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Ricorso in Cassazione personale: inammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso in Cassazione personale presentato da un imputato senza l’assistenza di un legale. La violazione dell’art. 613 del codice di procedura penale, che impone la firma di un avvocato abilitato, ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione Personale: La Cassazione Conferma l’Inammissibilità

Presentare un ricorso in Cassazione personale, ovvero senza l’assistenza di un avvocato abilitato, è una mossa procedurale destinata al fallimento. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce questo principio fondamentale della procedura penale, chiarendo le gravi conseguenze per chi ignora le norme che regolano l’accesso al giudizio di legittimità. Questo caso serve da monito sull’importanza del patrocinio legale qualificato nell’ultimo grado di giudizio.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dal ricorso presentato da un individuo avverso un’ordinanza emessa dalla Corte d’Appello di Roma. Il punto cruciale, che ha determinato l’esito della vicenda, non risiede nel merito della questione, ma in un vizio di forma capitale: il ricorso è stato redatto e sottoscritto personalmente dal ricorrente, senza l’intervento di un difensore iscritto all’albo speciale dei patrocinanti in Cassazione.

La Decisione della Corte e il Ricorso in Cassazione Personale

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, esaminati gli atti, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione è stata presa de plano, ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis del codice di procedura penale. Questa procedura semplificata permette alla Corte di risolvere rapidamente i casi in cui emerge un’evidente causa di inammissibilità, senza la necessità di una pubblica udienza.
La Corte ha ritenuto che il ricorso in Cassazione personale violasse palesemente una norma cardine del processo penale di legittimità, rendendo superflua qualsiasi discussione sul contenuto delle doglianze.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni dell’ordinanza sono concise ma inequivocabili. La Corte ha fondato la sua decisione sull’applicazione dell’articolo 613 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce in modo tassativo che, ad eccezione dei casi previsti dalla legge, gli atti di ricorso per Cassazione devono essere sottoscritti, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale.

La ratio di questa disposizione risiede nell’elevato tecnicismo del giudizio di Cassazione, che non riesamina i fatti del processo, ma valuta esclusivamente la corretta applicazione delle norme di diritto e di procedura. Pertanto, il legislatore ha ritenuto indispensabile il filtro di un professionista qualificato per garantire che i ricorsi siano fondati su censure pertinenti e formulate in modo giuridicamente appropriato.

La presentazione personale del ricorso costituisce una violazione insanabile di questo requisito. Di conseguenza, la Corte non solo ha dichiarato l’inammissibilità dell’impugnazione, ma ha anche condannato il ricorrente a due sanzioni economiche:

1. Pagamento delle spese processuali: una conseguenza automatica dell’inammissibilità.
2. Versamento di una somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende: questa sanzione pecuniaria è stata giustificata in ragione dei “sottesi profili di colpa” del ricorrente, che ha attivato inutilmente la macchina della giustizia con un atto palesemente non conforme alla legge.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un chiaro promemoria del rigore formale che caratterizza il giudizio di legittimità. La norma che impone l’assistenza di un avvocato cassazionista non è un mero formalismo, ma una garanzia di serietà e competenza tecnica. Chiunque intenda adire la Corte di Cassazione deve necessariamente affidarsi a un legale specializzato. Tentare la via del ricorso in Cassazione personale non solo preclude ogni possibilità di vedere esaminate le proprie ragioni, ma comporta anche significative sanzioni economiche, trasformando un tentativo di far valere i propri diritti in un danno certo.

È possibile presentare un ricorso alla Corte di Cassazione senza un avvocato?
No. Secondo quanto stabilito dall’art. 613 del codice di procedura penale e confermato da questa ordinanza, il ricorso deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un avvocato iscritto all’albo speciale per il patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori. Un ricorso presentato personalmente è inammissibile.

Quali sono le conseguenze se si presenta un ricorso in Cassazione inammissibile?
La persona che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende. In questo specifico caso, la somma è stata fissata in tremila euro.

La Corte di Cassazione può decidere un ricorso senza fissare un’udienza?
Sì. Quando un ricorso presenta una causa di inammissibilità evidente, come la mancanza della firma di un avvocato qualificato, la Corte può procedere con una decisione de plano, ovvero basata solo sugli atti depositati, senza la necessità di una discussione in udienza, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis c.p.p.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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