Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza e le Sue Conseguenze Economiche
L’accesso alla Corte di Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma è subordinato a regole procedurali molto stringenti. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci offre lo spunto per analizzare cosa accade quando un’impugnazione non supera il vaglio preliminare, portando a una dichiarazione di ricorso inammissibile. Questa decisione non solo preclude l’esame nel merito della questione, ma comporta anche significative conseguenze economiche per chi ha proposto l’appello.
I Fatti di Causa
Il caso in esame trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione da un individuo avverso una sentenza emessa da una Corte d’Appello territoriale in data 10 ottobre 2024. L’appellante contestava la decisione di secondo grado, cercando di ottenere una riforma della pronuncia a lui sfavorevole. La Suprema Corte, riunitasi in udienza il 5 maggio 2025, ha esaminato il ricorso in via preliminare.
La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile
All’esito della deliberazione, la Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza con cui ha dichiarato il ricorso inammissibile. Tale pronuncia impedisce ai giudici di entrare nel vivo della questione e di valutare la fondatezza dei motivi di impugnazione. La conseguenza diretta è che la sentenza della Corte d’Appello diventa definitiva e non più modificabile.
In aggiunta alla declaratoria di inammissibilità, la Corte ha condannato il ricorrente a sostenere due oneri finanziari:
1. Il pagamento delle spese processuali relative al giudizio di cassazione.
2. Il versamento di una somma pari a tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni
L’ordinanza in commento è molto sintetica e non esplicita le ragioni specifiche che hanno portato a qualificare il ricorso come inammissibile. Tuttavia, in via generale, un ricorso inammissibile in Cassazione può derivare da diverse cause, tutte riconducibili a vizi procedurali o a una non corretta formulazione dei motivi. Tra le ragioni più comuni troviamo la tardività nella presentazione, la mancanza di motivi specifici previsti dalla legge (come la violazione di legge o il vizio di motivazione), o la proposizione di questioni di fatto che sono invece riservate alla valutazione dei giudici di merito (primo e secondo grado). La sanzione pecuniaria versata alla Cassa delle ammende, inoltre, non ha una funzione risarcitoria, ma punitiva e dissuasiva, volta a scoraggiare la presentazione di impugnazioni palesemente infondate o dilatorie che sovraccaricano inutilmente il sistema giudiziario.
Le Conclusioni
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione è un rimedio straordinario, non una terza istanza di merito. La dichiarazione di inammissibilità non è una mera formalità, ma una decisione che comporta conseguenze concrete e onerose. Per chi intende adire la Suprema Corte, è essenziale affidarsi a una difesa tecnica specializzata, capace di redigere un ricorso che rispetti scrupolosamente i requisiti formali e sostanziali imposti dal codice di procedura penale. In caso contrario, il rischio non è solo quello di vedere la propria istanza respinta, ma anche di subire una condanna economica che aggrava ulteriormente la propria posizione processuale.
Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Significa che il giudice non può esaminare il merito della questione perché l’atto di impugnazione manca dei requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile in questo caso?
Il ricorrente è stato condannato a pagare sia le spese del processo sia una somma aggiuntiva di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Perché il ricorrente deve pagare una somma alla Cassa delle ammende?
Questa sanzione ha uno scopo dissuasivo: serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o proposti senza rispettare le regole processuali, evitando così di appesantire il lavoro della Corte di Cassazione.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 20537 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 20537 Anno 2025
Presidente: NOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 05/05/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato il 01/01/1988
avverso la sentenza del 10/10/2024 della CORTE APPELLO di PALERMO
udita la relazione svolta dal Presidente NOME COGNOME
visti gli atti e la sentenza impugnata;
esaminati i motivi del ricorso di COGNOME A;
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dalla consigliera NOME COGNOME.
Ritenuto che i motivi dedotti nel ricorso, avverso la sentenza di condanna per
il reato di cui all’art. 337 cod. pen., non sono consentiti dalla legge in sede di legittimità perché costituiti da mere doglianze in punto di fatto.
Le modalità della condotta sono state ritenute idonee a configurare la condotta di resistenza perché non si erano esaurite in una mera resistenza passiva
o in una generica protesta poiché il ricorrente aveva tentato di colpire con calci e morsi gli agenti che lo avevano fermato per un controllo dopo che aveva tentato
di salire a bordo di un treno senza essere munito di biglietto.
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la
condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 5 maggio 2025
La Presidente relatrice