Ricorso in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza della Suprema Corte
L’ordinamento giuridico italiano prevede diversi gradi di giudizio per garantire un’accurata valutazione dei casi. L’ultimo grado è rappresentato dalla Corte di Cassazione, che non riesamina i fatti, ma valuta la corretta applicazione delle norme di diritto. Il presente articolo analizza un’ordinanza emessa a seguito di un ricorso in Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bari, illustrando il contesto procedurale e le possibili implicazioni di una simile decisione.
Il Contesto del Ricorso in Cassazione
Un imputato, a seguito di una condanna confermata dalla Corte d’Appello di Bari con sentenza del 27 febbraio 2024, ha deciso di presentare un ricorso in Cassazione. Questo strumento rappresenta l’ultima via di impugnazione ordinaria e può essere utilizzato solo per specifici motivi previsti dalla legge, come la violazione di norme procedurali o l’errata applicazione di una legge sostanziale. L’obiettivo non è ottenere una nuova valutazione del fatto storico, ma contestare la legittimità della decisione dei giudici di merito.
Il caso è stato assegnato alla Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, che ha fissato l’udienza per il 14 maggio 2025. Durante l’udienza, il Consigliere Relatore ha esposto i fatti e le questioni giuridiche sollevate dal ricorrente, permettendo al collegio di deliberare.
La Decisione della Corte: L’Ordinanza
L’esito del procedimento è stato formalizzato con un’ordinanza. A differenza di una sentenza, che di solito decide il merito della questione, l’ordinanza è un provvedimento più snello, spesso utilizzato per risolvere questioni procedurali. Nel contesto della Corte di Cassazione, e in particolare della Sezione Settima, l’ordinanza è frequentemente lo strumento con cui si dichiara l’inammissibilità del ricorso, ovvero si stabilisce che l’impugnazione non possiede i requisiti formali o sostanziali per essere esaminata nel merito.
Sebbene il documento in esame non espliciti il contenuto della decisione, la sua natura di ‘ordinanza’ orienta verso un esito di natura processuale.
Le Motivazioni
Le motivazioni dietro un’ordinanza che decide un ricorso in Cassazione possono essere variegate. Tipicamente, in casi come questo, la Corte potrebbe aver riscontrato che i motivi di ricorso erano manifestamente infondati, ovvero privi di qualsiasi pregio giuridico. Un’altra ragione comune di inammissibilità è la genericità dei motivi, che non specificano in modo chiaro e puntuale le violazioni di legge contestate. Infine, la Corte dichiara inammissibile un ricorso quando, sotto l’apparenza di una violazione di legge, il ricorrente tenta in realtà di ottenere una nuova e non consentita valutazione dei fatti, compito che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.
Le Conclusioni
In conclusione, sebbene il provvedimento analizzato sia estremamente sintetico, esso offre uno spunto fondamentale sulla funzione della Corte di Cassazione come giudice di legittimità. La decisione tramite ordinanza sottolinea il rigore con cui la Suprema Corte valuta i requisiti di ammissibilità dei ricorsi. Per gli operatori del diritto, questo rappresenta un costante monito sull’importanza di redigere impugnazioni tecnicamente precise e fondate su reali violazioni di legge, evitando di trasformare il giudizio di Cassazione in un terzo grado di merito. Per il cittadino, conferma la natura del sistema giudiziario, che pone dei limiti precisi alle possibilità di impugnazione per garantire la certezza del diritto.
Qual è l’oggetto del provvedimento esaminato?
Il provvedimento è un’ordinanza della Corte di Cassazione, Settima Sezione Penale, che decide su un ricorso proposto contro una sentenza della Corte d’Appello di Bari del 27 febbraio 2024.
Cosa si può dedurre dalla natura del provvedimento?
Trattandosi di un’ordinanza emessa dalla Settima Sezione Penale della Cassazione, è altamente probabile che si tratti di una decisione di natura processuale, come una dichiarazione di inammissibilità del ricorso, piuttosto che una decisione sul merito della questione.
Quali sono i ruoli menzionati nel documento?
Il documento menziona il Presidente del collegio giudicante, il Consigliere Relatore (incaricato di esporre il caso) e l’imputato che ha presentato il ricorso avverso la sentenza di secondo grado.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 21665 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 21665 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 14/05/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME COGNOME nato a BARI il 27/04/1982
avverso la sentenza del 27/02/2024 della CORTE APPELLO di BARI udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
– che, con l’impugnata sentenza, la Corte di appello di Bari ha confermato la pronuncia primo grado con la quale COGNOME NOME era stato condannato per due episodi di furto
aggravato;
– che, avverso detta sentenza, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, a mezzo del proprio difensore;
– che l’unico motivo di ricorso è manifestamente infondato, atteso che la Corte di appell con motivazione adeguata, coerente e priva di vizi logici, ha ritenuto che il fatto non po
essere ritenuto di particolare tenuità, ponendo in rilievo l’entità del danno arrecato, le mo particolarmente spregiudicate della condotta e i plurimi precedenti specifici a carico dell’imp
(cfr. pagina 3 della sentenza impugnata);
– che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente pagamento delle spese processuali e della somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle
ammende;
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spe processuali e della somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, 11 14 maggio 2025
Il Consigliere estensore
Il Presidente