Ricorso in Cassazione Personale: Una Scelta Inammissibile
Il sistema giudiziario italiano prevede precise regole per adire i diversi gradi di giudizio, specialmente quando si arriva al vertice, la Corte di Cassazione. Un’ordinanza recente ha ribadito un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione personale, ovvero presentato direttamente dalla parte interessata senza l’assistenza di un avvocato specializzato, è destinato a essere dichiarato inammissibile. Questa decisione sottolinea l’importanza del patrocinio legale qualificato per garantire l’accesso e la corretta gestione del giudizio di legittimità.
I Fatti del Caso
Un detenuto si era visto rigettare, dal Tribunale di Sorveglianza, un reclamo avverso la decisione che gli negava la concessione di un permesso premio. Ritenendo ingiusta tale statuizione, l’uomo decideva di impugnare l’ordinanza, proponendo personalmente ricorso dinanzi alla Corte di Cassazione. L’atto, dunque, non recava la firma di un difensore, ma unicamente quella della parte direttamente coinvolta nel procedimento.
La Decisione della Corte: un Ricorso in Cassazione Personale Inammissibile
La Corte di Cassazione, senza entrare nel merito della questione relativa al permesso premio, ha immediatamente rilevato un vizio procedurale insanabile. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha inoltre condannato il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista per i casi di inammissibilità del ricorso.
Le Motivazioni
La motivazione alla base della decisione è netta e si fonda su una modifica legislativa cruciale. La legge 23 giugno 2017, n. 103, ha modificato gli articoli 571 e 613 del codice di procedura penale, stabilendo un requisito non derogabile per la proposizione del ricorso in Cassazione. Tale atto, a pena di inammissibilità, deve essere sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione. Questa regola, già chiarita dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 8914 del 2018, non ammette eccezioni.
La ratio della norma è quella di assicurare un ‘filtro’ tecnico e qualitativo, garantendo che i ricorsi presentati alla Suprema Corte posseggano la struttura e i requisiti giuridici necessari per essere esaminati. Il giudizio di Cassazione, infatti, non è un terzo grado di merito, ma un giudizio di legittimità, volto a verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici dei gradi inferiori. La complessità tecnica di tale giudizio richiede necessariamente l’intervento di un professionista con una specifica abilitazione.
Le Conclusioni
La pronuncia in esame conferma un principio ormai consolidato: non è possibile per un cittadino, anche se parte di un procedimento penale, presentare autonomamente un ricorso alla Corte di Cassazione. L’assistenza di un avvocato cassazionista non è una mera facoltà, ma un requisito di ammissibilità imposto dalla legge. Chi intende impugnare un provvedimento dinanzi alla Suprema Corte deve quindi obbligatoriamente rivolgersi a un legale abilitato, pena il rigetto del ricorso e l’applicazione di sanzioni economiche. Questa regola, sebbene possa apparire restrittiva, è posta a garanzia della funzionalità e dell’autorevolezza del massimo organo giurisdizionale.
È possibile presentare personalmente un ricorso alla Corte di Cassazione in materia penale?
No, a seguito della modifica normativa introdotta dalla legge n. 103 del 2017, il ricorso in Cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale.
Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene presentato personalmente dalla parte?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta che la Corte non esamina il merito della questione e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a titolo di sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende.
Perché è necessario un avvocato specializzato per il ricorso in Cassazione?
La legge lo richiede per garantire che i ricorsi presentati alla Corte Suprema abbiano la necessaria qualità tecnica e giuridica. Il giudizio di Cassazione è un controllo di legittimità sulla corretta applicazione delle norme di diritto, e non una nuova valutazione dei fatti, richiedendo quindi una competenza specifica.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 31926 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 31926 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 19/06/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME nato a NAPOLI il 14/09/1984
avverso l’ordinanza del 30/01/2025 del TRIB. SORVEGLIANZA di PERUGIA
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E IN DIRITTO
Rilevato che avverso l’ordinanza in epigrafe, con cui in data 30.1.2025 era stato rigettato dal Tribunale di Sorveglianza di Perugia un reclamo relativo al rigetto di un permesso premio, COGNOME NOME ha proposto ricorso per cassazione personalmente;
Considerato che il ricorso per cassazione avverso qualsiasi tipo di provvedimento non può essere proposto dalla parte personalmente, ma, a seguito della modifica apportata agli artt. 571 e 613 cod. proc. pen. dalla legge 23 giugno 2017, n. 103, deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da difensori iscritti nell’albo speciale della Corte di cassazione (Sez. U, n. 8914 del 21/12/2017, dep. 2018, Aiello, Rv. 272010 – 01);
Ritenuto, pertanto, che il ricorso debba essere dichiarato inammissibile ex art. 613, comma 1, cod. proc. pen., con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 19.6.2025