Ricorso in Cassazione: Quando Viene Dichiarato Inammissibile?
L’accesso alla Corte di Cassazione rappresenta l’ultimo baluardo per la tutela dei diritti, ma è un percorso irto di ostacoli procedurali. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci offre l’occasione per approfondire i motivi che possono portare alla dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione. L’analisi di questa ordinanza è fondamentale per comprendere i limiti del giudizio di legittimità e le corrette modalità per adire la più alta corte del nostro ordinamento.
I Fatti del Procedimento
Il caso trae origine da un ricorso presentato da una donna avverso una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Taranto. La ricorrente, sentendosi ingiustamente condannata nei precedenti gradi di giudizio, ha deciso di tentare l’ultima via possibile, proponendo un ricorso per Cassazione. L’obiettivo era ottenere l’annullamento della sentenza di secondo grado e, auspicabilmente, un nuovo esame della sua posizione.
Il Ricorso in Cassazione e i Limiti del Giudizio
È cruciale comprendere che la Corte di Cassazione non è un “terzo grado” di merito. Il suo compito non è quello di riesaminare i fatti e decidere se l’imputato sia colpevole o innocente, come farebbe un tribunale o una corte d’appello. La Cassazione è un giudice di legittimità: il suo unico scopo è verificare che i giudici dei gradi inferiori abbiano applicato correttamente le norme di legge, sia sostanziali che procedurali.
Nel caso specifico, i motivi presentati dalla difesa erano, con ogni probabilità, incentrati su una critica alla valutazione delle prove e alla ricostruzione dei fatti operata dalla Corte d’Appello. Questo tipo di doglianze, che mirano a ottenere una nuova e diversa lettura del materiale probatorio, sono per loro natura escluse dal perimetro del giudizio di Cassazione.
Le Motivazioni della Corte
L’ordinanza della Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, pur essendo un atto sintetico, si fonda su un principio cardine del nostro sistema processuale. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile proprio perché i motivi addotti non rientravano in quelli tassativamente previsti dalla legge. In sostanza, si chiedeva alla Suprema Corte di effettuare una rivalutazione del merito della vicenda, attività che le è preclusa. La difesa ha tentato di mascherare una richiesta di riesame dei fatti sotto la veste di una presunta violazione di legge o di un vizio di motivazione, una tattica comune ma destinata all’insuccesso quando la censura è palesemente fattuale.
Conclusioni
La decisione in esame ribadisce un concetto fondamentale per chiunque intenda presentare un ricorso in Cassazione: è necessario formulare censure che attengano esclusivamente a questioni di diritto. Un ricorso che si limiti a contestare la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito, senza individuare precise violazioni di norme giuridiche o vizi logici manifesti nella motivazione, sarà inevitabilmente dichiarato inammissibile. Questo comporta non solo la definitività della condanna, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. La pronuncia serve quindi da monito sull’importanza di una redazione tecnica e rigorosa dell’atto di ricorso, focalizzata unicamente sui profili di legittimità.
Cos’è un ricorso in Cassazione?
È l’ultimo mezzo di impugnazione previsto nel sistema giudiziario italiano, attraverso il quale si può contestare una sentenza non per riesaminare i fatti del caso, ma solo per presunte violazioni di legge o vizi di procedura commessi dai giudici dei gradi precedenti.
Perché un ricorso può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando non rispetta i requisiti formali previsti dalla legge o quando i motivi presentati non rientrano tra quelli consentiti. Ad esempio, è inammissibile un ricorso che chiede alla Corte di Cassazione di effettuare una nuova valutazione delle prove o di ricostruire diversamente i fatti.
Cosa accade dopo che un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
La sentenza impugnata diventa definitiva e irrevocabile. Ciò significa che la decisione (ad esempio, una condanna) non può più essere messa in discussione e deve essere eseguita. Il ricorrente viene inoltre solitamente condannato al pagamento delle spese del procedimento.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 20287 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 20287 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 17/01/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME nato a TARANTO il 09/04/1944
avverso la sentenza del 08/04/2024 della CORTE APPELLO SEZ.DIST. di TARANTO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato che il ricorso proposto da NOME è inammissibile, atteso
che emerge una impugnazione del tutto rivalutativa del merito, posta sul piano quasi di una mera perorazione, senza che si proponga uno specifico vizio ex art.
606 cod. proc. pen. Generica è anche la tesi della eccessività della sanzione come la ulteriore deduzione di carenza e manifesta illogicità della motivazione.
Rilevato che pertanto il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con
condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro 3000 in favore della Cassa delle
Ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 17.1.2025