Ricorso in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza Penale
Il ricorso in cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, un momento cruciale in cui si può contestare una sentenza per soli motivi di legittimità. In questo articolo, analizzeremo un’ordinanza emessa dalla Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, che si è pronunciata su un ricorso presentato avverso una condanna della Corte d’Assise d’Appello. Vedremo come funziona questo strumento processuale e quali sono gli esiti possibili.
I Fatti del Processo
Il caso in esame ha origine da un grave reato, sul quale si è pronunciata in primo grado la Corte d’Assise. La decisione è stata poi impugnata di fronte alla Corte d’Assise d’Appello di una città del Sud Italia, che ha emesso una sentenza di condanna. L’imputato, un giovane uomo, ritenendo la sentenza viziata da errori di diritto, ha deciso di presentare un ricorso in cassazione tramite il proprio difensore, chiedendo alla Suprema Corte di annullare la decisione.
L’Ordinanza della Suprema Corte e il filtro del ricorso in cassazione
Il documento che analizziamo è un’ordinanza, non una sentenza. Questa distinzione è fondamentale. Spesso, la Settima Sezione Penale della Cassazione, nota come “sezione filtro”, emette ordinanze per decidere sull’ammissibilità dei ricorsi. Il suo compito è verificare se il ricorso presenta i requisiti formali e sostanziali per essere discusso da un’altra sezione della Corte. Se il ricorso è ritenuto inammissibile, il processo si conclude con un’ordinanza che ne dichiara l’improcedibilità, senza entrare nel merito delle questioni sollevate.
Le Motivazioni
Sebbene il testo del provvedimento fornito sia molto sintetico, possiamo analizzare le motivazioni tipiche che portano a una declaratoria di inammissibilità. La Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito; non può riesaminare i fatti o valutare nuovamente le prove. Il ricorso in cassazione deve basarsi esclusivamente su vizi di legittimità, come l’errata applicazione di una norma di legge o un difetto di motivazione palese e illogico della sentenza impugnata. Molto spesso, i ricorsi vengono dichiarati inammissibili perché:
1. Propongono censure di fatto: L’avvocato tenta di ottenere una nuova valutazione delle prove, cosa non consentita in Cassazione.
2. I motivi sono generici: Le critiche alla sentenza d’appello sono esposte in modo vago, senza specificare con precisione la violazione di legge o il vizio logico.
3. I motivi sono manifestamente infondati: Le argomentazioni appaiono a una prima analisi prive di qualsiasi fondamento giuridico.
In casi come questi, la Settima Sezione emette un’ordinanza di inammissibilità per ragioni di economia processuale, evitando che ricorsi palesemente infondati intasino il lavoro delle altre sezioni.
Le Conclusioni
La conseguenza pratica di un’ordinanza di inammissibilità è drastica: il ricorso viene respinto e la sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Assise d’Appello diventa definitiva e irrevocabile. Ciò significa che la pena inflitta deve essere eseguita. Questo esito sottolinea l’importanza cruciale di redigere un ricorso in cassazione in modo tecnicamente ineccepibile, concentrandosi esclusivamente sui profili di diritto e argomentando con rigore e precisione i vizi della decisione impugnata.
Cosa significa quando la Corte di Cassazione emette un’ordinanza anziché una sentenza?
L’ordinanza è un provvedimento che, a differenza della sentenza, di solito risolve questioni procedurali. Nel caso specifico della Settima Sezione Penale, l’ordinanza è lo strumento con cui viene dichiarata l’ammissibilità o l’inammissibilità di un ricorso, senza entrare nel merito della questione.
Qual è l’oggetto di un ricorso in Cassazione?
Un ricorso in Cassazione non può riesaminare i fatti del processo. Il suo oggetto è limitato alla verifica della corretta applicazione delle norme di legge e al controllo sulla logicità e coerenza della motivazione della sentenza impugnata (controllo di legittimità).
Quali sono le conseguenze di una dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità chiude definitivamente il processo. La sentenza impugnata (in questo caso, quella della Corte d’Assise d’Appello) diventa irrevocabile e la pena stabilita deve essere eseguita.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 28024 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 28024 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 26/05/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a ACQUAVIVA DELLE FONTI il 09/08/1999
avverso la sentenza del 27/11/2024 della CORTE RAGIONE_SOCIALE di BARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME
7
letto il ricorso proposto nell’interesse di NOME COGNOME avverso la s epigrafe;
esaminati gli atti e il provvedimento impugnato;
ritenuto che il ricorso è inammissibile perché le censure prospettate sono manifes infondate alla luce della irrevocabilità della rinunzia all’impugnazione una volta en
sfera di conoscenza del giudice adito, ( rinunzia) nel caso ribadita personalmente dal alla udienza del 23 ottobre 2024, nonché della evidente inconferenza delle considerazio
dalla difesa nel rimarcare l’errore nel quale sarebbe incorso il ricorrente nel render stessa, tutte peraltro puntualmente affrontate e disattese dalla Corte del merito
rilevato che all’inammissibilità del ricorso conseguono le pronunce di cui all’art proc. pen.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento del processuali e della somma di Euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in data 26 maggio 2025.