Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza
L’ordinanza in esame offre uno spunto fondamentale per comprendere un istituto cruciale della procedura penale: il ricorso inammissibile in Cassazione. Spesso, l’esito di un processo non dipende solo dal merito delle accuse, ma anche dal rigoroso rispetto delle regole procedurali. Quando un ricorso non supera questo vaglio preliminare, viene dichiarato inammissibile, con conseguenze significative per il proponente. Analizziamo una decisione della Suprema Corte che illustra perfettamente questo scenario.
Il Percorso Giudiziario: dall’Appello alla Cassazione
Il caso trae origine da un ricorso per Cassazione presentato da un imputato avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Roma in data 23 ottobre 2024. L’imputato, non accettando la decisione dei giudici di secondo grado, ha deciso di adire la Suprema Corte, l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento. Tuttavia, il suo tentativo di ottenere una revisione della sentenza si è scontrato con una pronuncia preliminare di inammissibilità.
La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile e le Sue Conseguenze
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 14 aprile 2025, non è entrata nel merito della questione. Ha invece emesso una declaratoria di inammissibilità del ricorso. Questa decisione implica che i motivi presentati dal ricorrente non sono stati ritenuti idonei a superare il cosiddetto “filtro” di ammissibilità, un controllo che la Corte effettua prima di esaminare la fondatezza delle censure.
Le conseguenze di tale pronuncia sono duplici:
1. La sentenza impugnata diventa definitiva e irrevocabile.
2. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in questo caso fissata in tremila euro, a favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni dietro un Ricorso Inammissibile
Anche se l’ordinanza in esame è estremamente sintetica e non esplicita le ragioni specifiche, possiamo dedurre le motivazioni sulla base della prassi consolidata della Cassazione. Un ricorso inammissibile viene dichiarato tale per diverse ragioni, tra cui:
* Manifesta infondatezza: I motivi sono palesemente privi di pregio giuridico e non hanno alcuna possibilità di essere accolti.
* Motivi non consentiti: Il ricorso si basa su una rivalutazione dei fatti o delle prove (giudizio di merito), mentre la Cassazione può pronunciarsi solo su questioni di legittimità (violazioni di legge).
* Vizi formali: Il ricorso non rispetta i requisiti di forma e contenuto prescritti dal codice di procedura penale.
La condanna alla sanzione pecuniaria serve a disincentivare la presentazione di ricorsi dilatori o palesemente infondati, che sovraccaricano inutilmente il lavoro della Suprema Corte.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione
La decisione analizzata sottolinea un principio cardine: l’accesso alla Corte di Cassazione non è incondizionato. È necessario che il ricorso sia redatto con perizia tecnica e si concentri esclusivamente sulle violazioni di legge, evitando di riproporre questioni di fatto già decise nei gradi precedenti. Per il cittadino, ciò significa che la presentazione di un ricorso in Cassazione è un passo delicato che richiede un’attenta valutazione legale preliminare. Un ricorso inammissibile non solo non porta al risultato sperato, ma comporta anche un esborso economico aggiuntivo e rende immediatamente esecutiva la condanna precedente.
Cosa significa quando un ricorso in Cassazione è dichiarato ‘inammissibile’?
Significa che la Corte di Cassazione non esamina il merito del caso perché il ricorso non rispetta i requisiti formali o sostanziali previsti dalla legge, come ad esempio la manifesta infondatezza dei motivi o la richiesta di una nuova valutazione dei fatti.
Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile?
La sentenza impugnata diventa definitiva e la persona che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata di tremila euro.
Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una somma alla Cassa delle ammende?
Questa sanzione è una conseguenza automatica prevista dalla legge in caso di inammissibilità del ricorso in Cassazione. Ha lo scopo di sanzionare l’abuso dello strumento processuale e di disincentivare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o proposti per scopi meramente dilatori.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 19185 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 19185 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 14/04/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato il 06/04/1973
avverso la sentenza del 23/10/2024 della CORTE APPELLO di ROMA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
OSSERVA
letto il ricorso proposto nell’interesse di NOME COGNOME avverso la sentenza in epigrafe;
esaminati gli atti e il provvedimento impugnato;
ritenuto che il ricorso è inammissibile perché deduce un motivo generico, versato in fatto e meramente riproduttivo di profili di censura in merito al giudizio di responsabilità
adeguatamente vagliati e disattesi con argomenti immuni da vizi logití o giuridici dalla sentenz impugnata (si vedano le pagine 1 e 2 della motivazione);
ritenuto che all’inammissibilità del ricorso consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila da versare in favore della cassa delle
ammende, non potendosi ritenere che lo stesso abbia proposto il ricorso senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità (Corte cost. n. 186 del 2000).
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 14 aprile 2025
Il Consialiere estensore