Ricorso in Cassazione Penale: Guida all’Ultimo Grado di Giudizio
Il ricorso in Cassazione penale rappresenta l’ultimo baluardo a disposizione delle parti in un processo penale, un momento cruciale in cui non si discute più il fatto storico, ma la corretta applicazione della legge. Analizzando un’ordinanza emessa dalla settima sezione penale della Corte di Cassazione, possiamo comprendere meglio le dinamiche di questa fase processuale fondamentale. Il caso in esame trae origine da un ricorso presentato contro una sentenza della Corte d’Appello di Venezia, portando la questione di fronte ai giudici di legittimità.
I Fatti Processuali
Il documento in analisi è un’ordinanza che fa seguito a un ricorso presentato da un imputato. Quest’ultimo ha impugnato la sentenza emessa a suo carico dalla Corte d’Appello di Venezia in data 22 aprile 2024. A seguito del ricorso, è stata fissata un’udienza dinanzi alla Suprema Corte di Cassazione. L’ordinanza attesta che, in tale udienza, è stata sentita la relazione svolta dal Consigliere designato, un passaggio formale che precede la decisione del collegio. Si tratta, quindi, di un atto che fotografa un momento specifico dell’iter processuale, senza rivelare la decisione finale sul ricorso.
Il Ruolo del Ricorso in Cassazione Penale
Contrariamente a quanto avviene nei primi due gradi di giudizio (Tribunale e Corte d’Appello), la Corte di Cassazione non è un “terzo grado” del processo dove si possono ripresentare prove o contestare la ricostruzione dei fatti. Il suo compito è esclusivamente quello di “giudice della legge” (giudice di legittimità).
Il ricorso in Cassazione penale può essere presentato solo per specifici motivi, tra cui:
* Violazione di legge: quando si ritiene che i giudici dei gradi precedenti abbiano interpretato o applicato una norma giuridica in modo errato.
* Vizi di motivazione: quando la motivazione della sentenza è mancante, contraddittoria o manifestamente illogica, al punto da non rendere comprensibile il ragionamento seguito dal giudice.
* Inosservanza delle norme processuali stabilite a pena di nullità.
L’Ordinanza della Suprema Corte
L’atto esaminato è un’ordinanza e non una sentenza. Questo significa che, con molta probabilità, il Collegio si è limitato a registrare lo svolgimento dell’udienza e della relazione. La decisione vera e propria, che potrà dichiarare il ricorso inammissibile, rigettarlo o accoglierlo (annullando con o senza rinvio la sentenza impugnata), sarà contenuta in un successivo e separato provvedimento, ovvero la sentenza, completa delle sue motivazioni.
Le Motivazioni
Sebbene questo specifico documento non contenga le motivazioni della decisione finale, è fondamentale capire cosa esse rappresentino in una sentenza della Cassazione. Le motivazioni sono il cuore del provvedimento e spiegano il percorso logico-giuridico seguito dai giudici per arrivare a una determinata conclusione. In esse, la Corte esaminerà i motivi di ricorso presentati dalla difesa, li confronterà con la sentenza impugnata e con i principi di diritto applicabili, e stabilirà se vi sia stata o meno una violazione di legge. È attraverso le motivazioni che si concretizza la funzione nomofilattica della Corte, ossia quella di garantire un’interpretazione uniforme del diritto su tutto il territorio nazionale.
Conclusioni
L’analisi di un’ordinanza, per quanto sintetica, offre uno spaccato significativo sul funzionamento del ricorso in Cassazione penale. Ci ricorda che il giudizio di legittimità è un controllo rigoroso sulla corretta applicazione delle norme, un meccanismo di garanzia essenziale per la tenuta del sistema giuridico e la tutela dei diritti dei cittadini. L’esito di questo specifico ricorso dipenderà dalla valutazione che la Corte farà sui motivi proposti, il cui accoglimento o rigetto sarà dettagliatamente spiegato nella sentenza finale.
Cosa significa presentare un ricorso in Cassazione in ambito penale?
Significa chiedere alla Corte di Cassazione, il più alto grado di giurisdizione, di verificare se nei precedenti gradi di giudizio la legge sia stata applicata correttamente. Non è una nuova valutazione dei fatti, ma un controllo sulla legittimità della decisione.
La Corte di Cassazione riesamina le prove e i fatti di un caso?
No, la Corte di Cassazione non riesamina nel merito i fatti del processo né valuta nuovamente le prove (come testimonianze o perizie). Il suo compito è limitato a controllare la corretta applicazione delle norme di legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.
Qual è il ruolo del Consigliere Relatore?
Il Consigliere Relatore è il giudice, membro del collegio giudicante, che ha il compito di studiare in modo approfondito gli atti del processo e di esporre oralmente durante l’udienza i fatti, lo svolgimento del processo e le questioni di diritto sollevate dal ricorso, fornendo una base per la discussione e la decisione finale del collegio.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 13646 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 13646 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 21/03/2025
ORDINANZA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
sul ricorso proposto da: COGNOME nato il 06/07/1995
avverso la sentenza del 22/04/2024 della CORTE APPELLO di VENEZIA
letto il ricorso proposto nell’interesse di NOME COGNOME avverso la sentenza in epigrafe;
esaminati gli atti e il provvedimento impugnato;
ritenuto che il ricorso è inammissibile perché deduce un motivo privo della puntuale enunciazione delle ragioni di diritto che lo giustificano e dei correlati congrui riferiment
motivazione dell’atto impugnato;
ritenuto che all’inammissibilità del ricorso consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila da versare in favore della cassa delle
ammende, non potendosi ritenere che lo stesso abbia proposto il ricorso senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità (Corte cost. n. 186 del 2000).
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 21 marzo 2025
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