LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso in Cassazione: la condanna alle spese

La Suprema Corte di Cassazione ha esaminato un ricorso in Cassazione proposto contro una sentenza della Corte d’Appello di Palermo. L’ordinanza, pur non esplicitando le motivazioni nel testo fornito, si conclude con la condanna del ricorrente al pagamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, esito tipico del rigetto o della dichiarazione di inammissibilità del ricorso.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 29 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Quando l’Appello viene Respinto e Cosa Comporta

L’analisi di oggi si concentra su un’ordinanza della Corte di Cassazione che, sebbene molto sintetica nel testo a nostra disposizione, offre spunti fondamentali sul funzionamento del ricorso in Cassazione e sulle sue conseguenze economiche in caso di esito negativo. Il caso riguarda un appello presentato contro una sentenza della Corte d’Appello di Palermo, che si è concluso con una condanna pecuniaria per il ricorrente.

I Fatti del Caso: Un Appello alla Suprema Corte

Un soggetto, a seguito di una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Palermo in data 15 maggio 2024, ha deciso di impugnare tale decisione presentando un ricorso presso la Suprema Corte di Cassazione. Questo rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, limitato alla verifica della corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità) e non a una nuova valutazione dei fatti (giudizio di merito).

La Corte di Cassazione, nella sua Settima Sezione Penale, ha esaminato il ricorso in un’udienza tenutasi il 21 febbraio 2025. Il provvedimento emesso è un’ordinanza, tipologia di atto che spesso risolve questioni procedurali.

La Decisione della Corte e il rigetto del ricorso in Cassazione

L’ordinanza si conclude con una statuizione molto chiara: la condanna del ricorrente al pagamento della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Sebbene il documento non riporti esplicitamente la declaratoria di inammissibilità o di rigetto del ricorso, questa condanna ne è la conseguenza diretta e inequivocabile.

Nella procedura penale, infatti, quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile o lo rigetta, la legge prevede che il ricorrente privato sia condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma pecuniaria alla Cassa delle ammende. L’importo, fissato discrezionalmente dal giudice, serve a sanzionare l’aver adito la Corte con un’impugnazione ritenuta infondata o non ammissibile, fungendo da deterrente contro ricorsi meramente dilatori o pretestuosi.

Le Motivazioni

Il testo a nostra disposizione non entra nel dettaglio delle motivazioni giuridiche che hanno portato la Corte a questa conclusione. Tuttavia, possiamo dedurre che i giudici abbiano riscontrato vizi insanabili nell’atto di impugnazione o la manifesta infondatezza dei motivi addotti. Le ragioni di inammissibilità di un ricorso in Cassazione possono essere molteplici: dalla proposizione per motivi non consentiti dalla legge (ad esempio, tentare di ottenere una nuova valutazione dei fatti), alla carenza di specificità dei motivi, fino al mancato rispetto dei termini per la presentazione.

La decisione di condannare il ricorrente a una sanzione pecuniaria sottolinea la valutazione negativa della Corte sull’iniziativa processuale intrapresa. Si tratta di un meccanismo volto a preservare la funzione nomofilattica della Cassazione, evitando che venga oberata da impugnazioni prive dei requisiti minimi di legge.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame, pur nella sua brevità, è un’efficace sintesi delle conseguenze di un ricorso in Cassazione infondato. Ci insegna che l’accesso alla giustizia, pur essendo un diritto fondamentale, deve essere esercitato con responsabilità. La presentazione di un ricorso in Cassazione richiede un’attenta valutazione dei presupposti di legge, poiché un esito negativo non comporta solo la conferma della decisione impugnata, ma anche significative conseguenze economiche. La condanna al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende è un monito a non intraprendere impugnazioni avventate, ma a riservare lo strumento del ricorso ai soli casi in cui si lamentino reali violazioni di legge.

Cosa si intende per ricorso in Cassazione?
È l’impugnazione con cui si contesta una sentenza di secondo grado davanti alla Suprema Corte di Cassazione, la quale però può giudicare solo sulla corretta applicazione delle norme di diritto (violazioni di legge) e non riesaminare i fatti del processo.

Qual è stata la decisione della Corte nel caso specifico?
La Corte ha condannato il ricorrente al pagamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questo esito implica che il suo ricorso è stato respinto o dichiarato inammissibile.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una somma alla Cassa delle ammende?
Questa sanzione pecuniaria è prevista dalla legge quando un ricorso in Cassazione in materia penale viene dichiarato inammissibile o rigettato. Serve come deterrente per evitare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o proposti al di fuori dei casi consentiti, che gravano inutilmente sul sistema giudiziario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati