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Ricorso in Cassazione: i requisiti di ammissibilità

La Suprema Corte di Cassazione, con un’ordinanza emessa a seguito di un ricorso proposto avverso una sentenza della Corte d’Appello di Palermo, ha affrontato un caso che evidenzia le severe conseguenze procedurali di un’impugnazione. L’esito, sebbene non esplicitato nel dettaglio nel frammento di documento, suggerisce una declaratoria di inammissibilità del ricorso in Cassazione, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento di una somma a favore della cassa delle ammende, rendendo definitiva la decisione impugnata.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Quando e Perché Viene Dichiarato Inammissibile

Il ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, un baluardo a tutela della corretta applicazione della legge. Tuttavia, l’accesso a questa giurisdizione suprema è tutt’altro che scontato ed è subordinato a requisiti rigorosi. Un’ordinanza recente della Settima Sezione Penale ci offre lo spunto per analizzare le conseguenze di un ricorso che non supera il vaglio di ammissibilità, trasformando l’ultima speranza di riforma di una sentenza in una condanna definitiva e onerosa. Vediamo insieme i fatti e le implicazioni.

Il Fatto Processuale in Breve

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Palermo in data 10 aprile 2024. L’imputato, cercando di ribaltare la decisione dei giudici di secondo grado, ha adito la Suprema Corte di Cassazione. Il procedimento si è concluso con un’ordinanza emessa il 20 gennaio 2025, dopo la relazione del Consigliere incaricato.

La Decisione della Corte di Cassazione

Sebbene il testo integrale delle motivazioni non sia disponibile, gli elementi emersi dal provvedimento sono sufficienti per delinearne l’esito. La Corte, riunita in camera di consiglio, ha emesso un’ordinanza, ovvero un provvedimento che, tipicamente, risolve questioni procedurali. I frammenti del dispositivo finale, che menzionano il versamento di una somma alla “cassa delle ammende”, sono un indicatore quasi inequivocabile di una declaratoria di inammissibilità del ricorso. Questa decisione implica che i giudici non sono nemmeno entrati nel merito delle doglianze del ricorrente, fermandosi a una valutazione preliminare che ha evidenziato vizi insanabili nell’atto di impugnazione.

Le Motivazioni dell’Inammissibilità del ricorso in Cassazione (Analisi Generale)

La Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ripresentare le stesse argomentazioni di fatto già valutate in Appello. Il suo ruolo è quello di “giudice della legge” (o giudice di legittimità). Un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile principalmente quando:

1. I motivi sono generici: L’atto di ricorso si limita a ripetere le stesse argomentazioni già respinte nei gradi precedenti, senza individuare specifiche violazioni di legge o vizi logici della motivazione della sentenza impugnata.
2. Si contestano i fatti: Il ricorrente tenta di ottenere dalla Cassazione una nuova valutazione delle prove o una diversa ricostruzione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità.
3. Manca l’indicazione delle norme violate: Il ricorso non specifica quali norme di legge sarebbero state violate dalla sentenza impugnata.
4. I motivi sono manifestamente infondati: Le censure sollevate appaiono palesemente prive di qualsiasi fondamento giuridico, al punto da non meritare un esame approfondito.

Nel caso in esame, è altamente probabile che il ricorso sia incappato in una di queste criticità procedurali, portando i giudici a chiudere il processo con una pronuncia di inammissibilità.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Le conseguenze di una dichiarazione di inammissibilità sono severe. In primo luogo, la sentenza impugnata passa immediatamente in giudicato, diventando definitiva e irrevocabile. In secondo luogo, come si evince dal caso di specie, il ricorrente viene condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma, a titolo sanzionatorio, alla cassa delle ammende. Questa sanzione ha lo scopo di disincentivare ricorsi dilatori o palesemente infondati che appesantiscono il lavoro della Suprema Corte. La vicenda sottolinea quindi l’importanza cruciale di affidarsi a un difensore esperto che possa valutare attentamente la sussistenza dei presupposti per un efficace ricorso in Cassazione, evitando di incorrere in una pronuncia che, oltre a non produrre alcun beneficio, comporta ulteriori e significative conseguenze economiche.

Cosa si intende per ricorso in Cassazione in ambito penale?
È l’atto con cui si impugna una sentenza, solitamente di una Corte d’Appello, davanti alla Corte di Cassazione. Questo ricorso non serve a riesaminare i fatti del processo, ma solo a controllare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio.

Cosa accade quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione. La sentenza impugnata diventa definitiva e non più modificabile. Inoltre, la parte che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende.

Perché il ricorrente deve pagare una somma alla cassa delle ammende in caso di inammissibilità?
Il pagamento di una somma alla cassa delle ammende è una sanzione prevista dalla legge per scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati, generici o dilatori. Serve a sanzionare l’uso improprio dello strumento processuale, che causa un inutile dispendio di risorse per il sistema giudiziario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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