Ricorso in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza Procedurale
Nel complesso iter della giustizia, non tutti i documenti emessi da una Corte sono sentenze che mettono la parola fine a una vicenda. Spesso, si incontrano atti come le ordinanze, che scandiscono le tappe del processo. L’analisi odierna si concentra su un’ordinanza della Corte di Cassazione, un esempio perfetto per comprendere una fase cruciale del ricorso in Cassazione e il suo funzionamento.
I Fatti Processuali
Il caso origina da un ricorso in Cassazione presentato da un imputato contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Genova. L’atto della Suprema Corte non entra nel merito della colpevolezza o innocenza del ricorrente, né analizza le ragioni dell’appello. Si limita a dare atto che il procedimento è giunto a una fase specifica: l’udienza di discussione.
Il documento, nella sua essenzialità, certifica che:
1. È stato presentato un ricorso contro una decisione di secondo grado.
2. È stata fissata un’udienza per la trattazione.
3. Le parti sono state regolarmente avvisate.
4. Durante l’udienza, il Consigliere Relatore ha esposto i fatti di causa e le questioni di diritto al collegio giudicante.
Il Ruolo dell’Ordinanza nel Ricorso in Cassazione
Questa ordinanza non decide nulla sulla questione principale, ma ha un’importante funzione procedurale. Essa cristallizza un momento fondamentale del processo di legittimità. L’udienza davanti alla Corte di Cassazione è il momento in cui, dopo lo studio preliminare degli atti, il caso viene discusso oralmente (o secondo le forme previste dalla legge) dal collegio giudicante. La relazione del Consigliere è il punto di partenza per la deliberazione finale.
L’atto, quindi, serve a formalizzare che il contraddittorio si è regolarmente instaurato anche nel grado più alto della giurisdizione e che il processo sta seguendo il suo corso legale verso la decisione finale, che sarà contenuta in una successiva sentenza.
Le Motivazioni
Le motivazioni di un’ordinanza di questo tipo sono implicite e di natura puramente organizzativa e procedurale. Lo scopo dell’atto non è spiegare perché una tesi sia giusta o sbagliata, ma attestare l’avvenuto svolgimento di una fase processuale prescritta dalla legge. La sua esistenza è giustificata dalla necessità di documentare ogni passaggio del procedimento giurisdizionale, garantendo trasparenza e correttezza formale. In sostanza, l’ordinanza motiva se stessa come atto necessario a verbalizzare l’udienza e la relazione del Consigliere.
Le Conclusioni
In conclusione, l’analisi di questa ordinanza offre uno spaccato significativo sul funzionamento del processo penale di legittimità. Dimostra che il percorso di un ricorso in Cassazione è scandito da atti formali che, pur non decidendo la controversia, sono indispensabili per garantirne il corretto svolgimento. Per il cittadino e l’osservatore esterno, è fondamentale comprendere la differenza tra un atto interlocutorio, come questo, e la sentenza finale. L’ordinanza ci dice che la Corte ha preso in carico il caso e lo ha discusso; la risposta definitiva sul suo esito arriverà solo con la sentenza che concluderà il giudizio.
Qual è lo scopo di questa ordinanza?
L’ordinanza ha lo scopo di attestare formalmente che si è tenuta l’udienza di discussione per un ricorso in Cassazione e che il Consigliere Relatore ha svolto la sua relazione, segnando un passaggio procedurale del giudizio.
Questo documento decide le sorti del ricorso?
No, questa ordinanza non decide nel merito del ricorso. Si tratta di un atto interlocutorio che documenta una fase del processo. La decisione finale (accoglimento, rigetto, inammissibilità) sarà contenuta in una successiva sentenza.
Cosa accade dopo l’udienza documentata in questa ordinanza?
Dopo l’udienza e la relazione, il collegio dei giudici si riunisce in camera di consiglio per deliberare. L’esito di questa deliberazione sarà poi reso pubblico attraverso il deposito della sentenza.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 14898 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 14898 Anno 2025
Presidente: IMPERIALI NOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 18/02/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a ALESSANDRIA il 24/07/1977
avverso la sentenza del 10/07/2024 della CORTE APPELLO di GENOVA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME
considerato che l’unico motivo di ricorso, che contesta la violazione della legge
penale in relazione alla sussistenza della fattispecie di cui all’art. 493
ter cod. pen.,
è del tutto generico, quasi apparente, in quanto privo delle ragioni di diritto e dei dati di fatto che sorreggono la richiesta;
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con
condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle
ammende.
Così deciso in Roma, il 18/02/2025 Il Coiìsiglier Estensore