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Ricorso inammissibile: Cassazione e rilettura dei fatti

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato contro un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. La Corte ha stabilito che non è possibile chiedere una nuova valutazione dei fatti in sede di legittimità, confermando la decisione impugnata e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta a una Nuova Valutazione dei Fatti

L’ordinamento giuridico italiano prevede diversi gradi di giudizio per garantire un’attenta valutazione di ogni caso. Tuttavia, l’accesso alla Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giurisdizione, è soggetto a regole precise. Una recente ordinanza chiarisce un punto fondamentale: non si può chiedere alla Suprema Corte di riesaminare i fatti. Quando ciò accade, il risultato è un ricorso inammissibile, con conseguenze economiche per chi lo presenta. Analizziamo insieme questa decisione per capire i limiti del giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso

Un soggetto aveva presentato ricorso alla Corte di Cassazione avverso un’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Bari in data 4 luglio 2024. Il contenuto specifico del provvedimento del Tribunale di Sorveglianza non è dettagliato nel testo, ma il fulcro della questione risiede nella natura stessa dell’impugnazione proposta alla Suprema Corte.

Il ricorrente, attraverso il suo atto, non ha sollevato questioni relative a presunte violazioni di legge o vizi procedurali, che sono le uniche materie di competenza della Cassazione. Al contrario, ha tentato di ottenere una revisione del giudizio di fatto, sollecitando la Corte a una “rilettura” degli elementi già valutati dal giudice precedente.

La Declaratoria di Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con ordinanza del 16 gennaio 2025, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della richiesta del ricorrente, ma si ferma a un livello preliminare, constatando la mancanza dei presupposti stessi per poter procedere a un esame della questione.

La Corte ha agito in modo netto, stabilendo che la richiesta avanzata era al di fuori del perimetro delle sue funzioni. Di conseguenza, oltre a rigettare l’impugnazione, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

Il principio giuridico alla base di questa ordinanza è uno dei cardini del nostro sistema processuale. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Questo significa che il suo compito non è stabilire come sono andati i fatti, ma verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e seguito le giuste procedure.

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che il ricorso si era “limitato a sollecitare una non consentita rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione con l’adozione di parametri di valutazione diversi da quelli adottati nell’ordinanza impugnata”. In parole semplici, il ricorrente chiedeva alla Cassazione di sostituire la propria valutazione dei fatti a quella già operata dal Tribunale di Sorveglianza. Questa richiesta è intrinsecamente inammissibile. La Corte non può e non deve trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito della controversia.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa decisione ribadisce con forza un concetto fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. È inutile e controproducente presentare un ricorso basato esclusivamente su una diversa interpretazione delle prove o dei fatti. Un’impugnazione di questo tipo è destinata a essere dichiarata inammissibile.

Le conseguenze non sono solo la mancata revisione del caso, ma anche un esborso economico significativo. La condanna alle spese processuali e alla sanzione a favore della Cassa delle ammende serve proprio a disincentivare ricorsi temerari o palesemente infondati, che sovraccaricano il sistema giudiziario senza avere alcuna possibilità di successo. Pertanto, prima di impugnare una decisione in Cassazione, è cruciale che l’analisi legale si concentri esclusivamente sulla ricerca di vizi di legittimità, ovvero errori nell’applicazione delle norme giuridiche.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver presentato un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché non contestava violazioni di legge, ma si limitava a chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare e rivalutare gli elementi di fatto già decisi dal Tribunale di Sorveglianza, utilizzando parametri di giudizio diversi. Questa attività è preclusa alla Corte di Cassazione.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti di un caso?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità e non di merito. Il suo compito non è riesaminare i fatti, ma controllare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente le leggi e rispettato le procedure. Non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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