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Ricorso in Cassazione: l’obbligo del difensore

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3566/2024, dichiara inammissibile un ricorso in Cassazione presentato personalmente dall’interessato. La decisione ribadisce che, per legge, tale impugnazione deve essere sottoscritta da un avvocato iscritto all’albo speciale, pena la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Perché è Obbligatorio l’Avvocato?

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, una fase delicata che richiede competenze tecniche specifiche. Ma è possibile agire personalmente, senza l’assistenza di un legale? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 3566/2024) fornisce una risposta chiara e inequivocabile, sottolineando un requisito formale non negoziabile: la necessità di un difensore abilitato.

Il Caso: Un Appello Presentato Senza Difensore

I fatti alla base della decisione sono semplici ma emblematici. Una persona, a seguito di un’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Lecce, decideva di impugnare tale provvedimento presentando personalmente un ricorso alla Corte di Cassazione. L’atto di impugnazione, quindi, non recava la firma di un avvocato, ma direttamente quella della parte interessata.

Questo dettaglio, che potrebbe sembrare una mera formalità, si è rivelato invece un errore fatale per le sorti del ricorso stesso, portando a una sua immediata chiusura processuale.

La Decisione della Cassazione: Inammissibilità De Plano

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato l’atto e, senza nemmeno entrare nel merito della questione, ha dichiarato il ricorso inammissibile de plano. Ciò significa che la Corte ha respinto l’impugnazione in via preliminare, con una procedura semplificata, a causa di un vizio di forma insanabile.

Oltre a respingere il ricorso, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione prevista proprio per i casi di inammissibilità.

Le Motivazioni: Il Principio del Patrocinio Obbligatorio nel ricorso in Cassazione

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine della procedura penale per il giudizio di legittimità. Gli Ermellini hanno richiamato gli articoli 571, comma 1, e 613, comma 1, del codice di procedura penale, come modificati dalla legge n. 103 del 2017. Queste norme stabiliscono in modo esplicito che il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di cassazione.

La ratio di questa previsione è garantire l’elevato tecnicismo giuridico richiesto in questa sede. Il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito dove si riesaminano i fatti, ma un giudizio di legittimità, volto a verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e di procedura. Pertanto, è indispensabile che le censure mosse alla sentenza impugnata siano formulate da un professionista con la specifica competenza e abilitazione.

La Corte ha inoltre rafforzato la propria decisione citando un autorevole precedente delle Sezioni Unite (sentenza n. 8914 del 2017), che aveva già consolidato questo orientamento, eliminando ogni dubbio sulla necessità del patrocinio qualificato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Cittadini

L’ordinanza in esame offre una lezione fondamentale: nel labirinto delle norme processuali, il ‘fai da te’ può costare caro, specialmente quando si intende adire la Suprema Corte. La decisione ribadisce che il ricorso in Cassazione non è un atto che il cittadino può compiere autonomamente. È un’attività riservata esclusivamente agli avvocati ‘cassazionisti’.

Ignorare questa regola non solo impedisce che le proprie ragioni vengano esaminate nel merito, ma comporta anche conseguenze economiche significative, come la condanna alle spese e il pagamento di una sanzione. Pertanto, chiunque intenda contestare una decisione davanti alla Corte di Cassazione deve necessariamente rivolgersi a un legale abilitato, l’unico soggetto in grado di redigere e sottoscrivere validamente l’atto di impugnazione.

È possibile presentare personalmente un ricorso per cassazione in materia penale?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione ha stabilito che il ricorso deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte, pena l’inammissibilità dell’atto.

Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per questo motivo?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (nel caso specifico, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

Quali norme del codice di procedura penale regolano questo requisito?
Le norme di riferimento sono gli articoli 571, comma 1, e 613, comma 1, del codice di procedura penale, come modificati dalla legge n. 103 del 2017, che impongono il patrocinio di un difensore abilitato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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