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Ricorso in Cassazione personale: inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso presentato contro un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. La decisione si fonda sul fatto che il ricorso in Cassazione personale è stato depositato direttamente dal condannato e non da un difensore iscritto all’albo speciale, come tassativamente richiesto dall’art. 613 del codice di procedura penale. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione Personale: Quando l’Autodifesa Non è Ammessa

L’accesso alla giustizia è un diritto fondamentale, ma le sue modalità sono regolate da precise norme procedurali, soprattutto quando si giunge al massimo grado di giudizio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cardine: il ricorso in Cassazione personale, ovvero presentato direttamente dall’imputato o condannato, non è consentito. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere le ragioni di tale divieto e le sue conseguenze pratiche.

I Fatti del Caso: un Appello Senza Avvocato

Il caso in esame ha origine dal ricorso di un soggetto condannato avverso un’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza. Invece di affidarsi a un legale, il ricorrente ha deciso di redigere e presentare personalmente l’atto di impugnazione alla Corte di Cassazione, sperando di ottenere una revisione del provvedimento a lui sfavorevole.

Questo atto, tuttavia, si è scontrato con una barriera procedurale insormontabile, che ha portato la Corte a decidere il caso de plano, ossia senza la necessità di un’udienza pubblica, data la manifesta infondatezza del ricorso.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Ricorso Personale

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione non è entrata nel merito delle doglianze sollevate dal ricorrente, ma si è fermata a un controllo preliminare sulla regolarità dell’atto introduttivo. Oltre a dichiarare l’inammissibilità, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un ricorso viziato.

Le motivazioni

La motivazione della Corte è netta e si fonda su una norma specifica del codice di procedura penale: l’articolo 613, comma 1. Questa disposizione stabilisce in modo inequivocabile che l’atto di ricorso per cassazione, così come le memorie e i motivi nuovi, deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione.

La ratio di questa norma è duplice. In primo luogo, mira a garantire un’adeguata qualità tecnica degli atti sottoposti alla Suprema Corte, il cui compito non è riesaminare i fatti, ma assicurare l’uniforme interpretazione e la corretta applicazione della legge. Si presume che solo un avvocato con una specifica qualificazione e esperienza possa formulare censure di legittimità in modo appropriato.

In secondo luogo, la norma svolge una funzione deflattiva, evitando che la Corte sia sommersa da ricorsi redatti in modo improprio, generico o non pertinente ai motivi per cui è possibile adire la Cassazione. Il filtro tecnico del difensore specializzato è, quindi, essenziale per il corretto funzionamento del sistema giudiziario al suo più alto livello.

Le conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un importante monito sulle formalità necessarie per accedere al giudizio di legittimità. La regola che vieta il ricorso in Cassazione personale non è un mero formalismo, ma un presidio a tutela della funzione stessa della Corte di Cassazione e dell’efficienza del processo. Per i cittadini, la lezione è chiara: per contestare un provvedimento dinanzi alla Suprema Corte, è indispensabile e obbligatorio avvalersi di un difensore abilitato al patrocinio nelle giurisdizioni superiori. Tentare la via dell’autodifesa in questa sede non solo è destinato al fallimento, ma comporta anche significative conseguenze economiche.

È possibile presentare un ricorso in Cassazione personalmente senza un avvocato?
No, l’articolo 613 del codice di procedura penale stabilisce che il ricorso deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione.

Qual è la conseguenza se un ricorso in Cassazione viene presentato personalmente dal condannato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta che la Corte non esamina il merito della questione e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro a titolo di sanzione alla Cassa delle ammende.

Perché la legge richiede un avvocato speciale per il ricorso in Cassazione?
La legge lo richiede per assicurare che gli atti presentati alla Suprema Corte abbiano un’adeguata qualità tecnica e siano pertinenti ai soli motivi di legittimità (violazioni di legge), che sono gli unici che la Cassazione può esaminare. Questo requisito serve a garantire l’efficienza e il corretto funzionamento del massimo organo della giustizia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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