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Ricorso inammissibile: Cassazione e sanzione pecuniaria

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato contro un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. La decisione comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della cassa delle ammende, evidenziando le gravi conseguenze di un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Decisione della Cassazione e le Sue Conseguenze Economiche

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio delle conseguenze derivanti dalla presentazione di un’impugnazione davanti alla Corte di Cassazione che non rispetta i requisiti di legge. In questo caso, un ricorso inammissibile non solo non ottiene il risultato sperato, ma comporta anche significative sanzioni economiche per il proponente. Analizziamo la decisione della Suprema Corte per comprendere meglio la vicenda e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Un soggetto condannato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione avverso un’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Roma in data 13 marzo 2025. Il contenuto specifico del provvedimento impugnato non è dettagliato nel testo dell’ordinanza della Cassazione, ma è chiaro che la decisione del Tribunale di Sorveglianza non era stata ritenuta soddisfacente dal ricorrente, che ha quindi deciso di rivolgersi al massimo grado di giudizio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, dopo aver ascoltato la relazione del Consigliere relatore, ha emesso un verdetto netto e perentorio. Con l’ordinanza del 10 luglio 2025, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche a versare la somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni del ricorso inammissibile

Sebbene l’ordinanza non espliciti nel dettaglio i motivi specifici che hanno portato alla declaratoria di inammissibilità, è possibile delineare le ragioni generali per cui un ricorso viene dichiarato tale. Un ricorso inammissibile può derivare da vizi formali (come la tardiva presentazione o la mancanza della firma di un avvocato abilitato), oppure da vizi sostanziali, come la proposizione di motivi non consentiti dalla legge (ad esempio, una richiesta di rivalutazione dei fatti, non permessa in sede di legittimità) o la manifesta infondatezza delle censure mosse al provvedimento impugnato. La decisione della Corte sottolinea come l’accesso alla giustizia debba avvenire nel rigoroso rispetto delle regole procedurali, la cui violazione preclude l’esame nel merito della questione.

Le Conclusioni

La conclusione che si trae da questa vicenda è duplice. In primo luogo, l’importanza di affidarsi a una difesa tecnica competente che valuti attentamente i presupposti per un ricorso in Cassazione, evitando impugnazioni avventate o prive di fondamento giuridico. In secondo luogo, la pronuncia evidenzia la funzione deterrente della sanzione pecuniaria. La condanna al pagamento di una somma, oltre alle spese processuali, è finalizzata a scoraggiare l’abuso dello strumento processuale e a prevenire che la Corte di Cassazione venga oberata da ricorsi palesemente infondati o dilatori, garantendo così una maggiore efficienza del sistema giudiziario.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione nel caso analizzato?
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile.

Quali sono state le conseguenze economiche per la parte che ha presentato il ricorso?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Contro quale provvedimento era stato originariamente proposto il ricorso?
Il ricorso era stato proposto avverso un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Roma del 13 marzo 2025.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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