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Ricorso in Cassazione personale: inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato personalmente da un condannato avverso un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. La decisione si fonda sulla Legge n. 103/2017, che ha reso obbligatoria la sottoscrizione del ricorso da parte di un avvocato cassazionista. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, confermando l’impossibilità di presentare un ricorso in Cassazione personale.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione Personale: La Fine di un’Era e le Regole Attuali

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale, consolidatosi dopo una significativa riforma legislativa: il ricorso in Cassazione personale non è più consentito. Questa pronuncia offre l’occasione per fare chiarezza su una regola che ha cambiato radicalmente le modalità di accesso al più alto grado di giudizio, con importanti conseguenze per chi intende impugnare una decisione.

I Fatti del Caso: Un Appello Diretto alla Suprema Corte

Il caso in esame ha origine dal ricorso presentato personalmente da un condannato contro un’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Roma. L’interessato, agendo in prima persona e senza l’assistenza di un legale, ha deciso di rivolgersi direttamente alla Corte di Cassazione per contestare il provvedimento che lo riguardava.

La Decisione della Corte: Il Ricorso in Cassazione Personale è Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile senza neanche entrare nel merito delle questioni sollevate. La decisione si basa su un’applicazione rigorosa delle norme introdotte con la Legge n. 103 del 2017 (nota come Riforma Orlando), che ha modificato in modo sostanziale le regole per la proposizione del ricorso per cassazione.

La Riforma della Legge n. 103/2017

Prima di questa riforma, l’imputato o il condannato avevano la facoltà di presentare personalmente l’atto di impugnazione. Tuttavia, con l’entrata in vigore della legge, avvenuta il 3 agosto 2017, questa possibilità è stata definitivamente esclusa. La nuova normativa prevede che il ricorso debba essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, esclusivamente da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione.

La Sottoscrizione dell’Avvocato è Indispensabile

La Corte ha precisato che la natura dell’atto di impugnazione richiede una competenza tecnica specifica, garantita solo dalla professionalità di un avvocato cassazionista. A nulla valgono eventuali “escamotage”, come l’autenticazione della firma del ricorrente da parte di un legale o la sottoscrizione del difensore “per accettazione” del mandato. Tali formalità non sono sufficienti a trasferire la titolarità dell’atto al professionista e, pertanto, non sanano il vizio di inammissibilità.

Le Motivazioni

Le motivazioni alla base della decisione sono di natura puramente procedurale e si fondano su una lettura inequivocabile degli articoli 571 e 613 del codice di procedura penale, come modificati dalla citata riforma. La Corte ha richiamato precedenti pronunce, incluse quelle delle Sezioni Unite, che hanno consolidato questo orientamento. L’obiettivo del legislatore è stato quello di elevare il livello tecnico dei ricorsi presentati in Cassazione, deflazionando il carico di lavoro della Suprema Corte da impugnazioni prive dei necessari requisiti di specificità e tecnicismo giuridico.

Le Conclusioni

La pronuncia conferma che la strada per la Corte di Cassazione è oggi percorribile solo con l’assistenza obbligatoria di un difensore specializzato. Per il cittadino, ciò significa che qualsiasi tentativo di presentare un ricorso in Cassazione personale si tradurrà inevitabilmente in una declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie, dove al ricorrente è stato imposto il versamento di 3.000 euro alla Cassa delle ammende. Questa regola sottolinea l’importanza di affidarsi sempre a un professionista qualificato per tutelare i propri diritti nel grado più alto del giudizio penale.

È possibile per un condannato presentare personalmente un ricorso in Cassazione?
No. A seguito della Legge n. 103 del 2017, il ricorso in Cassazione deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte, altrimenti è dichiarato inammissibile.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso presentato personalmente?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, in assenza di prove che escludano la sua colpa, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata fissata in 3.000 euro.

L’autenticazione della firma da parte di un avvocato può rendere valido un ricorso presentato personalmente?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che né l’autenticazione della sottoscrizione del ricorrente, né la firma del difensore “per accettazione” del mandato sono sufficienti a sanare il vizio, poiché non attribuiscono al legale la titolarità dell’atto di impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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