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Ricorso in Cassazione inammissibile se ripetitivo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21364/2025, ha dichiarato un ricorso inammissibile in quanto le doglianze presentate erano una mera ripetizione di quelle già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. La Corte ha ribadito che i giudici di merito avevano già valutato correttamente le prove, inclusa la testimonianza della persona offesa, i referti medici e le altre testimonianze, rendendo il ricorso privo di specificità.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Quando la Ripetitività Costa Cara

Presentare ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è una semplice occasione per ridiscutere l’intero processo. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce un principio fondamentale: se il ricorso si limita a ripetere le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza individuare vizi specifici della sentenza impugnata, il risultato è una dichiarazione di ricorso inammissibile. Questo non solo pone fine al percorso giudiziario, ma comporta anche conseguenze economiche per il ricorrente. Analizziamo insieme questo caso per capire le dinamiche e le implicazioni di tale decisione.

I Fatti del Caso: Il Ricorso Contro la Sentenza d’Appello

Il caso trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione da un imputato, avverso una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Bari. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto una serie di motivi di ricorso (doglianze) per contestare la decisione dei giudici di secondo grado. Tuttavia, come emergerà dalla valutazione della Suprema Corte, tali motivi non introducevano elementi di novità rispetto a quanto già discusso e valutato nel precedente grado di giudizio.

La Decisione della Cassazione: un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. La decisione si fonda su un’argomentazione netta: il ricorso non era altro che una riproduzione delle stesse lamentele già sollevate e respinte dalla Corte d’Appello. Questo approccio è considerato non conforme ai requisiti di specificità richiesti per un valido ricorso in Cassazione.

La Mera Riproduzione delle Doglianze d’Appello

I giudici di legittimità hanno osservato che le argomentazioni difensive erano “meramente riprodotte” in sede di Cassazione. In pratica, l’atto di ricorso non individuava specifici errori di diritto o vizi logici nella motivazione della sentenza d’appello, ma si limitava a riproporre la stessa linea difensiva già ampiamente vagliata e disattesa. La Corte ha sottolineato che un ricorso, per essere ammissibile, deve confrontarsi criticamente con la decisione impugnata, evidenziandone le presunte falle, e non può essere una semplice fotocopia delle argomentazioni precedenti.

La Corretta Valutazione dei Giudici di Merito

La Cassazione ha inoltre confermato la correttezza dell’operato dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Questi ultimi avevano già esaminato in modo approfondito tutte le prove, comprese le dichiarazioni della persona offesa, la cui attendibilità era stata confermata da un referto medico e da altre testimonianze. La valutazione delle prove era stata logica e giuridicamente corretta, rendendo le critiche del ricorrente generiche e prive di fondamento.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione alla base della declaratoria di inammissibilità risiede nel principio secondo cui il giudizio di Cassazione non è un “terzo grado” di merito, ma un giudizio di legittimità. Il suo scopo non è rivalutare i fatti, ma controllare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Un ricorso che non denuncia vizi specifici, ma si limita a lamentare genericamente la valutazione delle prove operata dai giudici precedenti, si pone al di fuori dei limiti del giudizio di legittimità. La Corte, citando precedenti giurisprudenziali consolidati, ha ribadito che la mancanza di un confronto specifico con le ragioni della sentenza d’appello rende il ricorso aspecifico e, quindi, inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione in commento ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, ribadisce la necessità per i difensori di redigere ricorsi per Cassazione che siano mirati, specifici e critici nei confronti della sentenza impugnata, evitando la mera riproposizione di argomenti già spesi. In secondo luogo, evidenzia le conseguenze negative di un ricorso inammissibile: il ricorrente è stato condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria serve a disincentivare la presentazione di impugnazioni palesemente infondate o dilatorie, che appesantiscono inutilmente il sistema giudiziario. In definitiva, questa ordinanza serve da monito: il ricorso in Cassazione è uno strumento serio che va utilizzato con perizia e cognizione di causa.

Quando un ricorso in Cassazione rischia di essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso rischia di essere dichiarato inammissibile quando è generico e non individua specifici vizi di legittimità (errori di diritto o vizi di motivazione) nella sentenza impugnata, limitandosi a contestare la valutazione dei fatti già operata dai giudici di merito.

Cosa succede se il ricorso si limita a ripetere gli stessi motivi dell’appello?
Se il ricorso è una mera riproduzione delle doglianze già presentate e respinte in appello, senza un confronto critico con le motivazioni della sentenza di secondo grado, viene considerato aspecifico e, di conseguenza, dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile per il ricorrente?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in questo caso pari a tremila euro, da versare alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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