Ricorso in Cassazione Inammissibile: Analisi di un’Ordinanza della Suprema Corte
L’ordinamento giuridico italiano prevede diversi gradi di giudizio per garantire una giustizia equa. Il ricorso in Cassazione inammissibile rappresenta un esito che blocca l’accesso all’ultimo grado, con conseguenze significative per chi lo propone. Analizziamo una recente ordinanza della Suprema Corte per comprendere meglio la dinamica e le sanzioni.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione da un individuo, avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bologna in data 19 novembre 2024. L’obiettivo del ricorrente era quello di ottenere un riesame della decisione di secondo grado da parte dei giudici di legittimità. Tuttavia, l’esito non è stato quello sperato.
La Decisione della Corte: il Ricorso in Cassazione Inammissibile
Con un’ordinanza emessa il 7 maggio 2025, la Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha posto fine al percorso giudiziario del ricorrente. I giudici hanno dichiarato il ricorso in Cassazione inammissibile. Questa declaratoria non entra nel merito della questione, ovvero non valuta se le doglianze del ricorrente fossero fondate o meno. Si ferma, invece, a un livello preliminare, constatando la mancanza dei requisiti essenziali che la legge impone per poter sottoporre un caso all’esame della Suprema Corte.
Le Conseguenze Economiche della Pronuncia
A seguito della declaratoria di inammissibilità, la Corte ha condannato il ricorrente a due specifiche sanzioni economiche:
1. Pagamento delle spese processuali: una conseguenza standard per la parte la cui iniziativa processuale non ha avuto successo.
2. Versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende: questa è una sanzione pecuniaria aggiuntiva, prevista dalla legge proprio per i casi di inammissibilità del ricorso, con lo scopo di scoraggiare impugnazioni presentate senza un valido fondamento giuridico.
Le Motivazioni
L’ordinanza in esame, per la sua natura sintetica, non entra nel dettaglio delle specifiche ragioni che hanno portato alla declaratoria di inammissibilità. Tuttavia, in termini generali, un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile per diverse cause. Tra le più comuni vi sono la presentazione fuori termine, la mancanza di motivi specifici previsti dalla legge (ad esempio, si tenta di far riesaminare i fatti del caso, cosa non consentita in sede di legittimità), o vizi formali nella redazione dell’atto. La decisione della Corte implica che, nel caso di specie, si sia verificata una di queste o altre simili carenze procedurali, tali da impedire l’analisi del merito del ricorso.
Le Conclusioni
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: l’accesso alla Corte di Cassazione è soggetto a regole rigorose. Un ricorso in Cassazione inammissibile non è un esito neutro, ma comporta conseguenze economiche dirette e immediate per il proponente. La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende funge da deterrente contro ricorsi dilatori o manifestamente infondati, proteggendo la funzione della Suprema Corte come organo di garanzia della corretta applicazione della legge e non come un terzo grado di giudizio sul fatto. Per i cittadini, ciò sottolinea l’importanza di affidarsi a professionisti esperti per valutare attentamente i presupposti di un ricorso prima di avviarlo.
Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.
Oltre alle spese processuali, quale sanzione è stata applicata nel caso specifico?
Nel caso esaminato, oltre alle spese del procedimento, il ricorrente è stato condannato a pagare la somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende a causa dell’inammissibilità del suo ricorso.
Perché il ricorrente deve pagare una somma alla Cassa delle ammende?
Questa sanzione pecuniaria è prevista dalla legge per scoraggiare la presentazione di ricorsi in Cassazione temerari, dilatori o privi dei requisiti legali. I fondi raccolti dalla Cassa delle ammende sono destinati a finanziare progetti per il recupero e il reinserimento sociale dei detenuti.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 24170 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 24170 Anno 2025
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 07/05/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a CHIETI il 18/11/1985
avverso la sentenza del 19/11/2024 della CORTE APPELLO di BOLOGNA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
Considerato che NOME COGNOME ricorre avverso la sentenza della Corte di Appello di Bologna, che ha confermato la sentenza del giudice di prime cure, con la quale
l’imputato era stato ritenuto responsabile di tentato furto aggravato dall’
commesso il fatto con violenza sulle cose;
Considerato che il primo ed unico motivo di ricorso, con il quale il ricorren denunzia erronea applicazione della legge penale e vizi di motivazione in ordine all
mancata dichiarazione di non punibilità per particolare tenuità del fatto assolutamente generico, in quanto non indica gli elementi che sono alla base della
censura formulata, la quale non attacca l’elemento posto a fondamento della decisione della Corte di merito, la quale ha ritenuto ostativo al riconoscimento del
causa di non punibilità l’abitualità della condotta (si veda pag. 2 della sent impugnata);
Ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, co condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro
tremila in favore della Cassa delle ammende;
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso il 7 maggio 2025
Il consigliere estensore
Il Presidente