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Ricorso inammissibile: Cassazione condanna alle spese

La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Roma. La decisione comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende, confermando la definitività della precedente pronuncia.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione Conferma e Condanna alle Spese

Quando si presenta un ricorso alla Corte di Cassazione, l’esito non è sempre una decisione sul merito della questione. Come dimostra una recente ordinanza, un ricorso inammissibile non solo pone fine al percorso giudiziario, ma comporta anche conseguenze economiche significative per il ricorrente. In questo articolo analizziamo una decisione esemplare che chiarisce le implicazioni di un’impugnazione che non supera il vaglio di ammissibilità della Suprema Corte.

I Fatti alla base della Decisione

Il caso trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Roma in data 18 novembre 2024. Il ricorrente, cercando di ottenere la riforma della decisione di secondo grado, ha adito la Suprema Corte, l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento. La Settima Sezione Penale, dopo aver ricevuto il ricorso e dato avviso alle parti, ha esaminato l’atto in udienza il 10 aprile 2025.

La Dichiarazione di Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, al termine della camera di consiglio, ha emesso un’ordinanza dal contenuto tanto breve quanto perentorio: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Questa declaratoria impedisce alla Corte di entrare nel vivo della controversia e di valutare se le censure mosse alla sentenza impugnata siano fondate o meno. La decisione, di fatto, cristallizza la sentenza della Corte d’Appello, che diventa così definitiva.

Contestualmente alla declaratoria di inammissibilità, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali. Oltre a ciò, è stata disposta un’ulteriore sanzione pecuniaria: il versamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

L’ordinanza in esame è estremamente sintetica e non esplicita le ragioni specifiche che hanno condotto alla declaratoria di inammissibilità. Tuttavia, in ambito processuale penale, le cause di inammissibilità di un ricorso per cassazione sono ben definite dalla legge. Generalmente, un ricorso può essere dichiarato inammissibile per diverse ragioni, tra cui:

* Vizi di forma: La mancanza di elementi essenziali previsti dalla legge, come la chiara esposizione dei motivi.
Proposizione di censure non consentite: Il ricorso alla Corte di Cassazione può basarsi solo su violazioni di legge (errori in iudicando o in procedendo*) e non può mai chiedere una nuova valutazione dei fatti o delle prove, attività riservata ai giudici di merito (primo e secondo grado).
* Manifesta infondatezza: I motivi presentati appaiono palesemente privi di qualsiasi fondamento giuridico, tanto da non meritare un esame approfondito.

La decisione della Settima Sezione Penale si fonda presumibilmente su una di queste cause, ritenendo che l’impugnazione non possedesse i requisiti minimi per essere esaminata nel merito.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La pronuncia analizzata ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla Corte di Cassazione è soggetto a regole procedurali rigorose. Un ricorso inammissibile non solo si traduce in una sconfitta processuale, ma comporta anche un onere economico per il ricorrente. La condanna alle spese e al versamento alla Cassa delle ammende ha una duplice funzione: sanzionare l’abuso dello strumento processuale e finanziare programmi di recupero per i condannati. Questa ordinanza serve quindi da monito sull’importanza di redigere ricorsi solidi, ben motivati in punto di diritto e rispettosi dei limiti del giudizio di legittimità, per evitare che l’impugnazione si risolva in un esito negativo e costoso.

Cosa significa quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile?
Significa che la Corte non ha esaminato il caso nel merito perché il ricorso presentava vizi di forma o di sostanza previsti dalla legge. L’atto, in pratica, non supera un primo filtro di ammissibilità e la decisione impugnata diventa definitiva.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso dichiarato inammissibile?
In base a questa ordinanza, la parte ricorrente è stata condannata al pagamento di due importi: le spese processuali sostenute dallo Stato e una sanzione pecuniaria di tremila euro da versare alla Cassa delle ammende.

La decisione di inammissibilità della Cassazione può essere impugnata?
No, le decisioni della Corte di Cassazione, incluse le ordinanze che dichiarano l’inammissibilità di un ricorso, sono definitive e non possono essere oggetto di ulteriore impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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