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Ricorso in Cassazione personale: inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso in Cassazione personale presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. La decisione si fonda sulla modifica normativa che impone, a pena di inammissibilità, la sottoscrizione dell’atto da parte di un avvocato iscritto all’albo speciale, distinguendo tra la titolarità del diritto di impugnazione e la necessità di rappresentanza tecnica per il suo esercizio. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione Personale: La Cassazione Ribadisce l’Inammissibilità

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso in Cassazione personale, ovvero presentato direttamente dall’imputato senza l’assistenza di un difensore abilitato, è irrimediabilmente inammissibile. Questa decisione sottolinea l’importanza della rappresentanza tecnica qualificata nel giudizio di legittimità, un requisito introdotto per garantire il corretto svolgimento del processo davanti alla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: un’Impugnazione Fai-da-te

Il caso trae origine dal ricorso presentato personalmente da un individuo avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Lecce, sezione distaccata di Taranto. L’imputato, invece di affidarsi a un legale iscritto all’apposito albo, ha deciso di redigere e depositare autonomamente l’atto di impugnazione, cercando di portare le proprie ragioni direttamente all’attenzione dei giudici di legittimità.

Questo approccio, tuttavia, si è scontrato con le rigide norme procedurali che regolano l’accesso alla Corte di Cassazione.

L’Importanza della Rappresentanza Tecnica nel Ricorso in Cassazione Personale

La Corte ha prontamente dichiarato il ricorso inammissibile, basando la propria decisione sulle modifiche legislative introdotte dalla legge n. 103 del 23 giugno 2017. Questa riforma ha modificato gli articoli 571 e 613 del codice di procedura penale, stabilendo in modo inequivocabile che il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione.

I giudici hanno richiamato un’importante pronuncia delle Sezioni Unite (sentenza n. 8914/2018), la quale ha chiarito la distinzione fondamentale tra:

1. Legittimazione a proporre il ricorso: la titolarità del diritto di impugnazione, che spetta alla parte sostanziale (l’imputato).
2. Modalità di proposizione: le forme procedurali con cui tale diritto deve essere esercitato, che per la Cassazione richiedono obbligatoriamente l’intervento di un difensore specializzato.

La norma non nega quindi il diritto dell’imputato a impugnare la sentenza, ma ne disciplina l’esercizio, imponendo il filtro tecnico di un avvocato cassazionista per assicurare la qualità e la pertinenza delle questioni legali sollevate.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte è netta e si fonda su un presupposto puramente procedurale. Il ricorso è stato respinto non per una valutazione nel merito delle doglianze del ricorrente, ma perché mancava di un requisito formale essenziale: la firma di un avvocato abilitato. La legge non ammette eccezioni a questa regola, considerandola una garanzia per il corretto funzionamento della giustizia di legittimità, che è chiamata a decidere su questioni di diritto e non a riesaminare i fatti del processo.

L’inammissibilità è stata dichiarata d’ufficio, come conseguenza automatica della violazione di una norma processuale imperativa.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche e Monito per i Ricorrenti

L’ordinanza si conclude con due precise conseguenze a carico del ricorrente. A causa dell’inammissibilità del ricorso, egli è stato condannato:

1. Al pagamento delle spese processuali.
2. Al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

Questa seconda sanzione è stata comminata in quanto la Corte ha ravvisato una colpa nel ricorrente per aver causato l’inammissibilità, in linea con quanto stabilito dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 186/2000). La decisione funge da monito: tentare di adire la Cassazione senza rispettare le regole procedurali non solo è inutile, ma comporta anche significative conseguenze economiche.

Posso presentare personalmente un ricorso alla Corte di Cassazione?
No. L’ordinanza chiarisce che, a seguito della riforma legislativa del 2017, un ricorso in Cassazione personale è inammissibile. L’atto deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un avvocato iscritto all’albo speciale dei cassazionisti.

Qual è la differenza tra il diritto di impugnare e le modalità per farlo?
Il diritto di impugnare una sentenza spetta alla parte coinvolta nel processo (titolare del diritto). Tuttavia, le modalità con cui questo diritto può essere esercitato davanti alla Corte di Cassazione richiedono, per legge, la rappresentanza tecnica di un avvocato specializzato, come precisato nella decisione.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per questo motivo?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, a causa della colpa nella determinazione dell’inammissibilità, viene condannato anche al pagamento di una somma di denaro alla cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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