Ricorso in Cassazione: Quando la Rivalutazione dei Fatti è Preclusa
Il ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma le sue funzioni sono spesso fraintese. Non si tratta di un terzo processo nel merito, ma di un controllo di legittimità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione penale (n. 22206/2024) ribadisce con chiarezza questo principio, dichiarando inammissibile un ricorso che tentava di ottenere una nuova valutazione delle prove. Analizziamo la decisione per comprendere i limiti invalicabili del giudizio di Cassazione.
I Fatti del Caso
Una donna veniva condannata sia in primo grado che in appello per due reati. Ritenendo ingiusta la condanna, proponeva ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. In sostanza, la difesa contestava il modo in cui i giudici di merito avevano valutato le prove a suo carico, che la collegavano ai reati contestati anche sulla base della precedente occupazione di un immobile.
La ricorrente, attraverso i suoi motivi di ricorso, chiedeva alla Suprema Corte di riesaminare le risultanze processuali per giungere a una conclusione diversa da quella dei giudici dei precedenti gradi di giudizio.
La Decisione della Corte e i Limiti del Ricorso in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un caposaldo del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Questo significa che il suo compito non è quello di stabilire se l’imputato sia colpevole o innocente riesaminando le prove, ma solo di verificare che i giudici precedenti abbiano applicato correttamente le leggi e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio.
I giudici hanno sottolineato che non è consentito alla Corte “sovrapporre la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta nei precedenti gradi”.
Le Motivazioni: la Differenza tra Giudizio di Fatto e di Diritto
Le motivazioni dell’ordinanza sono un vero e proprio compendio sul ruolo della Cassazione. La Corte ha spiegato che i motivi presentati dalla ricorrente, pur essendo formalmente presentati come violazioni di legge, miravano in realtà a una riconsiderazione dei fatti e delle prove. Questo tipo di doglianza è precluso in sede di legittimità.
La Corte ha ribadito che il controllo sulla motivazione di una sentenza non può tradursi in un confronto tra la ricostruzione dei fatti operata dal giudice di merito e altri possibili modelli di ragionamento. Il compito della Cassazione è solo quello di verificare se la motivazione del giudice sia intrinsecamente logica e coerente, non di sostituirla con un’altra ritenuta preferibile. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione esente da vizi logici, spiegando le ragioni della condanna sulla base degli elementi indiziari a carico dell’imputata. Pertanto, ogni ulteriore discussione sul punto era inammissibile.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa
Questa ordinanza conferma un insegnamento fondamentale per ogni difensore e per chiunque affronti un processo penale. La “battaglia” sui fatti e sulle prove si combatte e si conclude nei primi due gradi di giudizio (Tribunale e Corte d’Appello). Il ricorso in Cassazione è uno strumento potente ma specifico, che deve essere utilizzato per denunciare errori di diritto (es. un’errata interpretazione di una norma) o vizi logici macroscopici e manifesti nella motivazione della sentenza. Tentare di utilizzare questo strumento per ottenere una terza valutazione del merito è un’operazione destinata al fallimento, che comporta non solo la conferma della condanna, ma anche un’ulteriore condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove di un processo?
No, la Corte di Cassazione non può sovrapporre la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta nei gradi di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non riesaminare i fatti.
Cosa significa che un ricorso in Cassazione è “inammissibile”?
Significa che il ricorso non possiede i requisiti di legge per essere esaminato nel merito. In questo caso, i motivi proposti non erano consentiti dalla legge perché chiedevano una rivalutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.
Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La persona che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende. La sentenza impugnata diventa definitiva.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 22206 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 22206 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 23/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME, nata a Pescara il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 06/10/2023 della Corte d’appello di L’Aquila
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di COGNOME NOME;
ritenuto che il primo e il secondo motivo di ricorso, con i quali si deduce la violazione di legge e il vizio di motivazione in ordine alla prova posta a fondamento dell’affermazione di penale responsabilità dell’imputata per entrambi i reati contestati, non sono consentiti dalla legge, stante la preclusione per la Corte di cassazione non solo di sovrapporre la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta nei precedenti gradi, ma anche di saggiare la tenuta logica della pronuncia portata alla sua cognizione mediante un raffronto tra l’apparato argomentativo che la sorregge ed eventuali altri modelli di ragionamento mutuati dall’esterno (tra le altre, Sez. U, n. 12 del 31/05/2000, Jakani, Rv. 216260-01);
che il giudice di merito, con motivazione esente da vizi logici, rispondendo alle medesime doglianze in fatto già oggetto di appello, ha esplicitato le ragioni del suo convincimento facendo applicazione di corretti argomenti giuridici ai fini della dichiarazione di responsabilità dell’imputata e della sussistenza dei reati contestati
(si vedano, in particolare, le pagg. 2 e 3 sulla circostanza della precedente occupazione dello stesso immobile da parte dell’imputata e sull’inequivoco quadro indiziario a suo carico);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, in data 23 aprile 2024.