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Ricorso in Cassazione: i requisiti di ammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso in Cassazione presentato personalmente dall’imputato. La decisione si basa sulla riforma dell’art. 613 c.p.p., che impone, a pena di inammissibilità, la sottoscrizione dell’atto da parte di un difensore iscritto all’albo speciale. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: La Firma dell’Avvocato è Indispensabile

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, una fase delicata che richiede il rispetto di rigide regole procedurali. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci ricorda uno dei requisiti fondamentali, introdotto dalla riforma del 2017: la necessità che l’atto sia sottoscritto da un avvocato abilitato. In caso contrario, come vedremo, la conseguenza è drastica: l’inammissibilità.

Il Fatto: Un Ricorso Personale contro la Sentenza d’Appello

Il caso in esame ha origine dalla decisione di un imputato di impugnare personalmente una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Salerno. Convinto delle proprie ragioni, l’individuo ha presentato direttamente il ricorso in Cassazione, senza avvalersi della firma di un difensore iscritto all’albo speciale per il patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori. Questo atto, sebbene consentito in passato, si scontra oggi con le precise disposizioni del codice di procedura penale.

I requisiti di ammissibilità del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione è netta e si fonda su una modifica legislativa cruciale, la legge n. 103 del 2017, che ha riformulato l’articolo 613 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce in modo inequivocabile che l’atto di ricorso, le memorie e i motivi nuovi devono essere sottoscritti, a pena di inammissibilità, esclusivamente da difensori iscritti nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione. È stata quindi eliminata la possibilità per l’imputato di sottoscrivere personalmente l’atto di impugnazione. La Corte ha applicato la cosiddetta “procedura de plano”, una via rapida prevista dall’art. 610, comma 5 bis, c.p.p. per definire i ricorsi palesemente inammissibili.

La condanna alle spese

L’inammissibilità del ricorso ha comportato conseguenze economiche per il ricorrente. La Corte, infatti, lo ha condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è una conseguenza tipica dell’inammissibilità e serve a scoraggiare la presentazione di impugnazioni prive dei requisiti di legge.

Le motivazioni

La motivazione della Corte è puramente giuridica e si basa sull’interpretazione letterale delle norme vigenti. Con la riforma entrata in vigore il 3 agosto 2017, il legislatore ha inteso rafforzare il ruolo tecnico del difensore nel giudizio di legittimità, riservando la redazione e la sottoscrizione del ricorso in Cassazione a professionisti con una specifica qualificazione. L’obiettivo è garantire un filtro di tecnicità e professionalità, evitando che la Suprema Corte venga investita di questioni non adeguatamente formulate dal punto di vista legale. La precedente facoltà di sottoscrizione personale da parte dell’imputato è stata esplicitamente abrogata, rendendo la firma del difensore specializzato un requisito non derogabile.

Le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chiunque intenda accedere al giudizio di Cassazione in materia penale: è obbligatorio affidarsi a un avvocato cassazionista. Il “fai da te” processuale non è ammesso e conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna alle spese e al pagamento di una sanzione. La decisione sottolinea l’importanza del rispetto delle forme procedurali, che non sono meri formalismi, ma garanzie per il corretto funzionamento della giustizia e per la tutela dei diritti di tutte le parti coinvolte.

Un imputato può presentare personalmente un ricorso in Cassazione in materia penale?
No, a seguito della riforma introdotta con la legge n. 103 del 2017, l’art. 613 del codice di procedura penale prevede che l’atto di ricorso debba essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione.

Cosa succede se il ricorso in Cassazione non è firmato da un avvocato cassazionista?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Questo significa che la Corte non esaminerà il merito della questione. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

Perché è necessaria la firma di un avvocato specializzato per il ricorso in Cassazione?
La legge richiede la firma di un difensore specializzato per garantire un elevato livello di tecnicità e professionalità degli atti presentati alla Suprema Corte, che è un giudice di legittimità e non di merito. Questo requisito serve a filtrare i ricorsi e ad assicurare che le questioni sollevate siano giuridicamente fondate e correttamente formulate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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