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Ricorso in Cassazione personale: inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato personalmente da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello. La decisione si fonda sulla modifica all’art. 613 del codice di procedura penale, che impone l’obbligo della rappresentanza tecnica di un avvocato per il giudizio di legittimità. Di conseguenza, il **ricorso in Cassazione personale** non è più consentito e comporta la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione Personale: La Cassazione Conferma l’Inammissibilità

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale: l’inammissibilità del ricorso in Cassazione personale. Questa decisione sottolinea l’importanza della rappresentanza tecnica nel giudizio di legittimità, un cambiamento introdotto con la riforma del 2017 che ha modificato l’articolo 613 del codice di procedura penale. L’ordinanza analizzata offre uno spunto cruciale per comprendere le regole di accesso alla Suprema Corte e le conseguenze del loro mancato rispetto.

Il Caso: Un Appello Presentato Direttamente dall’Imputato

Il caso in esame riguarda un imputato che, a seguito di una sentenza della Corte d’Appello di Caltanissetta che aveva ridotto la sua pena per vari reati, decideva di impugnare tale decisione dinanzi alla Corte di Cassazione. Tuttavia, invece di avvalersi di un difensore abilitato, l’imputato presentava il ricorso personalmente.

Questo atto, un tempo possibile, si è scontrato con le nuove disposizioni normative che disciplinano il giudizio di legittimità, portando la Corte a una pronuncia di natura puramente processuale, senza entrare nel merito delle questioni sollevate.

La Decisione della Corte: Inammissibilità e Condanna alle Spese

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione è netta e non lascia spazio a interpretazioni: la legge non consente più all’imputato di proporre personalmente ricorso per cassazione.

Il Principio della Rappresentanza Tecnica Obbligatoria

Il fulcro della decisione risiede nell’articolo 613 del codice di procedura penale, come modificato dalla legge n. 103 del 2017. Questa norma ha introdotto il principio della rappresentanza tecnica obbligatoria, stabilendo che il ricorso in Cassazione debba essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale.

La Corte ha specificato che questo principio si applica a tutte le ipotesi di ricorso, siano esse previste dal codice o da leggi speciali. L’esclusione della difesa personale è stata ritenuta non irragionevole, considerando l’elevato livello di qualificazione professionale richiesto per il giudizio di Cassazione e l’esistenza del patrocinio a spese dello Stato, che garantisce la difesa anche ai non abbienti.

Le Conseguenze del ricorso in Cassazione personale

Dichiarata l’inammissibilità del ricorso, la Corte ha applicato l’articolo 616 del codice di procedura penale. Questa norma prevede che la parte che ha proposto un ricorso inammissibile sia condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle ammende. Nel caso di specie, tale somma è stata determinata in 3.000 euro.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Le motivazioni dell’ordinanza sono chiare e dirette. La Corte ha semplicemente applicato il dettato normativo vigente. I giudici hanno richiamato la giurisprudenza consolidata, incluse le Sezioni Unite, che ha già avuto modo di affermare come il principio della rappresentanza tecnica sia un requisito indispensabile per accedere al giudizio di legittimità. La modifica legislativa del 2017 ha voluto elevare lo standard qualitativo della difesa dinanzi alla Suprema Corte, riservando tale compito a professionisti con una specifica competenza e abilitazione. La Corte sottolinea che tale scelta del legislatore non viola il diritto di difesa, poiché il sistema prevede strumenti come il patrocinio a spese dello Stato per garantire a tutti l’accesso a un difensore qualificato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza funge da importante promemoria sulle regole procedurali che governano il ricorso in Cassazione. L’era in cui l’imputato poteva redigere e depositare personalmente il proprio ricorso è definitivamente tramontata. Oggi, qualsiasi tentativo di adire la Suprema Corte senza l’assistenza di un avvocato cassazionista è destinato a fallire, con l’ulteriore aggravio di una condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione riafferma la centralità della figura dell’avvocato nel processo penale, soprattutto nella sua fase più tecnica e complessa, e l’impossibilità di derogare a tale requisito formale, considerato essenziale per il corretto funzionamento della giustizia di legittimità.

Un imputato può presentare personalmente ricorso in Cassazione?
No. A seguito della modifica dell’art. 613 del codice di procedura penale, il ricorso deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione.

Qual è la base giuridica che impone l’assistenza di un avvocato?
La base giuridica è l’art. 613 del codice di procedura penale, come modificato dall’art. 1, comma 55, della legge n. 103 del 2017. Questa norma ha introdotto il principio della rappresentanza tecnica obbligatoria per il giudizio di legittimità.

Cosa succede se un ricorso viene presentato personalmente dall’imputato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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