Ricorso in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza di Inammissibilità
Il ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, un momento cruciale in cui non si riesaminano i fatti, ma si valuta la corretta applicazione della legge. Tuttavia, l’accesso a questa fase non è automatico e richiede il rispetto di rigorosi requisiti formali. Un’ordinanza emessa di recente dalla Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la mancanza di specificità nei motivi di impugnazione possa condurre a una declaratoria di inammissibilità, chiudendo di fatto le porte del giudizio di legittimità. Analizziamo insieme questo provvedimento per comprendere meglio le dinamiche processuali.
Il Caso in Esame: dal Giudizio di Appello al Ricorso in Cassazione
La vicenda processuale ha origine da una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di una città del sud Italia il 21 gennaio 2025. L’imputato, ritenuto colpevole di un reato contro il patrimonio, decideva di contestare la decisione presentando un ricorso in Cassazione. Attraverso il suo difensore, sollevava una serie di censure volte a dimostrare presunti vizi di legittimità che avrebbero inficiato la sentenza di secondo grado. L’obiettivo era ottenere l’annullamento della condanna e un nuovo esame della sua posizione.
Il caso giungeva quindi all’attenzione della Suprema Corte, la quale, in data 14 maggio 2025, era chiamata a valutare, prima ancora del merito delle doglianze, l’ammissibilità stessa dell’impugnazione.
La Decisione della Corte: l’Inammissibilità del Ricorso
La Corte di Cassazione, con la propria ordinanza, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso proposto dall’imputato. Questa decisione, di natura prettamente processuale, ha impedito ai giudici di entrare nel vivo delle questioni sollevate dalla difesa. In sostanza, la Corte ha ritenuto che il ricorso non superasse quel “filtro” iniziale necessario per poter procedere a un esame approfondito. La sentenza della Corte d’Appello è diventata così definitiva, e la condanna è passata in giudicato.
Questo tipo di pronuncia sottolinea un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di merito dove si possono riproporre le stesse argomentazioni fattuali già discusse in Appello. È, invece, un giudizio di legittimità, limitato al controllo della corretta applicazione delle norme di diritto e della logicità della motivazione della sentenza impugnata.
Le Motivazioni della Suprema Corte
Nelle motivazioni dell’ordinanza, la Corte ha evidenziato come i motivi presentati dal ricorrente fossero generici e non specifici. La difesa si era limitata a riproporre le medesime argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza però confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata. Mancava, in altre parole, una critica puntuale e argomentata delle ragioni giuridiche che, secondo la difesa, erano state violate dai giudici di secondo grado.
I giudici di legittimità hanno ribadito che per un valido ricorso in Cassazione non è sufficiente lamentare un’ingiustizia o un’errata valutazione dei fatti, ma è necessario indicare con precisione il vizio di legge (error in iudicando) o il vizio di procedura (error in procedendo) in cui sarebbe incorsa la Corte d’Appello. La genericità delle censure, che si traduce in una richiesta di mera rivalutazione del materiale probatorio, è una causa tipica di inammissibilità.
Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche
La decisione in commento è un monito importante per tutti gli operatori del diritto. Essa conferma che la redazione di un ricorso in Cassazione richiede una tecnica giuridica raffinata e una profonda conoscenza dei limiti del giudizio di legittimità. Le conclusioni che possiamo trarre sono principalmente due:
1. Specificità dei motivi: È fondamentale che ogni motivo di ricorso sia autosufficiente e individui chiaramente il vizio denunciato, confrontandosi in modo specifico con la motivazione della sentenza impugnata.
2. Distinzione tra merito e legittimità: Non si può chiedere alla Cassazione di rifare il processo o di fornire una diversa interpretazione delle prove. Il suo compito è assicurare l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali.
In definitiva, questa ordinanza ribadisce il ruolo di “filtro” della Corte di Cassazione, volto a garantire che solo le questioni giuridicamente rilevanti e correttamente impostate arrivino al suo esame, preservando così la funzione nomofilattica dell’organo supremo della giustizia.
Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile principalmente quando i motivi presentati sono generici, non specifici, oppure quando si chiede alla Corte una nuova valutazione dei fatti del processo, compito che non le spetta, invece di denunciare una violazione di legge.
Cosa significa che la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità?
Significa che la Corte di Cassazione non riesamina le prove e non decide se l’imputato è colpevole o innocente nel merito dei fatti. Il suo compito è verificare che i giudici dei gradi precedenti (Tribunale e Corte d’Appello) abbiano applicato correttamente le leggi e che la motivazione della sentenza sia logica e non contraddittoria.
Quali sono le conseguenze di una dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La conseguenza principale è che la sentenza impugnata diventa definitiva e irrevocabile (passa in giudicato). L’imputato non ha più altri mezzi ordinari per contestare la condanna, che dovrà quindi essere eseguita.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 20811 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 20811 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 14/05/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME nato a CATANIA il 19/12/1985
avverso la sentenza del 21/01/2025 della CORTE APPELLO di CATANIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato che COGNOME NOME ricorre avverso la sentenza della Corte di appello di Catania che ne ha confermato la condanna per il reato di tentato
furto in abitazione;
Considerato che l’unico motivo di ricorso, che deduce difetto di motivazione in ordine al raggiungimento della prova certa di colpevolezza, si
esaurisce in proposizioni astratte del tutto avulse dalla fattispecie concreta;
Ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della
somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa
delle ammende.
Così deciso il 14/05/2025