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Ricorso in Cassazione: Inammissibile se Fatto di Persona

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso presentato personalmente da due imputati condannati per tentata rapina. La decisione conferma che il ricorso in cassazione deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un avvocato iscritto all’albo speciale, ribadendo la legittimità costituzionale di tale requisito procedurale. I ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Perché è Inammissibile se Proposto Personalmente

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso in cassazione non può essere presentato personalmente dall’imputato, ma deve essere sottoscritto da un avvocato abilitato al patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori. Questa regola, sancita dall’articolo 613 del codice di procedura penale, è stata al centro di un caso riguardante due persone condannate per tentata rapina, il cui tentativo di impugnare la sentenza di appello si è scontrato con una dichiarazione di inammissibilità. Analizziamo insieme i dettagli della vicenda e le motivazioni della Corte.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Torino nei confronti di due individui per il reato di tentata rapina impropria aggravata in concorso. La sentenza di primo grado è stata successivamente confermata integralmente dalla Corte d’appello di Torino. Ritenendo ingiusta la decisione, i due condannati hanno deciso di presentare ricorso alla Suprema Corte di Cassazione, agendo però in prima persona, senza l’assistenza di un legale specializzato.

I Motivi del Ricorso e la Questione di Legittimità Costituzionale

I ricorsi, identici nel contenuto, erano fondati su due motivi principali:
1. La nullità della sentenza d’appello per presunta carenza e manifesta illogicità della motivazione, in particolare riguardo alla quantificazione della pena.
2. Una questione di legittimità costituzionale dell’art. 613 del codice di procedura penale. I ricorrenti sostenevano che l’obbligo di farsi assistere da un difensore iscritto all’albo speciale violasse il diritto di difesa e contrastasse con i principi costituzionali ed europei.

La Decisione della Corte di Cassazione: il ricorso in cassazione è inammissibile

La Corte di Cassazione, senza entrare nel merito delle doglianze, ha dichiarato i ricorsi inammissibili. La ragione è puramente procedurale ma di importanza cruciale: la violazione dell’articolo 613, comma 1, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce in modo inequivocabile che l’atto di ricorso deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la presentazione personale dell’impugnazione da parte degli imputati costituisce un vizio insanabile. Ha inoltre chiarito che neanche l’autenticazione della firma o una delega per il solo deposito dell’atto possono superare questo requisito, poiché la titolarità dell’atto deve rimanere in capo al difensore tecnico.

Richiamando una precedente e consolidata pronuncia delle Sezioni Unite (la c.d. sentenza Aiello del 2017), i giudici hanno ribadito che la regola non è incostituzionale. Il legislatore, nella sua discrezionalità, ha ritenuto di richiedere una rappresentanza tecnica qualificata per il giudizio di legittimità. Questo perché il giudizio in Cassazione ha una natura altamente specialistica, focalizzata sulla corretta applicazione della legge e non sulla rivalutazione dei fatti. L’elevato livello di qualificazione professionale richiesto rende quindi ragionevole escludere la difesa personale, anche in un sistema che garantisce il patrocinio a spese dello Stato per i non abbienti.

Di conseguenza, i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili, con la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro ciascuno a favore della cassa delle ammende, ravvisando una colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

Conclusioni

Questa ordinanza serve da monito sull’importanza delle regole procedurali nel sistema giudiziario. Il ricorso in cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio e richiede un rigore tecnico che solo un avvocato patrocinante in Cassazione può garantire. La scelta di agire personalmente, sebbene possa apparire come un esercizio diretto del proprio diritto di difesa, si traduce in una sicura declaratoria di inammissibilità, precludendo ogni possibilità di far esaminare le proprie ragioni dalla Suprema Corte e comportando ulteriori conseguenze economiche. La difesa tecnica qualificata non è un ostacolo, ma una garanzia fondamentale per la corretta amministrazione della giustizia.

Un imputato può presentare personalmente un ricorso in Cassazione?
No, la legge (art. 613 c.p.p.) richiede, a pena di inammissibilità, che il ricorso sia sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di cassazione.

Perché è necessario un avvocato specializzato per il ricorso in Cassazione?
La Corte ha ribadito che l’elevato livello di qualificazione professionale richiesto per l’esercizio del diritto di difesa in Cassazione rende ragionevole escludere la difesa personale, garantendo così la tecnicità e la serietà dell’impugnazione.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile per questo motivo?
I ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso, 3.000 euro ciascuno) in favore della cassa delle ammende, a causa della colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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