Ricorso Inammissibile: La Cassazione e le Conseguenze Economiche
Quando un percorso giudiziario giunge fino all’ultimo grado di giudizio, la Corte di Cassazione, ogni dettaglio procedurale assume un’importanza cruciale. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci offre lo spunto per analizzare le severe conseguenze di un ricorso inammissibile, una decisione che non solo chiude la porta a un riesame del caso, ma comporta anche significative sanzioni economiche per il ricorrente.
I Fatti del Caso
La vicenda trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bologna in data 13 giugno 2024. L’imputato, un uomo nato nel 1982, ha cercato di ottenere l’annullamento della decisione di secondo grado, portando il caso di fronte ai giudici di legittimità. La Settima Sezione Penale della Cassazione, presieduta dalla Dott.ssa Giordano e con relatrice la Dott.ssa Di Nicola Travaglini, ha fissato l’udienza per la discussione del ricorso il 5 maggio 2025.
La Decisione della Suprema Corte
All’esito dell’udienza, la Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza con una decisione netta e definitiva. Il collegio ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa pronuncia ha un effetto tombale sulla vicenda processuale: impedisce ai giudici di entrare nel merito delle questioni sollevate dal ricorrente e rende definitiva la sentenza impugnata, quella della Corte d’Appello di Bologna. In sostanza, il tentativo di ribaltare il verdetto precedente è fallito prima ancora di essere valutato nel contenuto.
Le Conseguenze di un Ricorso Inammissibile
La declaratoria di inammissibilità non è una mera formalità. Come chiaramente specificato nel dispositivo dell’ordinanza (P.Q.M. – Per Questi Motivi), essa attiva conseguenze economiche dirette per la parte che ha proposto l’impugnazione. Nello specifico, il ricorrente è stato condannato a due pagamenti:
1. Le spese processuali: i costi relativi al procedimento di Cassazione.
2. Una sanzione pecuniaria: una somma di tremila euro da versare in favore della Cassa delle ammende.
Questa sanzione non ha natura risarcitoria, ma punitiva, e serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati, dilatori o privi dei requisiti di legge, che gravano inutilmente sul sistema giudiziario.
Le Motivazioni
L’ordinanza in esame è estremamente sintetica e si concentra sul dispositivo finale, senza esplicitare le ragioni specifiche dell’inammissibilità. Tuttavia, in via generale, un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile per diverse cause, tutte riconducibili a vizi procedurali. Tra le più comuni vi sono la tardività della presentazione, la mancanza di motivi specifici previsti dalla legge (come la violazione di legge o il vizio di motivazione), la proposizione di censure che mirano a un riesame dei fatti (non consentito in Cassazione) o la carenza di interesse ad agire. La decisione della Corte implica che, nel caso di specie, il ricorso presentava uno o più di questi difetti fondamentali, tali da precluderne l’esame nel merito.
Le Conclusioni
Questo caso sottolinea un principio fondamentale del diritto processuale penale: l’accesso alla giustizia, specialmente ai suoi gradi più alti, è subordinato al rigoroso rispetto delle regole. Un ricorso inammissibile non è solo un’occasione mancata per la difesa, ma si trasforma in un costo tangibile per l’imputato. La condanna al pagamento delle spese e della sanzione alla Cassa delle ammende serve come monito: le impugnazioni devono essere ponderate e fondate su solidi argomenti giuridici, per evitare di aggravare la propria posizione processuale ed economica.
Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Significa che il ricorso non viene esaminato nel suo contenuto (merito) perché presenta difetti procedurali o non rispetta i requisiti richiesti dalla legge. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa definitiva.
Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La persona che ha presentato il ricorso viene condannata a pagare le spese del procedimento e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, un fondo statale.
A quanto ammonta la sanzione pecuniaria imposta al ricorrente in questo specifico caso?
In base a quanto deciso nell’ordinanza, la sanzione pecuniaria ammonta a tremila euro, oltre al pagamento delle spese processuali.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 19991 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 19991 Anno 2025
Presidente: NOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME NOME
Data Udienza: 05/05/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a CODIGORO il 28/06/1982
avverso la sentenza del 13/06/2024 della CORTE APPELLO di BOLOGNA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
179/RG. 4609
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso proposto nell’interesse di NOME COGNOME avverso la sentenza in epigrafe indicata che ne ha confermato la condanna;
esaminati gli atti e il provvedimento impugnato;
ritenuto che l’unico motivo dedotto, relativo all’ applicazione della contestata recidiva inammissibile perché meramente riproduttivo di profili di censura già adeguatamente
vagliati e disattesi dalla Corte di merito con argomenti giuridicamente corretti e privi manifeste illogicità in quanto l’applicazione della recidiva reiterata è stata argomentata
pag. 3 con il richiamo non solo ai diversi precedenti del ricorrente, ma anche ai successivi delitti commessi dopo quelli oggetto del giudizio che rendono il reato in questa sede
contestato dimostrativo di accresciuta pericolosità;
rilevato che all’inammissibilità del ricorso conseguono le pronunce di cui all’art. 616 co proc. pen.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 5 maggio 2025.