del sistema giudiziario.
I Fatti del Caso
La vicenda trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bologna in data 16 luglio 2024. Il ricorrente, ritenendo ingiusta la decisione dei giudici di secondo grado, ha deciso di impugnarla dinanzi alla Corte di Cassazione, chiedendone la riforma. La Suprema Corte, riunitasi in udienza, ha esaminato l’atto di appello proposto.
La Decisione della Corte di Cassazione
Con una sintetica ma incisiva ordinanza, la Corte di Cassazione ha messo fine al percorso giudiziario. I giudici hanno dichiarato il ricorso “inammissibile”. Questa declaratoria significa che la Corte non è entrata nel merito delle argomentazioni del ricorrente, ma ha rilevato un vizio preliminare, di forma o di sostanza, talmente grave da impedire l’analisi della questione. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto in radice.
Conseguenze Economiche del Ricorso Inammissibile
La decisione non si è limitata a chiudere il caso. La Corte ha condannato il ricorrente a subire due conseguenze economiche ben precise:
1. Pagamento delle spese processuali: come avviene di consueto per la parte soccombente, il ricorrente è stato obbligato a farsi carico dei costi del procedimento.
2. Versamento di una somma alla Cassa delle ammende: in aggiunta alle spese, è stata imposta una sanzione pecuniaria di tremila euro. Questo importo non va alla controparte, ma a un fondo statale destinato a finanziare progetti di riabilitazione per i detenuti.
Questa seconda sanzione ha una chiara funzione deterrente: scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati, dilatori o non conformi alle regole procedurali, che finiscono per appesantire inutilmente il lavoro della Suprema Corte.
Le Motivazioni
Sebbene l’ordinanza non espliciti nel dettaglio le ragioni specifiche dell’inammissibilità, la decisione stessa di imporla, unita alla sanzione pecuniaria, costituisce una motivazione implicita. La Corte ha ritenuto che il ricorso fosse privo dei requisiti minimi previsti dalla legge per poter essere esaminato. L’inammissibilità può derivare da molteplici cause, come la presentazione fuori termine, la mancanza di motivi specifici di impugnazione o la proposizione di questioni che non possono essere discusse in sede di legittimità. La condanna alla sanzione rafforza il messaggio che l’accesso alla giustizia, specialmente al suo grado più alto, deve essere esercitato con responsabilità.
Conclusioni
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’impugnazione di un provvedimento giudiziario, in particolare dinanzi alla Corte di Cassazione, non è un atto da prendere alla leggera. Un ricorso inammissibile non è solo un’occasione persa, ma si traduce in un costo concreto e talvolta elevato per il cittadino. La decisione serve da monito, sottolineando l’importanza di affidarsi a una difesa tecnica competente che possa valutare attentamente la sussistenza dei presupposti per un ricorso, evitando così esiti sfavorevoli e sanzioni che aggravano la posizione del proprio assistito.
Cosa significa che un ricorso è dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte di Cassazione non ha esaminato il merito della questione, ma ha respinto l’appello perché privo dei requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge per poter essere discusso.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
In base all’ordinanza, il ricorrente è condannato a pagare sia le spese del processo, sia una sanzione pecuniaria aggiuntiva, che in questo caso ammonta a 3.000 euro, da versare alla Cassa delle ammende.
Perché viene imposta una sanzione pecuniaria oltre alle spese?
La sanzione pecuniaria ha una funzione deterrente. Serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi infondati o proposti in modo irrituale, che sovraccaricano il sistema giudiziario e fanno perdere tempo alla giustizia.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 19953 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 19953 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 18/03/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME nato il 28/02/1981
avverso la sentenza del 16/07/2024 della CORTE APPELLO di BOLOGNA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
il ricorso di NOME COGNOME
Letto considerato
che l’unico motivo di ricorso, che contesta la violazione di legge ed il vizio motivazionale in relazione all’art. 133 cod. pen., è del tutto gener
quanto prospetta deduzioni astratte e prive delle ragioni di diritto e dei dati d che sorreggono la richiesta, a fronte di una motivazione inerente al trattame
punitivo sufficiente e non illogica e di adeguato esame delle deduzioni difensive veda, in particolare, pag. 4 della sentenza impugnata);
pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con rilevato,
condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento dell spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa del ammende.
Così deciso in Roma, il 18/03/2025
Il Co sigliere Estensore