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Ricorso in Cassazione personale: inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso avverso un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza, poiché proposto personalmente dall’interessato e non tramite un avvocato abilitato, come richiesto dall’art. 613 c.p.p. Tale vizio procedurale comporta non solo il rigetto dell’istanza, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro. Il caso evidenzia l’importanza del patrocinio legale obbligatorio per il ricorso in Cassazione personale.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione personale: quando l’autodifesa costa cara

Tentare di difendersi da soli nel più alto grado di giudizio può sembrare un atto di determinazione, ma la legge processuale penale pone dei paletti invalicabili. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci ricorda una regola fondamentale: il ricorso in Cassazione personale, senza l’assistenza di un avvocato, è destinato all’inammissibilità, con conseguenze economiche significative per chi lo propone. Analizziamo insieme questa ordinanza per comprendere le ragioni dietro una decisione così netta.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Detenzione Domiciliare

Il caso ha origine dalla richiesta di un condannato di poter scontare la pena in regime di detenzione domiciliare, ai sensi dell’art. 47-ter, comma 1-bis dell’ordinamento penitenziario. Il Tribunale di Sorveglianza di Torino aveva respinto tale istanza. Non soddisfatto della decisione, il condannato decideva di impugnare l’ordinanza, presentando personalmente ricorso presso la Corte di Cassazione, chiedendo una rivalutazione della sua situazione.

La Decisione della Cassazione sul ricorso in Cassazione personale

La Corte Suprema, tuttavia, non è nemmeno entrata nel merito della richiesta di detenzione domiciliare. Gli Ermellini hanno dichiarato il ricorso inammissibile ‘de plano’, ovvero senza nemmeno la necessità di una pubblica udienza. La ragione è puramente procedurale ma di importanza capitale: il ricorrente aveva agito personalmente, senza avvalersi del patrocinio di un difensore iscritto nell’apposito albo speciale per il patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori.

Le Motivazioni: la regola inderogabile dell’art. 613 c.p.p.

Il cuore della decisione risiede nell’articolo 613, comma 1, del codice di procedura penale. Questa norma, come modificata dalla legge n. 103 del 2017 (la cosiddetta ‘Riforma Orlando’), stabilisce in modo inequivocabile che il ricorso in Cassazione debba essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore abilitato. Il legislatore ha voluto garantire che l’accesso al giudizio di legittimità, caratterizzato da un elevato tecnicismo, sia mediato da un professionista qualificato.

La Corte sottolinea come il provvedimento impugnato sia stato emesso dopo l’entrata in vigore della riforma, rendendo la nuova disciplina pienamente applicabile al caso di specie. La presentazione personale del ricorso costituisce un difetto di ‘legittimazione’, ovvero il ricorrente non possedeva il requisito legale per presentare l’impugnazione in quella forma. Di conseguenza, l’atto è stato considerato giuridicamente inefficace sin dall’origine.

Le Conclusioni: Conseguenze dell’Inammissibilità

L’inammissibilità del ricorso non è una mera formalità. Ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, essa comporta due conseguenze automatiche per il ricorrente:

1. Condanna al pagamento delle spese processuali: il ricorrente deve farsi carico dei costi del procedimento che ha inutilmente attivato.
2. Condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende: la Corte ha inoltre inflitto una sanzione di tremila euro. Questa ulteriore condanna scatta quando non vi sono elementi per escludere la colpa del ricorrente nel determinare la causa di inammissibilità. In questo caso, l’ignoranza della norma procedurale non è stata considerata una scusante valida, conformemente a un principio consolidato dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 186/2000). In sintesi, il tentativo di ‘fare da sé’ si è tradotto non solo in un fallimento processuale ma anche in un significativo esborso economico.

È possibile presentare personalmente un ricorso in Cassazione penale?
No, l’articolo 613 del codice di procedura penale stabilisce chiaramente che, a pena di inammissibilità, il ricorso deve essere sottoscritto da un difensore abilitato al patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori.

Cosa succede se si presenta un ricorso in Cassazione personalmente?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il giudice non esamina il merito della questione e condanna il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una somma alla Cassa delle ammende?
Perché, secondo l’art. 616 c.p.p., tale condanna consegue all’inammissibilità del ricorso quando la causa di quest’ultima è imputabile a colpa del ricorrente. In questo caso, aver presentato personalmente il ricorso, in violazione di una norma di legge chiara, è stato considerato un errore colpevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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