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Ricorso in Cassazione: i limiti del riesame dei fatti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7504/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso in Cassazione proposto da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di Roma. Il motivo del ricorso verteva sulla sussistenza dell’elemento soggettivo del reato. La Corte ha stabilito che l’appello era privo di specificità e mirava a una rivalutazione delle prove, un’attività riservata esclusivamente ai giudici di merito e non consentita nel giudizio di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Quando l’Appello Supera i Limiti del Giudizio di Legittimità

Il ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo baluardo della giustizia, un meccanismo concepito non per riesaminare i fatti di una causa, ma per garantire l’uniforme e corretta applicazione della legge. Con l’ordinanza n. 7504 del 2024, la Suprema Corte ribadisce con fermezza questo principio, dichiarando inammissibile un ricorso che tentava di forzare i confini del suo giudizio, chiedendo una nuova valutazione delle prove. Questa decisione offre un’importante lezione sui limiti e sulla funzione del giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso: La Contestazione dell’Elemento Soggettivo

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Roma. L’unico motivo di doglianza sollevato dalla difesa riguardava la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato. In sostanza, il ricorrente non contestava un’errata applicazione di una norma di legge, bensì la valutazione che i giudici di merito avevano fatto circa la sua intenzione o coscienza nel commettere il fatto illecito. La difesa, quindi, proponeva una lettura alternativa delle prove già esaminate nei precedenti gradi di giudizio.

La Decisione della Cassazione: I Limiti del Ricorso in Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha stroncato sul nascere le pretese del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. La Corte ha chiarito che il motivo presentato era privo di “concreta specificità” e, soprattutto, mirava a “prefigurare una rivalutazione delle fonti probatorie e/o un’alternativa ricostruzione dei fatti”. Questo tipo di richiesta esula completamente dai poteri della Corte di Cassazione. Il suo compito non è quello di agire come un “terzo grado di merito”, ma di verificare la legittimità della decisione impugnata, ovvero controllare che la legge sia stata interpretata correttamente e che la motivazione sia logica e non contraddittoria.

Le Motivazioni: Il Ruolo della Corte e il Principio di Autosufficienza

Alla base della decisione vi è un principio cardine del nostro ordinamento processuale, splendidamente riassunto in una celebre sentenza delle Sezioni Unite (n. 6402/1997), richiamata anche in questa ordinanza: la valutazione degli elementi di fatto è riservata in via esclusiva al giudice del merito. La Cassazione ha sottolineato che una “rilettura” degli elementi fattuali è preclusa nel giudizio di legittimità.

I giudici hanno osservato che la Corte d’Appello aveva ampiamente e logicamente spiegato le ragioni del proprio convincimento, senza incorrere in vizi motivazionali. Il ricorso, pertanto, non individuava un errore di diritto o un vizio logico manifesto nella sentenza impugnata, ma si limitava a contrapporre la propria valutazione a quella, motivata, dei giudici di secondo grado. Un’operazione del genere è inammissibile. Per questo motivo, il ricorso è stato respinto, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa ordinanza funge da monito per chiunque intenda presentare un ricorso in Cassazione. È fondamentale comprendere che non si può utilizzare questo strumento per tentare di ottenere una terza valutazione sul merito della vicenda. La strategia difensiva deve concentrarsi sull’individuazione di specifici errori di diritto (violazione di legge) o di vizi logici macroscopici e decisivi nella motivazione della sentenza. Proporre una semplice ricostruzione alternativa dei fatti, senza evidenziare un vizio procedurale o di legittimità, equivale a presentare un ricorso destinato a un’inevitabile dichiarazione di inammissibilità, con le relative conseguenze economiche.

Per quale motivo un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile se è privo di concreta specificità e se, invece di contestare errori di diritto, tenta di ottenere una nuova valutazione delle prove o una ricostruzione alternativa dei fatti, compiti che spettano esclusivamente al giudice del merito.

Cosa significa che la Corte di Cassazione non è un “giudice del merito”?
Significa che il suo ruolo non è quello di riesaminare le prove (documenti, testimonianze) per decidere come si sono svolti i fatti. La Corte valuta solo se i giudici dei gradi precedenti hanno applicato correttamente la legge e se la motivazione della loro decisione è logica e priva di vizi.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente in questo caso?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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