Ricorso in Cassazione: Analisi della Sentenza n. 14926/2025
La Corte di Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, un baluardo a garanzia della corretta applicazione della legge. Analizziamo oggi una sentenza che ci offre lo spunto per comprendere meglio il funzionamento del ricorso in Cassazione e il suo iter. La pronuncia in esame è la numero 14926 del 2025, emessa dalla Settima Sezione Penale.
Il Percorso Giudiziario del Caso
La vicenda processuale nasce dal ricorso in Cassazione presentato da un individuo avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di una città del sud Italia in data 13 maggio 2024. Questo significa che il caso aveva già attraversato due gradi di giudizio prima di approdare alla Suprema Corte. L’imputato, non accettando la decisione dei giudici d’appello, ha deciso di avvalersi dello strumento del ricorso per far valere le proprie ragioni di fronte ai massimi giudici.
L’udienza per la discussione del ricorso è stata fissata per il 18 febbraio 2025. In questa data, il collegio giudicante, presieduto da un Presidente e con un Consigliere Relatore incaricato di esporre la causa, ha esaminato gli atti e ascoltato la relazione per poi ritirarsi in camera di consiglio e deliberare.
Il Ruolo della Corte di Cassazione
È fondamentale ricordare che la Corte di Cassazione non è un terzo grado di merito. Essa non riesamina i fatti del processo così come sono stati accertati nei gradi precedenti, ma valuta esclusivamente la corretta applicazione delle norme di diritto e di procedura. Il suo compito è quello di verificare se i giudici di merito abbiano commesso errori nell’interpretare o applicare la legge, garantendo così l’uniformità del diritto su tutto il territorio nazionale.
Le Motivazioni della Decisione
Il documento in esame, essendo un estratto del dispositivo, non entra nel dettaglio delle motivazioni che hanno sorretto la decisione della Corte. Tuttavia, le motivazioni costituiscono il cuore di ogni provvedimento giudiziario. È in questa sezione che i giudici spiegano il percorso logico-giuridico che li ha portati a una determinata conclusione, citando le norme di riferimento e la giurisprudenza consolidata. La mancanza di questa parte nel testo a nostra disposizione ci impedisce di conoscere le specifiche ragioni giuridiche che hanno determinato l’esito del ricorso, ma ci ricorda l’importanza fondamentale della motivazione per la trasparenza e la comprensibilità della giustizia.
Le Conclusioni
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14926/2025, ha posto la parola fine sulla vicenda processuale oggetto del ricorso. La decisione presa a Roma il 18 febbraio 2025 è definitiva e non ulteriormente impugnabile. Questo caso, pur nella sua sinteticità documentale, evidenzia il ruolo cruciale della Cassazione come organo di vertice del sistema giudiziario, la cui funzione è garantire la legalità e la coerenza delle decisioni giudiziarie in tutta Italia.
Chi ha presentato il ricorso alla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato proposto da un individuo nato a Modena il 3 agosto 1992.
Quale decisione è stata impugnata?
È stata impugnata la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Salerno in data 13 maggio 2024.
Quando e dove è stata decisa la causa dalla Cassazione?
La causa è stata decisa dalla Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione a Roma, durante l’udienza del 18 febbraio 2025.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 14926 Anno 2025
Penale Sent. Sez. 7 Num. 14926 Anno 2025
Presidente: IMPERIALI NOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 18/02/2025
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a MODENA il 03/08/1992
avverso la sentenza del 13/05/2024 della CORTE APPELLO di SALERNO
dato a viso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
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RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME
preso atto dell’intervenuta remissione di querela, ritualmente formulata, con
conseguente estinzione del reato ascritto all’imputato;
considerato che alla Corte conseguentemente deve procedere all’annullamento
senza rinvio della impugnata sentenza perché il reato è estinto per remissione di querela, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali, come
previsto per legge.
P.Q.M.
Annulla senza rinvio la sentenza impugnata perché il reato è estinto per remissione della querela.
Condanna l’imputato al pagamento delle spese processuali.
Così deciso in Roma, il 18/02/2025
Il Consigliere COGNOME