Ricorso Inammissibile Avvocato: Quando la Forma Diventa Sostanza
Nel complesso mondo della procedura penale, i requisiti formali non sono semplici cavilli, ma garanzie fondamentali per il corretto svolgimento della giustizia. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione lo ribadisce con forza, dichiarando un ricorso inammissibile avvocato perché il difensore non era abilitato a patrocinare dinanzi alle giurisdizioni superiori. Questo caso offre uno spunto cruciale sull’importanza della legittimazione del difensore e sulle gravi conseguenze che derivano dalla sua assenza.
I Fatti del Caso: Dalla Richiesta di Colloquio alla Cassazione
La vicenda ha origine da una richiesta semplice ma umanamente significativa. Una persona, attualmente in regime di detenzione domiciliare, aveva presentato un’istanza al Magistrato di sorveglianza per ottenere l’autorizzazione a effettuare un colloquio visivo con un altro detenuto.
L’istanza veniva rigettata. Contro questa decisione, la parte interessata proponeva un gravame dinanzi al Tribunale di sorveglianza. Quest’ultimo, tuttavia, riqualificava l’atto come ricorso per cassazione, trasmettendo gli atti alla Suprema Corte per la decisione di competenza.
La Decisione della Corte e il ricorso inammissibile avvocato
Giunto al vaglio della Corte di Cassazione, il ricorso ha avuto vita breve. I giudici lo hanno dichiarato inammissibile de plano, ovvero senza nemmeno la necessità di un’udienza di discussione, ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis del codice di procedura penale.
La ragione di questa drastica decisione risiede in un vizio fondamentale: il ricorso era stato proposto da un avvocato non legittimato a difendere dinanzi alle giurisdizioni superiori. Questo requisito, infatti, è un presupposto essenziale per poter presentare validamente un ricorso in Cassazione.
Le Motivazioni della Suprema Corte
La Corte ha articolato il suo ragionamento su due pilastri principali, entrambi incentrati sulla rigidità delle norme procedurali in materia di impugnazioni.
1. La Mancanza di Legittimazione del Difensore
Il punto centrale della decisione è che il difensore che ha firmato il ricorso non era iscritto all’albo speciale per il patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori. Questa mancanza non è un mero vizio formale, ma un difetto di legittimazione che inficia irrimediabilmente la validità dell’atto. La Corte ha sottolineato che non rileva il fatto che l’atto fosse stato originariamente presentato come appello; nel momento in cui viene qualificato e trattato come ricorso per cassazione, deve rispettarne tutti i requisiti, compreso quello relativo all’abilitazione del legale.
2. L’Inapplicabilità del Principio di Conservazione dell’Atto
La difesa non poteva nemmeno sperare nel cosiddetto “principio di conservazione del mezzo di impugnazione” (art. 568, comma 5, c.p.p.), secondo cui un’impugnazione proposta erroneamente può essere trattata come quella corretta se ne ha i requisiti. La Cassazione, citando una sua precedente pronuncia a Sezioni Unite, ha chiarito che tale principio non può mai essere utilizzato per derogare alle norme che disciplinano i diversi tipi di impugnazione. In altre parole, la conversione da appello a ricorso non può sanare un vizio così grave come la mancanza di un difensore abilitato.
Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche della Decisione
L’ordinanza si chiude con conseguenze economiche pesanti per la ricorrente. In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna al pagamento delle spese processuali.
Inoltre, la Corte ha condannato la ricorrente a versare una sanzione di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa sanzione viene applicata quando non emergono elementi che possano escludere la “colpa nella determinazione della causa di inammissibilità”. In pratica, si presume che la parte abbia una responsabilità nell’aver avviato un procedimento giudiziario senza i presupposti di legge, come affidarsi a un legale non qualificato per quel grado di giudizio. Questa decisione serve da monito: la scelta del difensore è un passo cruciale e le regole procedurali, specialmente nei gradi più alti di giudizio, devono essere rispettate con il massimo rigore.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato proposto da un difensore non abilitato a patrocinare presso le giurisdizioni superiori, come la Corte di Cassazione. Questa mancanza di legittimazione del difensore costituisce un vizio insanabile.
Il fatto che l’atto fosse stato inizialmente presentato come appello ha influito sulla decisione?
No. La Corte ha specificato che il principio di conservazione del mezzo di impugnazione, che permette di ‘convertire’ un atto errato, non può derogare alle norme fondamentali che disciplinano le impugnazioni, come quella che richiede un avvocato specificamente abilitato per il ricorso in Cassazione.
Quali sono state le conseguenze per la persona che ha presentato il ricorso?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 3587 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 3587 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 07/12/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a MESSINA il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 13/09/2023 del TRIB. SORVEGLIANZA di MESSINA udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN D/RITTO
Avverso l’ordinanza del Magistrato di sorveglianza di Messina del 04/07/2023, di rigetto dell’istanza, presentata da NOME COGNOME (persona attualmente in regime di detenzione domiciliare) e volta ad ottenere l’autorizzazione ad effettuare un colloquio visivo con il detenuto NOME COGNOME, è stato proposto gravame dinanzi al Tribunale di sorveglianza della medesima città, poi riqualificato quale ricorso per cassazione, ai sensi dell’art. 568, comma 2, cod. proc. pen.
Il ricorso deve essere dichiarato inammissibile de plano, a norma dell’art. 610, comma 5-bis, cod. proc. pen., introdotto dalla legge n. 103 del 2017, in quanto proposto da soggetto non legittimato, in particolare da difensore non abilitato alla difesa presso le giurisdizioni superiori, a nulla rilevando che esso sia stato impropriamente prospettato con la veste formale dell’appello; il principio di conservazione del mezzo di impugnazione, di cui all’art. 568, comma 5, cod. proc. pen., non può in nessun caso consentire, infatti, di derogare alle norme che formalmente e sostanzialmente – disciplinano i diversi tipi di impugnazione (Sez. U, n. 31297 del 28/04/2004, dep. 16/07/2004, Terkuci, Rv. 223119).
Alla dichiarazione di inammissibilità consegue, ai sensi dell’art. 616 cod. proc. pen., la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in mancanza di elementi atti a escludere la colpa nella determinazione della causa di inammissibilità (Corte cost., sent. n. 186 del 2000), anche al versamento, in favore della Cassa delle ammende, di una sanzione pecuniaria che pare congruo determinare in euro tremila.
P. Q.1111.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 07 dicembre 2023.