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Ricorso in Cassazione: inammissibile senza avvocato

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile perché presentato personalmente dall’imputato e non da un avvocato iscritto all’apposito albo. La sentenza ribadisce che, ai sensi dell’art. 613 c.p.p., la sottoscrizione del difensore è un requisito formale indispensabile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione Inammissibile: Il Ruolo Cruciale dell’Avvocato Cassazionista

L’accesso alla Corte di Cassazione, vertice del sistema giudiziario italiano, è regolato da norme procedurali rigorose che non ammettono deroghe. Un’ordinanza recente ha ribadito un principio fondamentale: un ricorso in Cassazione inammissibile è la conseguenza diretta della sua presentazione personale da parte dell’imputato, senza la necessaria assistenza di un legale specializzato. Questa decisione evidenzia l’importanza del patrocinio qualificato nel processo penale di legittimità.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato in primo e secondo grado a una pena detentiva di 3 anni, 6 mesi e 15 giorni di reclusione e a 1.300 euro di multa, decideva di impugnare la sentenza della Corte d’Appello di Torino direttamente davanti alla Corte di Cassazione.

L’imputato formulava personalmente due motivi di ricorso:
1. Un vizio di motivazione sull’entità della pena, ritenuta non adeguatamente giustificata dai giudici di merito, i quali si erano limitati a definirla “congrua”.
2. Una questione di legittimità costituzionale dell’articolo 613 del codice di procedura penale, che impone l’obbligo di farsi assistere da un difensore iscritto all’albo speciale della Cassazione. Secondo il ricorrente, tale norma violerebbe il diritto di difesa e il principio costituzionale che garantisce a tutti la possibilità di ricorrere in Cassazione per violazione di legge.

Analisi della Corte e la dichiarazione di un ricorso in Cassazione inammissibile

La Corte di Cassazione non è neppure entrata nel merito dei motivi sollevati. L’analisi si è fermata a un controllo preliminare di natura puramente formale. La trattazione del ricorso, infatti, è avvenuta con procedura semplificata (“de plano”) proprio a causa della palese e manifesta causa di inammissibilità.

Il Procuratore Generale aveva già concluso per la declaratoria di inammissibilità, e la Corte ha pienamente accolto tale richiesta. La ragione è netta e insuperabile: il ricorso era stato presentato personalmente dall’imputato.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è lapidaria ma giuridicamente ineccepibile. L’articolo 613 del codice di procedura penale, a seguito delle modifiche introdotte dalla legge n. 103/2017 (la cosiddetta “Riforma Orlando”), stabilisce in modo esplicito che l’atto di ricorso in Cassazione debba essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Cassazione.

Questo requisito non è un mero formalismo, ma una precisa scelta del legislatore volta a garantire la qualità tecnica degli atti sottoposti al vaglio della Suprema Corte, la quale è chiamata a giudicare sulla corretta applicazione della legge (ius constitutionis) e non sui fatti del caso (ius litigatoris). La complessità del giudizio di legittimità richiede una competenza specifica che solo un avvocato cassazionista può assicurare.

L’aver presentato il ricorso personalmente ha costituito, quindi, un vizio insanabile che ha precluso qualsiasi esame nel merito delle questioni, inclusa quella sulla presunta incostituzionalità della norma stessa.

Le Conclusioni

Le conseguenze della declaratoria di inammissibilità sono state significative per il ricorrente. Oltre a vedere la propria condanna diventare definitiva, è stato condannato al pagamento delle spese processuali. In aggiunta, ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, è stato obbligato a versare una somma di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende, a causa dei profili di colpa ravvisati nella proposizione di un ricorso palesemente inammissibile.

Questa ordinanza serve da monito: il tentativo di agire personalmente in Cassazione non solo è destinato al fallimento, ma comporta anche ulteriori oneri economici. Ribadisce con forza che il patrocinio di un avvocato cassazionista non è una facoltà, ma un requisito essenziale per poter validamente adire la Suprema Corte.

È possibile presentare personalmente un ricorso alla Corte di Cassazione in materia penale?
No, a seguito della modifica dell’art. 613 c.p.p., il ricorso è inammissibile se non è sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione. La presentazione personale da parte dell’imputato è una causa di inammissibilità.

Quali sono le conseguenze se un ricorso viene dichiarato inammissibile per questo motivo?
La Corte dichiara inammissibile il ricorso, il che rende definitiva la sentenza impugnata. Inoltre, condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma pecuniaria (in questo caso 3.000 euro) a favore della Cassa delle ammende.

La Corte ha valutato i motivi del ricorso, come la congruità della pena o la questione di costituzionalità?
No, la Corte non è entrata nel merito dei motivi sollevati. La presenza di una causa di inammissibilità, come la mancata sottoscrizione da parte di un avvocato abilitato, impedisce al giudice di esaminare il contenuto del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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