Ricorso in Cassazione: L’Errore Procedurale Che Costa Caro
Presentare un ricorso in Cassazione è un’operazione tecnica che richiede il rispetto di rigide regole formali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda come un errore apparentemente banale, come la mancata sottoscrizione dell’atto da parte di un avvocato specializzato, possa portare a conseguenze severe, tra cui la declaratoria di inammissibilità e una condanna pecuniaria. Questo caso evidenzia l’importanza fondamentale del patrocinio legale qualificato nel grado più alto della giustizia.
I Fatti del Caso: Un Ricorso Personale
Il caso trae origine da un’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Cagliari. Un soggetto, sentendosi leso dal provvedimento, decideva di impugnarlo presentando personalmente un ricorso presso la Corte di Cassazione. L’atto di impugnazione, quindi, non recava la firma di un difensore, ma solo quella della parte interessata. Questo dettaglio procedurale si è rivelato decisivo per l’esito della vicenda.
La Decisione della Corte: Inammissibilità del Ricorso in Cassazione
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato il ricorso inammissibile senza nemmeno entrare nel merito delle doglianze sollevate. La decisione è stata presa ‘de plano’, ovvero con una procedura semplificata e accelerata, prevista per i casi in cui l’inammissibilità è palese.
Il Principio di Diritto Applicato
La Corte ha basato la sua decisione sulle chiare disposizioni del Codice di Procedura Penale. Nello specifico, gli articoli 571, comma 1, e 613, comma 1, come modificati dalla legge n. 103 del 2017 (la cosiddetta ‘Riforma Orlando’), stabiliscono in modo inequivocabile che il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione. La presentazione personale da parte dell’imputato o dell’interessato non è consentita.
Le Motivazioni
Le motivazioni dell’ordinanza sono lineari e si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale, rafforzato dalla citata riforma. La Corte ha rilevato che la legge impone un ‘filtro’ tecnico all’accesso al giudizio di legittimità. La necessità di un avvocato cassazionista non è una mera formalità, ma una garanzia di professionalità volta ad assicurare che i ricorsi presentati alla Suprema Corte siano tecnicamente fondati su vizi di legittimità e non su questioni di merito, che non rientrano nella competenza della Cassazione. La presentazione personale dell’atto, pertanto, costituisce una violazione insanabile delle norme procedurali, che conduce inevitabilmente alla declaratoria di inammissibilità.
Le Conclusioni
La conseguenza di questa decisione non è solo la mancata valutazione del ricorso, ma anche una condanna per il ricorrente. Quest’ultimo è stato obbligato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce una lezione fondamentale: nel processo penale, e in particolare nel delicato passaggio del ricorso in Cassazione, il ‘fai da te’ non è un’opzione percorribile. Affidarsi a un difensore specializzato non è solo consigliabile, ma un requisito indispensabile imposto dalla legge, la cui violazione comporta conseguenze economiche e la perdita della possibilità di far valere le proprie ragioni davanti al giudice di legittimità.
È possibile presentare personalmente un ricorso in Cassazione in materia penale?
No, la legge (in particolare l’art. 613, comma 1, del codice di procedura penale) richiede che il ricorso sia sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione.
Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione viene presentato senza un avvocato abilitato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.
Cosa significa che un ricorso è dichiarato inammissibile ‘de plano’?
Significa che la Corte di Cassazione può dichiarare l’inammissibilità con una procedura semplificata e senza la necessità di un’udienza pubblica, quando i motivi di inammissibilità sono evidenti e manifesti, come nel caso della mancata sottoscrizione da parte di un avvocato abilitato.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 26758 Anno 2024
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Penale Ord. Sez. 7 Num. 26758 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 20/06/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME NOME SAN GAVINO MONREALE il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 26/10/2023 del TRIB. SORVEGLIANZA di CAGLIARI
dato avviso alle parti;3
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Visti gli atti.
Esaminati il ricorso, l’ordinanza impugnata. , le memorie tempestivamente depositate dal ricorrente.
Rilevato che l’atto di impugnazione è stato proposto personalmente dall’interessato, NOME COGNOME, mentre avrebbe dovuto essere sottoscritto da difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di cassazione (artt. 571, comma 1, e 613, comma 1, cod. proc. pen., come modificati dalla legge n. 103 del 2017; Sez. U, n. 8914 del 21/12/2017, dep. 2018, Aiello, Rv. 272010-01).
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, de plano, a norma dell’art. 610, comma 5-bis, cod. proc. pen. (introdotto dalla medesima legge n. 103 del 2017), con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, in Roma 20 giugno 2024.