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Ricorso inammissibile: Cassazione e giudicato parziale

Con l’ordinanza n. 7098/2024, la Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile in quanto proposto contro una condanna già passata in giudicato. Il caso era stato rinviato alla Corte d’Appello solo per la rideterminazione della pena, rendendo ogni ulteriore contestazione sulla colpevolezza manifestamente infondata e comportando la condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Conferma un Giudicato Parziale

L’ordinanza n. 7098/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sul principio del giudicato parziale e sulle conseguenze di un ricorso inammissibile. Quando una decisione sulla colpevolezza è già divenuta definitiva, non è più possibile contestarla, anche se il processo prosegue per altri aspetti, come la determinazione della pena. Approfondiamo questa decisione per comprendere i limiti delle impugnazioni nel processo penale.

L’Origine della Controversia: Rinvio per la Sola Pena

Il caso in esame ha origine da una precedente pronuncia della stessa Corte di Cassazione. In quella fase, i giudici avevano reso definitiva la condanna di un imputato per un determinato reato (indicato come ‘capo a’), confermando quindi la sua colpevolezza in modo irrevocabile. Tuttavia, la Corte aveva annullato la sentenza limitatamente alla quantificazione della pena, rinviando il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione su questo specifico punto.

Si era così formato un ‘giudicato parziale’: la questione della responsabilità penale era chiusa per sempre, mentre quella della sanzione da applicare era ancora aperta.

Il Tentativo di un Nuovo Ricorso e il Principio del Giudicato

Dopo che la Corte d’Appello, in sede di rinvio, aveva provveduto a rideterminare la pena, l’imputato ha proposto un nuovo ricorso per Cassazione. Sorprendentemente, il motivo del ricorso non riguardava la correttezza della nuova pena inflitta, ma mirava a rimettere in discussione proprio la colpevolezza per il ‘capo a’, ovvero la parte della sentenza già coperta da giudicato.

Questo tentativo si scontra frontalmente con un cardine del nostro ordinamento: il principio del ne bis in idem e la stabilità delle decisioni giudiziarie. Una volta che una sentenza diventa definitiva su un punto, quel punto non può più essere oggetto di riesame nello stesso procedimento.

La Decisione della Cassazione: Analisi del Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte, con la presente ordinanza, ha rigettato il ricorso in modo netto. I giudici hanno rilevato che il motivo addotto era ‘manifestamente infondato’, proprio perché si basava su una questione – la colpevolezza – sulla quale era già intervenuto il giudicato.

Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Questa declaratoria non è una semplice reiezione, ma un giudizio che impedisce alla Corte di entrare nel merito della questione, poiché l’impugnazione stessa è viziata alla radice.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La motivazione della Corte è lapidaria e tecnicamente ineccepibile. Il fulcro del ragionamento risiede nel concetto di giudicato progressivo. Quando la Cassazione annulla una sentenza con rinvio solo per un aspetto specifico (in questo caso, la pena), tutte le altre parti della decisione che non sono state oggetto di annullamento diventano definitive e irrevocabili.

L’imputato avrebbe potuto, nel nuovo ricorso, contestare eventuali vizi procedurali o di merito relativi alla nuova determinazione della pena effettuata dalla Corte d’Appello. Non poteva, invece, utilizzare questo strumento per tentare di riaprire un capitolo del processo che la legge considera definitivamente chiuso. Agire diversamente significherebbe violare la certezza del diritto e l’economia processuale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche e Costi

La decisione ha conseguenze pratiche significative. In primo luogo, ribadisce un principio fondamentale: le impugnazioni devono essere mirate e pertinenti all’oggetto della decisione che si contesta. Proporre un ricorso su questioni già decise in via definitiva è un’azione destinata al fallimento.

In secondo luogo, un ricorso inammissibile comporta costi per chi lo propone. La Corte ha infatti condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa sanzione ha una funzione deterrente, per scoraggiare la presentazione di impugnazioni palesemente infondate o dilatorie, che appesantiscono inutilmente il sistema giudiziario.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo proposto dall’imputato riguardava la sua colpevolezza, una questione su cui si era già formato un giudicato definitivo a seguito di una precedente decisione della Cassazione. L’impugnazione era quindi manifestamente infondata.

Cosa significa che si è formato un ‘giudicato’ su un capo d’imputazione?
Significa che la decisione giudiziaria sulla responsabilità penale per quel determinato reato è diventata irrevocabile e non può più essere messa in discussione o modificata in alcuna sede giudiziaria successiva all’interno dello stesso procedimento.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Secondo l’ordinanza, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, in questo caso pari a tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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