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Ricorso inammissibile: Cassazione condanna alle spese

La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello. La decisione sottolinea le conseguenze di un’impugnazione che non rispetta i requisiti di legge, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di una Recente Ordinanza

L’ordinanza emessa dalla settima sezione penale della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio delle conseguenze di un ricorso inammissibile. Questo tipo di decisione, sebbene breve, è fondamentale per comprendere i limiti e i requisiti dell’accesso al giudizio di legittimità. Il caso in esame riguarda un ricorso presentato contro una sentenza della Corte d’Appello di Bari, che si è concluso con una declaratoria di inammissibilità e una condanna pecuniaria per il ricorrente. Approfondiamo i dettagli e le implicazioni di questa pronuncia.

Il Contesto del Caso Giudiziario

La vicenda processuale ha origine da un ricorso per Cassazione proposto da un imputato avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bari in data 3 giugno 2024. L’imputato, nato ad Andria nel 1977, ha cercato di ottenere una revisione della decisione di secondo grado rivolgendosi al massimo organo della giurisdizione italiana. La Corte Suprema, tuttavia, non è entrata nel merito della questione, fermandosi a una valutazione preliminare sulla validità formale e sostanziale dell’atto di impugnazione.

La Decisione della Corte sul Ricorso Inammissibile

Con un’ordinanza sintetica ma perentoria, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione impedisce che il ricorso venga esaminato nel suo contenuto, ovvero che i giudici valutino la fondatezza delle censure mosse alla sentenza impugnata. La conseguenza diretta di tale declaratoria non è solo la conferma definitiva della sentenza della Corte d’Appello, ma anche l’applicazione di sanzioni processuali a carico del ricorrente.

Nello specifico, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e, inoltre, al versamento di una somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria ha una duplice funzione: da un lato, ristorare lo Stato dei costi generati da un’attività giudiziaria rivelatasi superflua; dall’altro, sanzionare l’abuso dello strumento processuale e scoraggiare la presentazione di impugnazioni palesemente infondate o prive dei requisiti di legge.

Le Motivazioni della Decisione

Sebbene il testo dell’ordinanza non espliciti nel dettaglio le ragioni specifiche dell’inammissibilità, è possibile dedurle dai principi consolidati della procedura penale. Un ricorso inammissibile in Cassazione può derivare da diverse cause, tra cui:

* Mancanza dei motivi specifici: Il ricorso non indica in modo chiaro e preciso le violazioni di legge o i vizi di motivazione che si intendono denunciare.
* Proposizione di censure di merito: Il ricorrente tenta di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa alla Corte di Cassazione, che è giudice di legittimità e non di merito.
* Vizi formali: L’atto di impugnazione presenta difetti nella sua redazione o notificazione, tali da renderlo invalido.
* Tardività: Il ricorso è stato presentato oltre i termini perentori stabiliti dalla legge.

La condanna al pagamento della somma alla Cassa delle ammende suggerisce che la Corte abbia ravvisato una colpa nel ricorrente per aver attivato un giudizio senza che ne sussistessero i presupposti, gravando inutilmente sul sistema giudiziario.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per Cassazione è un rimedio straordinario, soggetto a rigorosi requisiti di ammissibilità. La sua funzione non è quella di consentire un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda, ma di garantire l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali. La declaratoria di ricorso inammissibile e la conseguente condanna pecuniaria rappresentano un efficace deterrente contro impugnazioni dilatorie o avventate. Per i cittadini e i loro difensori, questa decisione serve come monito sull’importanza di valutare attentamente i presupposti e la fondatezza di un ricorso prima di presentarlo alla Suprema Corte, al fine di evitare non solo la conferma della condanna, ma anche un ulteriore aggravio di spese.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Significa che la Corte non ha esaminato il caso nel merito (cioè non ha valutato se la sentenza precedente fosse giusta o sbagliata), perché l’atto di ricorso non rispettava i requisiti formali o sostanziali previsti dalla legge.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La persona che ha presentato il ricorso (il ricorrente) viene condannata a pagare le spese del processo e una sanzione pecuniaria, in questo caso di 3.000 euro, da versare alla Cassa delle ammende.

La Corte di Cassazione ha annullato o modificato la decisione della Corte d’Appello?
No. Dichiarando il ricorso inammissibile, la sentenza della Corte d’Appello di Bari è diventata definitiva a tutti gli effetti, senza che la Cassazione entrasse nel merito della sua correttezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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