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Ricorso inammissibile: Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, confermando una sentenza della Corte d’Appello. La decisione si basa sul fatto che i motivi del ricorso erano una mera ripetizione di argomentazioni già valutate e respinte correttamente dai giudici di merito, ribadendo i limiti del giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello in Cassazione è Destinato al Fallimento

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di ricorso inammissibile, un concetto fondamentale nel diritto processuale penale. Quando un imputato decide di impugnare una sentenza di condanna fino all’ultimo grado di giudizio, la Corte di Cassazione, deve presentare motivi validi e pertinenti. In caso contrario, il ricorso viene respinto senza nemmeno entrare nel merito delle questioni sollevate. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio i limiti e le regole del giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso e il Percorso Giudiziario

Il caso ha origine da un ricorso presentato da un individuo contro una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. La sentenza di secondo grado aveva confermato la sua responsabilità penale, valutando specifiche circostanze del reato, tra cui la sussistenza di un’aggravante legata al nesso tra lesioni e resistenza, la negazione delle attenuanti generiche e la conferma della recidiva. L’imputato, non accettando la decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, sperando di ottenere un annullamento della condanna.

La Decisione della Corte: un Esempio di Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte, con l’ordinanza n. 6930/2024, ha tagliato corto, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non significa che la Corte abbia riesaminato i fatti e concordato con i giudici precedenti, ma piuttosto che il ricorso stesso non aveva i requisiti per essere esaminato. La Cassazione non è un terzo grado di merito dove si possono riproporre le stesse argomentazioni fattuali già discusse in appello. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge, non ricostruire l’accaduto.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione in modo netto e conciso. I giudici hanno rilevato che i motivi presentati dal ricorrente non erano altro che una riproposizione delle stesse censure già ampiamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva fornito argomentazioni giuridicamente corrette, puntuali e logicamente coerenti per giustificare la propria decisione su tutti i punti contestati:

1. Aggravante del nesso teleologico: La Corte d’Appello aveva correttamente motivato il legame finalistico tra il reato di lesioni e quello di resistenza.
2. Attenuanti generiche: Il mancato riconoscimento delle attenuanti era stato giustificato in modo adeguato.
3. Recidiva: La sussistenza della recidiva era stata confermata sulla base di elementi concreti.

Poiché il ricorso si limitava a ripetere le stesse doglianze senza evidenziare reali vizi di legittimità (cioè errori nell’applicazione della legge o manifeste incongruenze logiche nella motivazione), la Corte di Cassazione lo ha ritenuto non meritevole di trattazione.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: il giudizio di Cassazione non è una terza istanza per ridiscutere i fatti. Un ricorso inammissibile è quello che tenta di ottenere un nuovo giudizio sul merito, mascherando le proprie argomentazioni come vizi di legittimità. La decisione comporta per il ricorrente non solo la definitività della condanna, ma anche il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del Codice di Procedura Penale. In sintesi, per avere una chance di successo in Cassazione, è indispensabile formulare censure specifiche che colpiscano la corretta applicazione delle norme giuridiche e la logicità della motivazione, non semplicemente riproporre la propria versione dei fatti.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi proposti non sono consentiti dalla legge in sede di legittimità, ad esempio perché sono meramente riproduttivi di censure già valutate e respinte nei gradi di merito o perché tentano di ottenere un riesame dei fatti anziché contestare vizi di legge.

Cosa significa che i motivi di ricorso sono “meramente riproduttivi”?
Significa che il ricorrente si limita a ripetere le stesse argomentazioni e critiche già presentate e rigettate dai giudici delle istanze precedenti (Tribunale e Corte d’Appello), senza sollevare nuove questioni relative a errori di diritto o a vizi logici della motivazione della sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
Come stabilito dall’art. 616 del Codice di Procedura Penale, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro a favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata fissata in tremila Euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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