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Ricorso in Cassazione: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso presentato personalmente da un imputato. La decisione si basa sul fatto che il ricorso in Cassazione deve essere proposto da un difensore abilitato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: L’Importanza del Difensore Abilitato

L’ordinanza in esame offre uno spunto fondamentale sulle regole procedurali che governano il ricorso in Cassazione in materia penale. Spesso, il cittadino può non essere a conoscenza della necessità di una rappresentanza tecnica qualificata, ma come vedremo, la legge è molto chiara su questo punto, prevedendo conseguenze severe in caso di inosservanza. Il caso analizzato dalla Suprema Corte riguarda proprio un ricorso presentato personalmente dall’imputato, un errore procedurale che ne ha determinato l’immediato arresto.

I Fatti del Caso

Un imputato, a seguito di una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Napoli, decideva di impugnare tale decisione presentando personalmente un ricorso presso la Corte di Cassazione. L’atto di impugnazione non era quindi firmato né presentato da un avvocato iscritto all’albo speciale per il patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori, come richiesto dalle norme di procedura penale.

La Decisione della Corte di Cassazione e il ricorso

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza numero 12309 del 2024, ha dichiarato il ricorso in Cassazione inammissibile. La decisione non è entrata nel merito delle doglianze sollevate dall’imputato, ma si è fermata a un controllo preliminare di natura puramente procedurale. La Corte ha rilevato che l’atto era stato proposto da un soggetto che, in quella specifica sede, era privo della capacità di stare in giudizio autonomamente.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione alla base della pronuncia è netta e si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento processuale penale. La Corte ha stabilito che il ricorso era inammissibile poiché “proposto da soggetto privo di legittimazione”. La legge, infatti, riserva la facoltà di presentare un ricorso per Cassazione esclusivamente a un difensore abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori (comunemente detto ‘cassazionista’).

L’imputato, agendo personalmente, ha violato questa regola fondamentale. La conseguenza diretta di tale declaratoria di inammissibilità, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento. Oltre a ciò, la Corte lo ha condannato al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria volta a scoraggiare impugnazioni temerarie o irrituali.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un concetto cruciale: il percorso verso la Corte di Cassazione richiede una competenza tecnica specifica e il rispetto rigoroso delle forme. I cittadini devono essere consapevoli che, a differenza di altri gradi di giudizio, il fai-da-te nel processo penale di legittimità non è consentito. È indispensabile affidarsi a un legale specializzato, non solo per la corretta impostazione delle censure, ma anche per il semplice compimento degli atti introduttivi. Ignorare questa regola non solo rende vana la propria azione, ma comporta anche significative conseguenze economiche, come la condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

Un imputato può presentare personalmente un ricorso per Cassazione in materia penale?
No, il ricorso deve essere presentato obbligatoriamente da un difensore abilitato al patrocinio presso la Corte di Cassazione. Il ricorso presentato personalmente dall’interessato è considerato inammissibile.

Cosa succede se un ricorso per Cassazione viene dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata a 3.000 euro.

Qual è la motivazione principale per cui il ricorso è stato respinto in questo caso?
La motivazione è la mancanza di legittimazione del proponente. Il ricorso è stato presentato da un ‘soggetto privo di legittimazione’, ovvero l’imputato stesso, invece che da un avvocato cassazionista, come richiesto dalla legge per questo tipo di procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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