Ricorso in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza
L’ordinanza in esame offre lo spunto per approfondire il tema del ricorso in Cassazione nel processo penale, un momento cruciale che rappresenta l’ultimo grado di giudizio. Questo provvedimento, emesso dalla Suprema Corte, riguarda un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Roma. Sebbene il documento non entri nel dettaglio della decisione, la sua struttura ci permette di comprendere il funzionamento e i passaggi chiave di questa fase processuale.
Il Contesto: Dal Giudizio d’Appello al Ricorso in Cassazione
Il percorso giudiziario che conduce alla Corte di Cassazione inizia tipicamente nei tribunali di primo grado e prosegue, in caso di impugnazione, presso la Corte d’Appello. La decisione di quest’ultima può essere ulteriormente contestata attraverso, appunto, il ricorso per Cassazione. Tuttavia, questo strumento non costituisce un terzo grado di giudizio nel merito. La Suprema Corte, infatti, non valuta nuovamente i fatti, ma si limita a verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici dei gradi precedenti.
Il caso in oggetto vede un imputato proporre ricorso avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello. La Sezione settima della Corte di Cassazione, incaricata della trattazione, ha emesso un’ordinanza dopo aver sentito la relazione del Consigliere designato.
L’Ordinanza e il suo Significato Procedurale
È importante distinguere tra ‘sentenza’ e ‘ordinanza’. Mentre la sentenza decide nel merito la questione, l’ordinanza è un provvedimento più snello, spesso utilizzato per risolvere questioni procedurali. Nel contesto della Cassazione, un’ordinanza può, ad esempio, dichiarare l’inammissibilità del ricorso, chiudendo di fatto il processo senza neanche analizzare le doglianze sollevate.
La Sezione settima della Corte è spesso deputata proprio a questo filtro di ammissibilità, valutando se i ricorsi presentati rispettano i rigorosi requisiti previsti dalla legge.
I Requisiti Fondamentali del Ricorso in Cassazione
Perché un ricorso in Cassazione sia considerato ammissibile, deve essere fondato su motivi specifici e tassativamente indicati dal codice di procedura penale. Non è sufficiente una generica contestazione della sentenza impugnata. L’appellante deve denunciare vizi specifici, che possono includere:
* Violazione di norme processuali;
* Erronea applicazione della legge penale;
* Mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità della motivazione.
Se il ricorso non articola chiaramente uno di questi vizi, o se si limita a proporre una diversa valutazione dei fatti già esaminati dai giudici di merito, è destinato a essere dichiarato inammissibile.
Le Motivazioni
Sebbene il testo dell’ordinanza non espliciti le motivazioni della decisione, in casi simili la Corte di Cassazione motiva la propria scelta basandosi su principi procedurali consolidati. Una tipica motivazione per un’ordinanza di questo tipo potrebbe essere la constatazione che i motivi del ricorso erano generici, ripetitivi di argomenti già respinti in appello o miravano a ottenere una nuova e non consentita valutazione delle prove. La Corte, in sostanza, verifica se l’impugnazione rispetta i limiti del suo ruolo di giudice di legittimità, senza invadere la sfera di competenza dei giudici di merito, che sono gli unici a poter valutare i fatti.
Le Conclusioni
In conclusione, l’analisi di un’ordinanza sul ricorso in Cassazione sottolinea un principio fondamentale del nostro sistema giudiziario: l’accesso alla Suprema Corte è un rimedio straordinario, soggetto a requisiti formali e sostanziali molto stringenti. Per le parti processuali, ciò implica la necessità di redigere ricorsi tecnicamente ineccepibili, focalizzati esclusivamente su questioni di diritto e vizi di motivazione evidenti, pena l’immediata dichiarazione di inammissibilità che rende definitiva la condanna o la decisione impugnata.
Che cos’è un ricorso in Cassazione?
È l’atto con cui si impugna una sentenza di secondo grado (emessa da una Corte d’Appello) davanti alla Corte di Cassazione, che è il massimo organo giurisdizionale. Non è un terzo processo sui fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge.
Perché la Corte decide con un’ordinanza anziché con una sentenza?
La Corte di Cassazione utilizza l’ordinanza, un provvedimento più snello, per decidere su questioni procedurali, come l’ammissibilità di un ricorso. Se il ricorso viene ritenuto inammissibile fin dall’inizio, la Corte può rigettarlo con ordinanza senza discutere il merito delle questioni sollevate.
Cosa succede dopo la presentazione del ricorso?
Dopo la presentazione, il ricorso viene esaminato per verificarne l’ammissibilità. Come si evince dal documento, viene dato avviso alle parti e un Consigliere Relatore studia il caso e svolge una relazione. Se il ricorso supera questo filtro, si procede alla discussione; in caso contrario, può essere dichiarato inammissibile, rendendo definitiva la sentenza precedente.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 29104 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 29104 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 11/07/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a ALATRI il 19/02/1986
avverso la sentenza del 02/12/2024 della CORTE APPELLO di ROMA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
c7.9
RG. 13699/25
ritenuto che le deduzioni sviluppate in punto di determinazione degli aumenti di pena per la cd. continuazione interna sono manifestamente infondate, atteso
che la pluralità di persone offese configura una pluralità di reati, eventualmente unificati dalla continuazione, atteso che le condotte offendono distinte vittime;
Da quanto precede deriva la inammissibilità del ricorso dalla quale consegue ex
art. 616 c.p.p. la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende che, in ragione delle questioni
dedotte, si stima equo determinare in euro 3000,00.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro 3000,00 in favore della cassa delle
ammende.
Così deciso l’11 luglio 2025
Il Consigliere estensore
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