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Ricorso in Cassazione personale: inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso presentato personalmente da un’imputata contro una condanna per atti persecutori. La Corte ribadisce che, ai sensi dell’art. 613 c.p.p., il ricorso in Cassazione personale è vietato, potendo essere proposto solo da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale. La violazione di questa norma formale comporta l’inammissibilità e la condanna al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione Personale: La Cassazione Ribadisce l’Inammissibilità

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione, Sezione Penale, offre un’importante lezione sulla rigorosità delle norme procedurali. Il caso riguarda un ricorso in Cassazione personale proposto da un’imputata e dichiarato inammissibile perché non sottoscritto da un avvocato abilitato. Questa decisione sottolinea un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia di legittimità richiede il rispetto di formalità non derogabili, la cui violazione comporta conseguenze severe.

I Fatti di Causa

Una persona veniva condannata dal Tribunale di Modena a nove mesi di reclusione e al risarcimento dei danni per due reati di atti persecutori (stalking) ai danni dei propri vicini di casa. Avverso tale sentenza, la condannata proponeva personalmente un atto di impugnazione dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’atto, sebbene intitolato come “richiesta di revisione” ai sensi dell’art. 630 c.p.p. (un rimedio straordinario contro le sentenze definitive), veniva di fatto considerato dalla Corte come un normale ricorso, data la natura non definitiva della sentenza impugnata. Il contenuto del ricorso era, secondo la Corte, estremamente confuso e apodittico, lamentando genericamente la violazione di numerose norme senza fornire argomentazioni specifiche.

La Questione Giuridica: Il Ricorso in Cassazione Personale è Valido?

Il nodo centrale della questione non risiede nel merito delle accuse di stalking, ma in un vizio procedurale insanabile. La domanda a cui la Corte ha dovuto rispondere è: può un imputato presentare personalmente un ricorso per cassazione, senza l’assistenza e la sottoscrizione di un difensore iscritto all’albo speciale?

La risposta della Suprema Corte è stata un netto e inequivocabile no. La difesa tecnica, in questa fase del giudizio, non è una mera facoltà, ma un requisito di ammissibilità imposto dalla legge.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione di inammissibilità su una base giuridica solida e consolidata.

Il punto cruciale è la violazione dell’articolo 613 del codice di procedura penale. Questa norma, a seguito delle modifiche introdotte dalla Legge n. 103 del 2017, ha privato l’imputato della facoltà di proporre personalmente ricorso per cassazione, riservando tale potere in via esclusiva a un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione.

A rafforzare questa interpretazione, la Corte ha richiamato una pronuncia delle Sezioni Unite (sentenza n. 8914 del 2018), la quale ha stabilito che tale regola si applica a qualsiasi tipo di ricorso per cassazione, compresi quelli in materia cautelare. Il principio è chiaro: l’atto di impugnazione davanti alla massima corte deve essere redatto e sottoscritto da un professionista qualificato, a pena di inammissibilità.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche della Decisione

L’ordinanza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Questa decisione comporta due conseguenze dirette per la ricorrente: la condanna al pagamento delle spese processuali e il versamento di una somma di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende.

La lezione pratica che emerge da questa pronuncia è fondamentale: il processo penale, e in particolare il giudizio di legittimità, è governato da formalità rigorose. Il ricorso in Cassazione personale non è un’opzione percorribile. Affidarsi a un difensore abilitato non è solo una garanzia di una difesa tecnicamente competente, ma un presupposto indispensabile per poter accedere al giudizio della Suprema Corte. Ignorare questa regola significa vedersi preclusa la possibilità di far valere le proprie ragioni, con l’ulteriore aggravio di sanzioni economiche.

Un imputato può presentare personalmente un ricorso alla Corte di Cassazione?
No, il ricorso deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione, altrimenti viene dichiarato inammissibile.

Qual è la norma di riferimento che vieta il ricorso personale in Cassazione?
La norma è l’articolo 613 del codice di procedura penale, come modificato dalla Legge 23 giugno 2017, n. 103, che riserva in via esclusiva al difensore il potere di sottoscrivere l’atto di impugnazione.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile per questo motivo?
La persona che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in quattromila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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