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Ricorso inammissibile: Cassazione conferma la decisione

La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da due imputati contro una sentenza della Corte d’Appello di Torino. La decisione comporta la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, confermando l’importanza del rispetto dei requisiti formali nei procedimenti di impugnazione.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e le Conseguenze della Sconfitta

Un ricorso inammissibile rappresenta uno degli esiti più netti e definitivi nel percorso processuale. Esso non significa che le ragioni del ricorrente siano infondate nel merito, ma che l’atto di impugnazione stesso presenta dei vizi tali da impedirne l’esame da parte del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare questo istituto e le sue severe conseguenze.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale trae origine dal ricorso presentato da due soggetti avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Torino. Sperando di ottenere una riforma della decisione di secondo grado, i due imputati si sono rivolti alla Suprema Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio del nostro ordinamento. Il procedimento è giunto all’udienza del 26 marzo 2025 per la discussione finale.

La Pronuncia di Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione, dopo aver ascoltato la relazione del Consigliere designato e aver dato avviso alle parti, ha emesso la sua decisione. L’esito è stato sfavorevole per i ricorrenti: i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili. Questa pronuncia chiude definitivamente la porta a un’ulteriore valutazione del caso, rendendo irrevocabile la sentenza della Corte d’Appello. Oltre alla delusione per la mancata revisione del giudizio, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le motivazioni

L’ordinanza in esame è molto sintetica e non entra nel dettaglio delle ragioni specifiche che hanno portato alla dichiarazione di inammissibilità. Tuttavia, in linea generale, un ricorso inammissibile può derivare da diverse cause previste dal codice di procedura penale. Tra le più comuni vi sono: la presentazione del ricorso fuori dai termini perentori stabiliti dalla legge, la mancanza di motivi specifici di impugnazione (limitandosi a una generica contestazione), o la proposizione di censure che non rientrano tra quelle consentite in sede di legittimità, come la richiesta di una nuova valutazione delle prove.
La decisione della Cassazione, in questo caso, si fonda implicitamente sul mancato rispetto di una di queste regole procedurali, considerate essenziali per garantire l’ordine e la certezza del processo.

Le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia, specialmente nei gradi più alti, è subordinato al rigoroso rispetto delle norme procedurali. La dichiarazione di inammissibilità non è una mera formalità, ma una sanzione processuale che comporta conseguenze pratiche significative. Per gli imputati, significa non solo la conferma della condanna, ma anche un aggravio economico non indifferente. Per i professionisti legali, questo caso funge da monito sull’importanza di redigere atti di impugnazione tecnicamente impeccabili, poiché un errore formale può precludere ogni possibilità di successo, a prescindere dalla fondatezza delle proprie argomentazioni.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Significa che il ricorso non può essere esaminato nel merito dalla Corte perché presenta dei difetti procedurali o formali, come ad esempio essere stato presentato oltre i termini di legge o per motivi non consentiti.

Quali sono state le conseguenze economiche per i ricorrenti?
I ricorrenti sono stati condannati a pagare sia le spese del processo sia una somma aggiuntiva di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Quale organo ha emesso la decisione finale?
La decisione finale è stata un’ordinanza emessa dalla Corte di Cassazione, che è il più alto grado di giurisdizione in Italia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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