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Ricorso inammissibile: accordo in appello e limiti

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato che aveva precedentemente stipulato un concordato sulla pena in appello. La decisione sottolinea che l’accordo preclude quasi ogni forma di successiva impugnazione, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di quattromila euro a favore della Cassa delle Ammende.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze del Patteggiamento in Appello

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sugli effetti del cosiddetto “concordato in appello” o “patteggiamento in appello”, disciplinato dall’art. 599-bis del codice di procedura penale. Quando un imputato accetta di concordare la pena nel giudizio di secondo grado, le sue possibilità di impugnare successivamente la sentenza diventano estremamente limitate. La pronuncia chiarisce come un tentativo di ricorso successivo sia non solo destinato al fallimento, ma comporti anche significative conseguenze economiche, rendendo il ricorso inammissibile.

I Fatti del Caso

Un imputato, a seguito di una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bari, ha deciso di presentare ricorso per cassazione. Tuttavia, nel precedente grado di giudizio, lo stesso imputato aveva raggiunto un accordo con la pubblica accusa sulla pena da applicare, avvalendosi dell’istituto del concordato in appello. Questo atto, apparentemente conclusivo, è stato invece seguito da un’ulteriore impugnazione davanti alla Suprema Corte.

Il Concordato in Appello e il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha immediatamente rilevato la problematica alla base dell’impugnazione. La legge, e un consolidato orientamento giurisprudenziale, stabiliscono che la scelta di accedere al concordato sulla pena produce un effetto preclusivo. In sostanza, la parte che accetta l’accordo rinuncia implicitamente a contestare la sentenza su quasi ogni punto. Presentare un ricorso dopo tale accordo, se non per i limitatissimi motivi consentiti, si traduce in un ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Nel motivare la propria decisione, la Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’accordo sulla pena in appello, introdotto dalla legge n. 103 del 2017, limita la cognizione del giudice di secondo grado e preclude quasi totalmente il successivo giudizio di legittimità. La rinuncia ai motivi di impugnazione è talmente ampia da estendersi anche alle questioni che, in altre circostanze, il giudice potrebbe rilevare di sua iniziativa (le cosiddette “questioni rilevabili d’ufficio”).

La Corte cita un proprio precedente (sentenza n. 29243/2018), specificando che le uniche eccezioni a questa regola riguardano l’eventuale irrogazione di una pena illegale o i motivi legati a vizi nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato. Poiché nel caso di specie il ricorso non rientrava in queste ristrette eccezioni, è stato dichiarato inammissibile. La decisione è stata adottata con la procedura semplificata prevista dall’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, riservata proprio ai casi di manifesta inammissibilità.

Le Conclusioni: Le Conseguenze Economiche dell’Inammissibilità

La declaratoria di inammissibilità non è una mera formalità, ma produce conseguenze concrete e onerose per il ricorrente. La Corte ha infatti condannato l’imputato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, in applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale e tenendo conto della sentenza n. 186/2000 della Corte Costituzionale, ha imposto il versamento di una somma di quattromila euro in favore della Cassa delle Ammende. Questa sanzione viene applicata quando non emergono elementi per ritenere che il ricorrente abbia agito senza colpa nel proporre un’impugnazione priva dei presupposti di legge. La vicenda, quindi, serve da monito: il concordato in appello è una scelta processuale che chiude quasi ogni porta a ulteriori contestazioni, e tentare di forzarla comporta un rischio economico rilevante.

È possibile presentare ricorso per cassazione dopo aver concordato la pena in appello?
No, di regola non è possibile. L’accordo sulla pena, secondo quanto stabilito dalla Corte, implica la rinuncia a quasi tutti i motivi di ricorso, salvo rarissime eccezioni come l’applicazione di una pena illegale o vizi del consenso.

Cosa succede se si presenta ugualmente un ricorso nonostante il concordato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile con una procedura semplificata. Ciò comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro a favore della Cassa delle Ammende, che nel caso specifico è stata di 4.000 euro.

La rinuncia ai motivi di impugnazione vale anche per questioni che il giudice potrebbe sollevare di sua iniziativa?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’accordo sulla pena ha effetti preclusivi sull’intero svolgimento del processo, impedendo di sollevare anche le questioni normalmente rilevabili d’ufficio dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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