Ricorso in Cassazione: la firma dell’avvocato è essenziale
Nel complesso panorama della giustizia penale, il Ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio, un momento cruciale in cui si può contestare unicamente la corretta applicazione della legge. Proprio per la sua importanza, la procedura è regolata da norme stringenti che non ammettono deroghe. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci ricorda quanto sia fondamentale rispettare i requisiti formali, pena l’inammissibilità del ricorso stesso e conseguenze economiche significative per il ricorrente.
I Fatti del Caso
Un imputato, condannato dalla Corte di Appello di Venezia, decideva di impugnare la sentenza proponendo ricorso direttamente alla Corte di Cassazione. Il problema fondamentale, che ha segnato l’esito del procedimento, risiedeva in un dettaglio apparentemente semplice: il ricorso era stato sottoscritto personalmente dall’imputato e non, come previsto dalla legge, da un avvocato abilitato al patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il caso con una procedura snella, de plano, ovvero senza udienza pubblica, data l’evidenza della questione. I giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, hanno condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa per le ammende, ritenendo che la sua condotta avesse dato causa all’inammissibilità dell’atto.
Le Motivazioni: i requisiti formali del Ricorso in Cassazione
La decisione si fonda su un principio cardine della procedura penale, cristallizzato nell’articolo 613 del codice di procedura penale. Tale norma stabilisce, in modo inequivocabile, che il ricorso davanti alla Corte di Cassazione deve essere sottoscritto da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale, comunemente detto ‘cassazionista’.
La ratio di questa disposizione è quella di garantire un filtro tecnico altamente qualificato: il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito dove si possono ridiscutere i fatti, ma un controllo sulla corretta interpretazione e applicazione delle norme giuridiche. Si presume, quindi, che solo un professionista con una specifica competenza possa redigere un atto in grado di sollevare questioni di diritto pertinenti e fondate.
La sottoscrizione personale da parte dell’imputato costituisce un vizio insanabile che porta direttamente alla declaratoria di inammissibilità, come previsto dall’articolo 616 dello stesso codice. Questa norma stabilisce le conseguenze economiche a carico di chi propone un ricorso inammissibile, ovvero la condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.
Conclusioni: le implicazioni pratiche della pronuncia
Questa ordinanza, pur nella sua brevità, offre un insegnamento fondamentale: nel diritto processuale, la forma è sostanza. L’accesso alla Corte di Cassazione è subordinato al rispetto rigoroso di regole procedurali che non possono essere ignorate o sottovalutate. Affidarsi a un difensore specializzato non è solo una scelta opportuna, ma un requisito legale imprescindibile per poter vedere esaminate le proprie ragioni nel merito. Ignorare questa regola non solo impedisce l’analisi del ricorso, ma comporta anche un esborso economico non trascurabile, trasformando un tentativo di difesa in un’ulteriore sanzione a proprio carico.
 
Un imputato può firmare personalmente il proprio ricorso in Cassazione?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che il ricorso deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore abilitato al patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori, come prescritto dall’art. 613 del codice di procedura penale. La firma personale dell’imputato rende l’atto inammissibile.
Cosa accade se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per un vizio di forma come la mancata firma dell’avvocato?
In caso di inammissibilità, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa per le ammende. Nel caso specifico, la somma è stata determinata in 3.000 euro.
Qual è la norma di riferimento che impone la firma di un avvocato per il ricorso in Cassazione?
La norma di riferimento è l’articolo 613 del codice di procedura penale, che disciplina i requisiti formali per la presentazione del ricorso alla Suprema Corte, tra cui, appunto, la necessaria sottoscrizione da parte di un difensore cassazionista.
 
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 2 Num. 34141 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 2   Num. 34141  Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 17/09/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato in Marocco il DATA_NASCITA avverso la sentenza del 24/03/2025 della CORTE di APPELLO di VENEZIA udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME; ricorso trattato de plano.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Il ricorso è inammissibile perché sottoscritto personalmente dall’imputato, in violazione dell’art. 613 cod. proc. pen., con conseguente dichiarazione di inammissibilità e condanna dell’imputato, ex art. 616 cod. proc. pen., al pagamento delle spese del procedimento e della ammenda di C 3.000,00, equitativamente determinata, alla Cassa per le ammende, avendo dato causa all’inammissibilità.
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P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese c3 m-  GLYPH processualile della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende. 0 0  GLYPH COSÌ deéiS0 il 17 settembre 2025