Ricorso in Cassazione: Quando Diventa un Inutile Tentativo di Terzo Grado di Giudizio?
Il Ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo baluardo per chi cerca giustizia nel nostro ordinamento, ma le sue porte non sono aperte a qualsiasi tipo di doglianza. Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha ribadito con fermezza i paletti che delimitano il suo campo d’azione, dichiarando inammissibile un ricorso che tentava di ottenere una nuova valutazione dei fatti, trasformando di fatto il giudizio di legittimità in un terzo grado di merito. Analizziamo questa decisione per capire quali sono i limiti invalicabili per chi si rivolge al ‘Palazzaccio’.
I Fatti del Processo
Il caso nasce dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Firenze. L’imputato, ritenendo ingiusta la decisione dei giudici di secondo grado, ha proposto ricorso alla Corte di Cassazione, contestando la correttezza della motivazione posta a fondamento della sua dichiarazione di responsabilità.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha stroncato sul nascere le aspettative del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. La conseguenza di tale decisione non è solo la conferma definitiva della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di farsi carico delle spese processuali e di versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.
Le Motivazioni: i Limiti Strutturali del Ricorso in Cassazione
Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni con cui i giudici hanno respinto il ricorso. La Corte ha spiegato che l’unico motivo presentato era privo di concreta specificità. In altre parole, l’atto non individuava precisi vizi di legge o palesi errori logici nella sentenza impugnata, ma si limitava a proporre una lettura alternativa delle prove e una diversa ricostruzione dei fatti.
La Cassazione ha colto l’occasione per ribadire un principio cardine del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. Alla Suprema Corte è preclusa la possibilità non solo di sovrapporre la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta nei precedenti gradi, ma anche di testare la tenuta logica della sentenza confrontandola con altri possibili modelli di ragionamento. Il suo compito è unicamente quello di verificare la coerenza strutturale interna della motivazione, sulla base degli stessi parametri valutativi utilizzati dal giudice di merito.
Richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite (sentenza Jakani, 2000), la Corte ha sottolineato che i giudici d’appello avevano, nel caso di specie, ampiamente e logicamente spiegato le ragioni del loro convincimento. Tali argomentazioni, esenti da criticità, non possono essere messe in discussione in sede di legittimità attraverso una semplice riproposizione di tesi difensive già vagliate e respinte.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa
Questa ordinanza è un monito importante per ogni difensore che intenda presentare un Ricorso in Cassazione. Non è sufficiente essere in disaccordo con la conclusione a cui sono giunti i giudici di merito. È indispensabile che il ricorso identifichi in modo specifico e puntuale i vizi della sentenza, che possono essere:
1. Violazioni di legge: quando il giudice ha applicato una norma sbagliata o l’ha interpretata in modo errato.
2. Vizi di motivazione: quando la motivazione è mancante, palesemente illogica o contraddittoria, al punto da non rendere comprensibile il percorso decisionale seguito.
Tentare di ottenere dalla Cassazione una nuova valutazione delle prove è una strategia destinata al fallimento, che comporta unicamente un’ulteriore condanna alle spese per l’imputato. Il ricorso deve essere un’analisi tecnica e giuridica della sentenza, non un’arringa finalizzata a convincere i giudici di una diversa verità fattuale.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era privo di concreta specificità e mirava a ottenere una nuova valutazione delle prove e una ricostruzione alternativa dei fatti, attività che non rientrano nelle competenze della Corte di Cassazione.
Qual è il ruolo della Corte di Cassazione nel giudizio penale?
La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità. Il suo ruolo non è riesaminare i fatti del processo (giudizio di merito), ma verificare che i giudici dei gradi inferiori abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e coerente.
Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 22413 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 22413 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 16/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a CECINA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 19/06/2023 della CORTE APPELLO di FIRENZE
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME;
considerato che l’unico motivo di ricorso, con il quale si contesta la correttezza della motivazione posta a base della dichiarazione di responsabilità, è privo di concreta specificità e tende a prefigurare una rivalutazione delle fonti probatorie e/o un’alternativa ricostruzione dei fatti mediante criteri di valutazione diversi da quelli adottati dal giudice del merito, estranee al sindacato del presente giudizio ed avulse da pertinente individuazione di specifici e decisivi travisamenti di emergenze processuali valorizzate dai giudicanti;
che, in tema di controllo sulla motivazione, alla Corte di cessazione è normativamente preclusa la possibilità non solo di sovrapporre la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta nei precedenti gradi, ma anche di saggiare la tenuta logica della pronuncia portata alla sua cognizione mediante un raffronto tra l’apparato argomentativo che la sorregge ed eventuali altri modelli di ragionamento mutuati dall’esterno, dovendo piuttosto verificare la coerenza strutturale della sentenza alla stregua degli stessi parametri valutativi da cui essa è geneticamente informata, ancorché questi siano ipoteticamente sostituibili da altri (Sez. U, n. 12 del 31/05/2000, Jakani, Rv. 216260);
che, invero, i giudici del merito hanno ampiamente esplicitato, con argomentazioni esenti da criticità giustificative, le ragioni del loro convincimento, non sindacabili in questa sede (si vedano, in particolare, pagg. 4 e 5);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, il 16 aprile 2024.