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Ricorso in Cassazione: un’ordinanza chiarisce

Un’ordinanza della Corte di Cassazione esamina un ricorso presentato contro una sentenza della Corte d’Appello di Torino. Sebbene il testo sia sintetico, esso offre spunti importanti sulla gestione procedurale del ricorso in Cassazione e sui poteri decisionali della Suprema Corte in fase di ammissibilità.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza Procedurale

Il ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, un momento cruciale in cui si può contestare la legittimità di una sentenza. Tuttavia, l’accesso a questa fase del processo è regolato da norme stringenti. Un’ordinanza emessa dalla Suprema Corte ci offre l’occasione per approfondire i meccanismi procedurali che ne governano l’ammissibilità.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale trae origine da una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Torino. Avverso tale decisione, la parte soccombente ha proposto un ricorso in Cassazione, portando il caso all’attenzione dei giudici di legittimità. La Suprema Corte è stata quindi chiamata a valutare il ricorso, come risulta dall’ordinanza in esame, emessa a seguito dell’udienza del 9 maggio 2025.

La Decisione e il Ruolo del ricorso in Cassazione

L’atto in esame è un’ordinanza, un provvedimento tipicamente utilizzato per risolvere questioni procedurali. Anche se il documento non entra nel dettaglio del merito della controversia, la sua natura e brevità sono indicative della funzione di filtro esercitata dalla Corte. Il collegio, presieduto dal Presidente Giovanni Liberati e con il Consigliere Stefano Corbetta come relatore, ha esaminato l’atto di impugnazione dopo aver dato avviso alle parti. Questo tipo di provvedimenti si concentra spesso sulla verifica dei presupposti formali e sostanziali che rendono un ricorso ammissibile, prima ancora di poterne discutere il contenuto.

Le Motivazioni

Le motivazioni dietro a un’ordinanza di questo tipo, anche se non esplicitate nel breve testo a disposizione, risiedono nei principi fondamentali che regolano il giudizio di legittimità. La Corte di Cassazione non è un terzo grado di merito; il suo compito non è rivalutare i fatti del processo, ma assicurare la corretta applicazione e interpretazione del diritto. Un ricorso, per essere esaminato, deve contenere motivi specifici che denuncino violazioni di legge o vizi di motivazione (come la manifesta illogicità) e non può limitarsi a riproporre una diversa lettura delle prove. Quando un ricorso non rispetta tali requisiti, viene dichiarato inammissibile, impedendo di fatto alla Corte di pronunciarsi sul fondo della questione.

Conclusioni

Le conclusioni che possiamo trarre dall’analisi di questa ordinanza sono di natura eminentemente pratica. La proposizione di un ricorso in Cassazione richiede una tecnica giuridica rigorosa e la piena consapevolezza dei limiti di questo strumento di impugnazione. La fase di ammissibilità è un filtro severo, volto a garantire che solo le questioni di puro diritto arrivino all’attenzione della Suprema Corte, preservandone la funzione nomofilattica, ovvero quella di garante dell’uniformità dell’interpretazione della legge a livello nazionale. La decisione di inammissibilità comporta la definitività della sentenza impugnata e, spesso, la condanna del ricorrente al pagamento di una sanzione pecuniaria, sottolineando ulteriormente l’importanza di un approccio ponderato a questo ultimo grado di giudizio.

Qual è lo scopo principale del ricorso in Cassazione?
Il ricorso in Cassazione non serve a riesaminare i fatti di una causa, ma a verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente le norme di legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e coerente.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene ritenuto inammissibile?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. La sentenza impugnata diventa definitiva e non può più essere contestata. Inoltre, il ricorrente può essere condannato a pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria.

Chi è il relatore in un processo davanti alla Corte di Cassazione?
Il relatore è il giudice del collegio che ha studiato in modo approfondito il caso. Durante l’udienza, egli espone i fatti, i motivi del ricorso e le questioni giuridiche rilevanti agli altri membri del collegio per facilitare la discussione e la decisione finale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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