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Ricorso in Cassazione Penale: Analisi di un’Ordinanza

Un’ordinanza della Corte di Cassazione analizza un ricorso in Cassazione penale proposto da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Venezia. Il documento, di natura procedurale, attesta lo svolgimento dell’udienza e la relazione del Consigliere incaricato, rappresentando la fase finale del giudizio di legittimità senza ancora esplicitarne l’esito.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione Penale: Guida all’Ultimo Grado di Giudizio

Il ricorso in Cassazione penale rappresenta l’ultimo baluardo a disposizione delle parti in un processo penale, un momento cruciale in cui non si discute più il fatto storico, ma la corretta applicazione della legge. Analizzando un’ordinanza emessa dalla settima sezione penale della Corte di Cassazione, possiamo comprendere meglio le dinamiche di questa fase processuale fondamentale. Il caso in esame trae origine da un ricorso presentato contro una sentenza della Corte d’Appello di Venezia, portando la questione di fronte ai giudici di legittimità.

I Fatti Processuali

Il documento in analisi è un’ordinanza che fa seguito a un ricorso presentato da un imputato. Quest’ultimo ha impugnato la sentenza emessa a suo carico dalla Corte d’Appello di Venezia in data 22 aprile 2024. A seguito del ricorso, è stata fissata un’udienza dinanzi alla Suprema Corte di Cassazione. L’ordinanza attesta che, in tale udienza, è stata sentita la relazione svolta dal Consigliere designato, un passaggio formale che precede la decisione del collegio. Si tratta, quindi, di un atto che fotografa un momento specifico dell’iter processuale, senza rivelare la decisione finale sul ricorso.

Il Ruolo del Ricorso in Cassazione Penale

Contrariamente a quanto avviene nei primi due gradi di giudizio (Tribunale e Corte d’Appello), la Corte di Cassazione non è un “terzo grado” del processo dove si possono ripresentare prove o contestare la ricostruzione dei fatti. Il suo compito è esclusivamente quello di “giudice della legge” (giudice di legittimità).

Il ricorso in Cassazione penale può essere presentato solo per specifici motivi, tra cui:

* Violazione di legge: quando si ritiene che i giudici dei gradi precedenti abbiano interpretato o applicato una norma giuridica in modo errato.
* Vizi di motivazione: quando la motivazione della sentenza è mancante, contraddittoria o manifestamente illogica, al punto da non rendere comprensibile il ragionamento seguito dal giudice.
* Inosservanza delle norme processuali stabilite a pena di nullità.

L’Ordinanza della Suprema Corte

L’atto esaminato è un’ordinanza e non una sentenza. Questo significa che, con molta probabilità, il Collegio si è limitato a registrare lo svolgimento dell’udienza e della relazione. La decisione vera e propria, che potrà dichiarare il ricorso inammissibile, rigettarlo o accoglierlo (annullando con o senza rinvio la sentenza impugnata), sarà contenuta in un successivo e separato provvedimento, ovvero la sentenza, completa delle sue motivazioni.

Le Motivazioni

Sebbene questo specifico documento non contenga le motivazioni della decisione finale, è fondamentale capire cosa esse rappresentino in una sentenza della Cassazione. Le motivazioni sono il cuore del provvedimento e spiegano il percorso logico-giuridico seguito dai giudici per arrivare a una determinata conclusione. In esse, la Corte esaminerà i motivi di ricorso presentati dalla difesa, li confronterà con la sentenza impugnata e con i principi di diritto applicabili, e stabilirà se vi sia stata o meno una violazione di legge. È attraverso le motivazioni che si concretizza la funzione nomofilattica della Corte, ossia quella di garantire un’interpretazione uniforme del diritto su tutto il territorio nazionale.

Conclusioni

L’analisi di un’ordinanza, per quanto sintetica, offre uno spaccato significativo sul funzionamento del ricorso in Cassazione penale. Ci ricorda che il giudizio di legittimità è un controllo rigoroso sulla corretta applicazione delle norme, un meccanismo di garanzia essenziale per la tenuta del sistema giuridico e la tutela dei diritti dei cittadini. L’esito di questo specifico ricorso dipenderà dalla valutazione che la Corte farà sui motivi proposti, il cui accoglimento o rigetto sarà dettagliatamente spiegato nella sentenza finale.

Cosa significa presentare un ricorso in Cassazione in ambito penale?
Significa chiedere alla Corte di Cassazione, il più alto grado di giurisdizione, di verificare se nei precedenti gradi di giudizio la legge sia stata applicata correttamente. Non è una nuova valutazione dei fatti, ma un controllo sulla legittimità della decisione.

La Corte di Cassazione riesamina le prove e i fatti di un caso?
No, la Corte di Cassazione non riesamina nel merito i fatti del processo né valuta nuovamente le prove (come testimonianze o perizie). Il suo compito è limitato a controllare la corretta applicazione delle norme di legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Qual è il ruolo del Consigliere Relatore?
Il Consigliere Relatore è il giudice, membro del collegio giudicante, che ha il compito di studiare in modo approfondito gli atti del processo e di esporre oralmente durante l’udienza i fatti, lo svolgimento del processo e le questioni di diritto sollevate dal ricorso, fornendo una base per la discussione e la decisione finale del collegio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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