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Ricorso in cassazione: l’obbligo di difesa tecnica

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso in cassazione presentato personalmente da un imputato condannato per furto aggravato. La decisione si basa sulla riforma che impone la necessaria rappresentanza di un avvocato, escludendo la difesa personale in questa fase del giudizio.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Perché Non Puoi Difenderti da Solo

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso in cassazione non può essere proposto personalmente dall’imputato, ma richiede obbligatoriamente l’assistenza di un difensore abilitato. Questa decisione conferma la linea interpretativa consolidata dopo la riforma del 2017, sottolineando la necessità di una difesa tecnica qualificata nel grado più alto della giurisdizione.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un individuo condannato sia in primo grado che in appello per il reato di furto aggravato di un motoveicolo, commesso in una grande città italiana nel maggio 2018. A seguito della sentenza di condanna della Corte d’Appello, l’imputato decideva di presentare personalmente ricorso presso la Corte di Cassazione, senza avvalersi di un legale.

La Decisione della Corte: Il Ricorso in Cassazione Personale è Inammissibile

La Suprema Corte, senza entrare nel merito della questione, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una ragione puramente procedurale: la mancanza di legittimazione del soggetto proponente. La legge, infatti, non consente più all’imputato di presentare autonomamente un ricorso in cassazione, rendendo tale facoltà esclusiva di un avvocato iscritto all’apposito albo.

Le Motivazioni: La Necessità della Difesa Tecnica Qualificata

La Corte ha basato la sua decisione sull’articolo 613, comma 1, del codice di procedura penale, come modificato dalla legge 23 giugno 2017, n. 103. Questa riforma ha esplicitamente eliminato la facoltà per l’imputato di proporre personalmente il ricorso. La Corte ha richiamato un’importante pronuncia delle Sezioni Unite (sentenza n. 8914 del 2018), la quale aveva già affrontato e respinto la questione di illegittimità costituzionale di tale norma. Secondo la Suprema Corte, l’obbligo di una rappresentanza tecnica non viola il diritto di difesa garantito dagli articoli 24 e 111 della Costituzione e dall’articolo 6 della CEDU. Al contrario, la scelta del legislatore è considerata ragionevole. L’elevato livello di specializzazione e qualificazione professionale richiesto per l’esercizio del diritto di difesa in Cassazione giustifica pienamente l’esclusione della difesa personale. Questo sistema, inoltre, garantisce il diritto di difesa anche ai non abbienti attraverso l’istituto del patrocinio a spese dello Stato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza conferma un punto fermo: chiunque intenda impugnare una sentenza penale davanti alla Corte di Cassazione deve obbligatoriamente affidarsi a un avvocato cassazionista. Il tentativo di agire personalmente si traduce inevitabilmente in una declaratoria di inammissibilità. Questa regola non è un mero formalismo, ma una garanzia per la serietà e la qualità tecnica dei ricorsi presentati al supremo organo di nomofilachia. La conseguenza diretta per il ricorrente non è solo l’impossibilità di far esaminare le proprie ragioni, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

È possibile per un imputato presentare personalmente un ricorso in cassazione?
No, la normativa attuale (art. 613 c.p.p. come modificato dalla L. 103/2017) ha eliminato questa facoltà. Il ricorso deve essere proposto da un avvocato abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori.

L’obbligo di avere un avvocato per il ricorso in cassazione viola il diritto di difesa?
No. Secondo la Corte di Cassazione a Sezioni Unite, questa regola non limita il diritto di difesa ma è una scelta ragionevole del legislatore, data l’elevata qualificazione tecnica richiesta per agire davanti alla Suprema Corte.

Cosa succede se si presenta comunque un ricorso personalmente?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile senza esame nel merito. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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