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Ricorso in Cassazione inammissibile: limiti e motivi

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di tre imputati. Per due di loro, il motivo è l’aver precedentemente siglato un accordo sulla pena in appello (patteggiamento), che limita le successive impugnazioni. Per il terzo, l’inammissibilità deriva da un vizio formale, ovvero la mancanza di un mandato specifico al difensore per proporre ricorso. La sentenza sottolinea il rigore procedurale e i limiti di un ricorso in Cassazione inammissibile.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione Inammissibile: La Sentenza su Patteggiamento e Mandato

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 6885/2024 offre un’importante lezione sui limiti e i requisiti formali del giudizio di legittimità. Un Ricorso in Cassazione inammissibile può derivare non solo da vizi nel merito, ma anche e soprattutto da scelte processuali precedenti, come il patteggiamento in appello, o da carenze formali, come un mandato difensivo incompleto. Questa decisione chiarisce i confini entro cui è possibile impugnare una sentenza, mettendo in luce la rigidità delle norme procedurali.

I Fatti del Caso: Dalla Rapina alla Cassazione

La vicenda processuale ha origine da una sentenza del GUP del Tribunale di Napoli, che condannava tre individui per concorso in rapina aggravata, porto abusivo di arma da fuoco e ricettazione. In seguito, la Corte di Appello di Napoli riformava parzialmente la decisione. Per due degli imputati, la pena veniva rideterminata sulla base di un accordo con la Procura Generale (il cosiddetto ‘concordato in appello’ o ‘patteggiamento in appello’). Per il terzo imputato, la sentenza di primo grado veniva invece confermata.

Tutti e tre gli imputati decidevano di presentare ricorso alla Suprema Corte di Cassazione, ma con motivazioni diverse:

1. I due imputati che avevano patteggiato in appello lamentavano l’omessa valutazione da parte della Corte territoriale delle condizioni per un proscioglimento nel merito ai sensi dell’art. 129 c.p.p.
2. Il terzo imputato, invece, si doleva di un vizio di motivazione riguardo alla mancata riduzione della pena.

Il Patteggiamento in Appello e il Ricorso in Cassazione Inammissibile

La Corte di Cassazione ha affrontato per primi i ricorsi dei due imputati che avevano raggiunto un accordo sulla pena in appello. La decisione è netta: il loro Ricorso in Cassazione inammissibile discende direttamente dalla natura del patteggiamento. La giurisprudenza consolidata, richiamata nell’ordinanza (Sez. 2, n. 30990/2018), stabilisce che l’impugnazione di una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. è consentita solo per motivi molto specifici, quali:

* Vizi nella formazione della volontà di accedere all’accordo.
* Mancanza del consenso del Procuratore Generale.
* Contenuto della sentenza difforme rispetto all’accordo pattuito.

Al di fuori di questi casi, si ritiene che l’imputato abbia rinunciato a far valere altre doglianze, inclusa la presunta mancata valutazione di cause di proscioglimento. Pertanto, i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili per non aver dedotto motivi consentiti dalla legge.

Il Vizio Formale: La Carenza del Mandato Specifico ad Impugnare

Anche il ricorso del terzo imputato ha subito la stessa sorte, ma per una ragione puramente formale. La Corte ha rilevato che, unitamente all’atto di impugnazione, non era stato depositato lo ‘specifico mandato ad impugnare’, come richiesto a pena di inammissibilità dall’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale. Questa norma esige che il mandato sia rilasciato dopo la pronuncia della sentenza e contenga la dichiarazione o l’elezione di domicilio. La mancanza di questo documento ha comportato una carenza di legittimazione, rendendo il ricorso irricevibile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Le motivazioni della Corte sono ancorate a principi procedurali rigorosi. Per i primi due ricorrenti, la ratio è che l’accordo sulla pena implica una rinuncia a contestare il merito della colpevolezza, concentrando il successivo controllo di legittimità solo sulla correttezza dell’accordo stesso. Consentire un ricorso per motivi rinunciati snaturerebbe l’istituto del concordato in appello, pensato per definire celermente il processo. Per il terzo ricorrente, la motivazione è basata sulla necessità di garantire la piena consapevolezza e volontà dell’imputato di procedere con l’impugnazione, attraverso un atto formale e specifico rilasciato post-sentenza. La mancanza di tale atto è un vizio insanabile che osta all’esame del merito del ricorso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza ribadisce due concetti fondamentali per chiunque affronti un processo penale. Primo: la scelta di un rito alternativo come il patteggiamento ha conseguenze definitive sul diritto di impugnazione, limitandolo drasticamente. Secondo: il rispetto delle formalità procedurali non è un mero cavillo, ma un requisito essenziale per l’accesso alla giustizia. Un Ricorso in Cassazione inammissibile per vizi formali come la mancanza del mandato specifico rappresenta un epilogo amaro che vanifica ogni argomentazione di merito. La decisione serve quindi da monito sull’importanza di una strategia difensiva attenta tanto alla sostanza quanto, e forse di più, alla forma.

È possibile fare ricorso in Cassazione dopo un ‘patteggiamento in appello’ per lamentare la mancata valutazione di cause di proscioglimento?
No, la Corte ha stabilito che il ricorso avverso una sentenza di patteggiamento in appello (art. 599-bis c.p.p.) è ammissibile solo per motivi specifici legati alla formazione della volontà, al consenso del PM o a un contenuto difforme della pronuncia. Non è possibile dedurre motivi a cui si è rinunciato, come la mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento ex art. 129 c.p.p.

Quali sono le conseguenze della mancata presentazione di uno ‘specifico mandato ad impugnare’ per un ricorso in Cassazione?
La mancanza dello specifico mandato ad impugnare, richiesto dall’art. 581, comma 1-quater, c.p.p., e che deve essere rilasciato dopo la pronuncia della sentenza impugnata, comporta la carenza di legittimazione del difensore e rende il ricorso inammissibile senza che la Corte possa esaminarne il merito.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando i ricorsi vengono dichiarati inammissibili, i ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 c.p.p.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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