Ricorso Inammissibile: La Cassazione e la Condanna alle Spese
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione penale ci offre lo spunto per analizzare le conseguenze di un ricorso inammissibile. Quando un’impugnazione non supera il vaglio preliminare della Suprema Corte, le conseguenze per il proponente non si limitano alla sola sconfitta processuale, ma comportano anche significative sanzioni economiche. Vediamo nel dettaglio cosa è successo e quali sono le implicazioni.
I Fatti del Caso
Il caso trae origine da un ricorso presentato da un individuo avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano in data 21 novembre 2024. L’imputato, cercando di ottenere una riforma della decisione di secondo grado, ha adito la Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento.
La Decisione della Corte di Cassazione
Con l’ordinanza numero 15624 del 2025, la Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha posto fine al percorso giudiziario del ricorrente. I giudici di legittimità, dopo aver esaminato gli atti, hanno emesso un verdetto netto: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Questa decisione implica che la Corte non è entrata nel merito delle questioni sollevate, fermandosi a una valutazione preliminare che ha evidenziato vizi insanabili nell’atto di impugnazione.
Le Conseguenze di un Ricorso Inammissibile
La dichiarazione di inammissibilità ha prodotto due effetti economici immediati e gravosi per il ricorrente, come disposto nel dispositivo dell’ordinanza:
1. Condanna al pagamento delle spese processuali: Il ricorrente è stato obbligato a farsi carico di tutti i costi relativi al procedimento dinanzi alla Cassazione.
2. Versamento alla Cassa delle ammende: Oltre alle spese, è stata irrogata una sanzione pecuniaria di tremila euro da versare a favore della Cassa delle ammende. Si tratta di una sanzione prevista dalla legge per scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o proposti senza il rispetto delle regole procedurali, che congestionano inutilmente il lavoro della Suprema Corte.
Le Motivazioni
L’ordinanza in esame, per sua natura sintetica, non esplicita i motivi specifici che hanno condotto alla dichiarazione di inammissibilità. Tuttavia, nella pratica giudiziaria, le cause possono essere molteplici. Tipicamente, un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile quando:
* I motivi di ricorso non sono tra quelli tassativamente previsti dalla legge (ad esempio, si tenta di ottenere una nuova valutazione dei fatti, vietata in sede di legittimità).
* L’atto di impugnazione è generico e non indica in modo specifico le violazioni di legge o i vizi di motivazione della sentenza impugnata.
* Il ricorso viene presentato oltre i termini di legge.
* L’atto manca di elementi formali essenziali richiesti a pena di inammissibilità.
In questo caso, la Corte ha ritenuto che il ricorso proposto rientrasse in una delle casistiche che impediscono l’esame nel merito della questione.
Le Conclusioni
La decisione analizzata ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: l’accesso alla Corte di Cassazione è soggetto a regole rigorose. Un ricorso inammissibile non solo si rivela uno strumento inefficace per la difesa dei propri diritti, ma si trasforma in un costo economico rilevante. Questo provvedimento serve da monito sull’importanza di affidarsi a professionisti esperti per la redazione di atti complessi come il ricorso per cassazione, al fine di evitare esiti processuali sfavorevoli e sanzioni pecuniarie.
Cosa ha deciso la Corte di Cassazione con l’ordinanza in esame?
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rifiutando di esaminare il merito della questione a causa di vizi procedurali o di forma nell’atto di impugnazione.
Quali sono le conseguenze economiche per la parte che ha presentato il ricorso?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una sanzione di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.
Perché la Corte condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende in caso di inammissibilità?
Questa sanzione pecuniaria è prevista per disincentivare la presentazione di ricorsi temerari, infondati o non conformi alle norme, che appesantiscono il carico di lavoro della giustizia senza avere reali possibilità di accoglimento.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 15624 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 15624 Anno 2025
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 09/04/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME nato a SAN GIOVANNI ROTONDO il 25/04/1970
avverso la sentenza del 21/11/2024 della CORTE APPELLO di MILANO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato che l’imputato COGNOME ricorre avverso la sentenza con cui la
Corte di appello di Milano ne ha confermato la condanna per il reato di furto aggravato ai sensi dell’art. 625 n.7 cod. pen.;
Rilevato che il primo motivo di ricorso, che lamenta violazione di legge, in ordine al mancato riconoscimento della circostanza attenuante di cui all’art. 62 n.4
cod. pen., è generico poiché non si confronta con le ragioni della decisione che fanno leva sulla entità oggettiva del danno patrimoniale cagionato, ritenuto non
irrisorio alla luce del valore economico dei beni sottratti;
Rilevato che il secondo motivo di ricorso, che lamenta l’eccessività della pena inflitta, è manifestamente infondato poiché la graduazione della pena rientra nella
discrezionalità del giudice di merito, che, nel caso di specie, ne ha giustificato l’esercizio in maniera adeguata (cfr. pagg. 4 e 5);
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di
euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 09/04/2025