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Ricorso inammissibile: Cassazione e pene sostitutive

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da tre imputati avverso la sentenza della Corte d’Appello. La Suprema Corte ha stabilito che la motivazione del giudice di merito, nel negare le pene sostitutive ritenendole non idonee alla rieducazione, non costituisce un vizio di motivazione sindacabile in sede di legittimità, confermando la condanna al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Motivazione è Immune da Censure

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, offre un’importante lezione sui limiti del sindacato di legittimità, in particolare quando si discute di un ricorso inammissibile. Il caso verte sulla valutazione della motivazione di una sentenza che nega l’applicazione di pene sostitutive, ribadendo un principio fondamentale: la Suprema Corte non è un terzo grado di giudizio, ma un giudice della correttezza giuridica delle decisioni.

I Fatti del Caso

Tre persone hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Firenze. Il punto centrale del loro gravame non riguardava la ricostruzione dei fatti o la colpevolezza, bensì una specifica decisione del giudice di merito: il diniego delle pene sostitutive. Gli imputati ritenevano che la motivazione fornita dalla Corte territoriale fosse viziata e, pertanto, meritevole di annullamento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale ha risolto la questione in modo netto, dichiarando i ricorsi inammissibili. Questa decisione comporta due conseguenze dirette per i ricorrenti: la sentenza della Corte d’Appello diventa definitiva e, inoltre, vengono condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende. La declaratoria di inammissibilità chiude la porta a qualsiasi ulteriore esame del merito della vicenda.

Le Motivazioni: Il Ruolo della Cassazione e il Vizio di Motivazione

Il cuore della decisione risiede nell’analisi dell’articolo 606, lettera e), del codice di procedura penale. Questa norma consente di ricorrere in Cassazione per mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità della motivazione. Tuttavia, la Corte chiarisce che tale vizio non può essere confuso con una semplice divergenza di valutazione rispetto a quella del giudice di merito.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva negato le pene sostitutive basando la sua decisione sulla loro ritenuta ‘non idoneità’ a favorire la rieducazione dei condannati. Secondo la Cassazione, questa è una valutazione di merito, ampiamente discrezionale, che non presenta vizi logici o contraddizioni evidenti. Il ragionamento del giudice di secondo grado non si poneva in contrasto con massime di esperienza né con altre parti della sentenza. Di conseguenza, non rientrava tra i difetti che possono essere censurati in sede di legittimità. Il ricorso inammissibile è la sanzione processuale per chi tenta di trasformare la Cassazione in un’ulteriore istanza di merito.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza riafferma con forza la natura della Corte di Cassazione come giudice di legittimità. L’esito del giudizio sottolinea che un ricorso, per essere accolto, deve evidenziare un errore di diritto o un vizio di motivazione palese e incontrovertibile, non una semplice interpretazione dei fatti o una valutazione discrezionale che non si condivide. Per gli avvocati e i loro assistiti, ciò significa che la strategia di impugnazione deve essere attentamente ponderata, concentrandosi su vizi reali e non su tentativi di rimettere in discussione l’apprezzamento del giudice, pena la declaratoria di un ricorso inammissibile con le relative conseguenze economiche.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha ritenuto che la motivazione della sentenza impugnata non presentasse vizi di mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità. La valutazione del giudice di merito sulla non idoneità delle pene sostitutive alla rieducazione dei ricorrenti è considerata un apprezzamento di fatto, non sindacabile in sede di legittimità.

Quali sono le conseguenze di una dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La sentenza impugnata diventa definitiva e irrevocabile. Inoltre, i ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

È possibile contestare in Cassazione il diniego di pene sostitutive?
Sì, ma solo se la motivazione del giudice è assente, palesemente illogica o contraddittoria. Non è possibile contestarla semplicemente perché non si è d’accordo con la valutazione discrezionale del giudice sull’idoneità della pena, come stabilito nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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