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Ricorso in Cassazione: inammissibile se personale

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso un sequestro probatorio poiché presentato personalmente dall’indagata. La decisione ribadisce che, dopo la Riforma Orlando, ogni ricorso in cassazione penale deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori, senza eccezioni per la materia cautelare.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Perché Non Puoi Farlo da Solo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso in cassazione non può essere presentato personalmente dalla parte interessata, ma deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un avvocato abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori. Questa regola, rafforzata dalla Riforma Orlando del 2017, si applica a ogni tipo di provvedimento, inclusi quelli in materia cautelare come il sequestro di un bene. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata e le conseguenze pratiche.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal sequestro probatorio di un’autovettura di lusso disposto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano. L’indagata, proprietaria del veicolo, si opponeva al provvedimento e presentava un ricorso al Tribunale del Riesame, il quale però lo dichiarava inammissibile. A questo punto, l’interessata decideva di impugnare anche questa seconda decisione, proponendo personalmente un ricorso direttamente alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e il ricorso in cassazione

La Suprema Corte, senza entrare nel merito della questione relativa al sequestro, ha dichiarato il ricorso in cassazione inammissibile. La ragione è puramente procedurale ma invalicabile: il ricorso era stato presentato da un soggetto non legittimato. La Corte ha infatti evidenziato come la normativa vigente non consenta alla parte privata di stare in giudizio personalmente davanti alla Cassazione in materia penale.

Il Principio di Diritto: La Firma Obbligatoria del Difensore

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 613 del codice di procedura penale, così come modificato dalla Legge 23 giugno 2017, n. 103 (nota come Riforma Orlando). Questa norma stabilisce in modo inequivocabile che l’atto di ricorso deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione. La Corte ha richiamato anche un’importante sentenza delle Sezioni Unite (la n. 8914 del 2018), che aveva già chiarito come questa regola si applichi a tutti i ricorsi in materia penale, senza alcuna eccezione per quelli che riguardano misure cautelari.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono lineari e si basano su una stretta applicazione della legge. La Riforma Orlando ha voluto introdurre un ‘filtro’ di professionalità e tecnicismo per l’accesso al giudizio di legittimità, riservandolo a questioni di diritto complesse che solo un avvocato specializzato può trattare adeguatamente. Permettere il ricorso personale dell’indagato, anche solo in ambiti specifici, sarebbe contrario alla chiara volontà del legislatore. Pertanto, la mancanza della sottoscrizione del difensore abilitato costituisce un vizio insanabile che porta inevitabilmente alla declaratoria di inammissibilità, impedendo ai giudici di valutare le ragioni della parte ricorrente.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ha importanti implicazioni pratiche. Chiunque intenda contestare un provvedimento penale davanti alla Corte di Cassazione deve necessariamente rivolgersi a un avvocato cassazionista. Il ‘fai da te’ legale, in questo ambito, non è ammesso e conduce a due conseguenze negative: primo, il ricorso viene respinto senza essere esaminato nel merito; secondo, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (nel caso di specie, 3.000 euro) a favore della Cassa delle ammende. Questa decisione serve da monito: la procedura penale, specialmente nei suoi gradi più alti, richiede competenze tecniche specifiche che non possono essere ignorate.

È possibile per un cittadino presentare personalmente un ricorso in Cassazione in materia penale?
No. A seguito della Riforma Orlando (L. 103/2017), l’art. 613 del codice di procedura penale impone, a pena di inammissibilità, che il ricorso sia sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione.

Questa regola vale anche per i ricorsi contro provvedimenti cautelari, come un sequestro?
Sì. L’ordinanza, richiamando una precedente sentenza delle Sezioni Unite, chiarisce che l’obbligo di firma da parte di un difensore abilitato si applica a qualsiasi tipo di provvedimento impugnato in Cassazione, inclusi quelli in materia cautelare.

Cosa succede se si presenta comunque un ricorso personalmente?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Inoltre, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale, la parte che ha presentato il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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