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Ricorso in Cassazione: requisiti di ammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso in Cassazione perché presentato personalmente dall’imputato e non da un avvocato cassazionista. La decisione, basata sull’art. 613 c.p.p. post-riforma 2017, comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di una multa di 3.000 euro.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: La Firma dell’Avvocato è Indispensabile

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, una fase delicata che richiede la massima perizia tecnica. Le norme procedurali non sono meri formalismi, ma garanzie di un corretto svolgimento del processo. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci ricorda quanto sia cruciale rispettare tali regole, pena la reiezione dell’atto e conseguenze economiche significative. Il caso analizzato dimostra come l’inosservanza di un requisito fondamentale, come la sottoscrizione da parte di un avvocato cassazionista, renda il ricorso irrimediabilmente nullo.

Il Caso in Analisi: Un Appello Fatto in Proprio

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna per il reato di cui all’art. 385 del codice penale, emessa dal Tribunale di Rieti e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Roma. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha deciso di proporre personalmente un ricorso in Cassazione avverso la sentenza di secondo grado. Questo atto, tuttavia, è stato compiuto senza l’assistenza e la firma di un difensore abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori.

La Decisione della Corte: Inammissibilità per Difetto di Legittimazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, investita del caso, non ha nemmeno esaminato il merito delle doglianze sollevate. Ha invece dichiarato il ricorso immediatamente inammissibile. La ragione è netta e insuperabile: la violazione della regola procedurale sancita dall’articolo 613, primo comma, del codice di procedura penale.

Le motivazioni: i requisiti formali del ricorso in Cassazione

La motivazione della Corte si fonda interamente sulla disciplina che regola la presentazione del ricorso in Cassazione. A seguito della riforma introdotta con la Legge n. 103 del 23 giugno 2017, la normativa è diventata ancora più stringente. L’art. 613 c.p.p. prevede espressamente che l’atto di ricorso, così come le memorie e i motivi nuovi, debba essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione e munito di specifico mandato.

Questa regola non ammette eccezioni. L’obiettivo del legislatore è quello di assicurare un ‘filtro’ qualitativo, garantendo che gli atti sottoposti all’esame della Suprema Corte possiedano il necessario rigore tecnico-giuridico. La Cassazione, infatti, è un giudice di legittimità, non di merito, e i ricorsi devono concentrarsi esclusivamente su presunte violazioni di legge.

La Corte ha inoltre applicato l’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, anch’esso introdotto dalla riforma del 2017. Questa norma consente di dichiarare l’inammissibilità «senza formalità di procedura», ovvero de plano, quando il vizio è così evidente da non richiedere un’udienza partecipata. La mancanza della firma del difensore cassazionista rientra pienamente in questa casistica.

Le conclusioni: implicazioni pratiche e costi

Le conseguenze pratiche di questa decisione sono severe per il ricorrente. La declaratoria di inammissibilità rende definitiva la sentenza di condanna della Corte d’Appello. Oltre a ciò, l’inammissibilità del ricorso comporta la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro da versare alla Cassa delle ammende. Questo provvedimento serve da monito: il tentativo di agire in proprio davanti alla Corte di Cassazione non solo è destinato a fallire, ma comporta anche un significativo esborso economico. La complessità del giudizio di legittimità impone inderogabilmente l’assistenza di un professionista qualificato.

È possibile per un imputato presentare personalmente un ricorso in Cassazione penale?
No, la legge (art. 613, comma 1, c.p.p.) stabilisce, a pena di inammissibilità, che il ricorso deve essere sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione.

Quali sono le conseguenze di un ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile per questo motivo?
La declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (nel caso di specie, 3.000 euro) in favore della Cassa delle ammende. La sentenza impugnata diventa definitiva.

Come viene gestito proceduralmente un ricorso palesemente inammissibile dalla Corte di Cassazione?
La Corte può provvedere ‘senza formalità di procedura’ (de plano), come previsto dall’art. 610, comma 5-bis, c.p.p., con una trattazione camerale non partecipata, accelerando così la decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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